VITTIME E CARNEFICI

Non ci sono stime chiarissime circa il fenomeno della pedofilia all’interno del clero. In un intervista del 2010 a Mons. Charles Scicluna da parte di Gianni Cardinale

(reperibile negli archivi online del vatican.va) è riportato che dal 2000 al 2010 la  Congregazione per la Dottrina della Fede, Dicastero preposto anche alla valutazione di queste gravi situazioni, ha valutato le  accuse riguardanti circa 3000 casi di delitti compiuti negli ultimi cinquant’anni da sacerdoti diocesani e religiosi. Di questi –  prosegue il Mons. – il 60% riguarda atti di ebofilia (attrazione sessuale per adolescenti dello stesso sesso), il 30% rapporti eterosessuali e il 10% (circa 300) atti di vera e propria pedofi lia, ossia attrazione sessuale per bambini impuberi. Ma qual è stato l’esito di queste accuse? Nel 20% il processo si è svolto nelle diocesi di provenienza, nel 60% vista l’età avanzata dell’accusato, non c’è stato processo ma un provvedimento disciplinare e amministrativo come non celebrare messa, non confessare e vivere in ritiro e preghiera, il restante 20% per metà è stato dimesso dallo stato clericale, l’altra metà ha  chiesto la dispensa dagli obblighi del sacerdozio. Tra questi ultimi – prosegue il Mons.- ci sono dei sacerdoti trovati in  possesso di materiale pedopornografico e per questo condannati  dalle autorità civili (solo nel 2010 è stata introdotta la  pedopornografi a all’interno delle competenze del Dicastero). La massima punizione per un religioso che abusa di un bambino, all’interno delle Normae de Gravioribus Delictis, è la dimissione  dallo stato clericale o in alternativa il ritiro e la preghiera. Cosa succede invece ad un bambino che viene abusato da un sacerdote? Come classifi cazione questa tipologia di  abuso rientra tra gli abusi extra-familiari, ovvero quelli istituzionali in cui rientrano anche quelli compiuti da maestri, medici,  allenatori e tutte quelle persone alle quali il bambino è affidato per ragioni di cura, custodia, educazione e gestione del tempo libero. Tutte le forme di abuso incidono sullo sviluppo fisico, emotivo, psicologico e comportamentale del bambino condizionandone l’assetto di personalità. Nel caso di una figura religiosa non ci sono grandi differenze rispetto alle  conseguenze dell’abuso, almeno sul versante psicologico e comportamentale della vittima Il fatto che l’abusante sia un religioso intacca la fede e la fiducia del ragazzo nella  istituzione Chiesa, può portare ad una crisi religiosa nel caso in cui il minore sia sufficientemente grande da comprenderla,  ma a parte le implicazioni religiose si tratta sempre di un abuso compiuto da un soggetto istituzionale. Non è possibile quindi delineare un quadro generale della “vittima del clero” perché le conseguenze variano in base al rapporto che il minore ha con il sacerdote, al ruolo che il religioso ha nella vita del minore. In  un ottica più generale, le conseguenze dell’abuso sessuale vanno dall’assenza apparente di sintomi sino allo sviluppo di patologie più importanti. I minori abusati presentano di base una mancanza di fiducia nel mondo e negli altri e una tendenza
a percepire il comportamento altrui come ostile e minaccioso. Possono avere delle difficoltà relazionali e condotte aggressive
nei confronti dei coetanei e degli adulti di riferimento. Le conseguenze a breve termine possono comprendere diversi sintomi psicologici come depressione, ansia, paura, disturbi del sonno, disturbi dell’alimentazione, enuresi, problemi scolastici, isolamento sociale, mancanza di fiducia, giochi sessuali inappropriati; e sintomi fisici quali infezioni veneree ed urinarie, infiammazioni ed emorragie riscontrabili in un periodo di tempo più breve. In adolescenza si possono riscontrare comportamenti sessuali promiscui, prostituzione, gravidanze precoci, comportamenti auto-lesivi, svenimenti. A lungo termine possono portare alla comparsa di PTSD, disturbi di personalità borderline, disturbi dissociativi della coscienza, disturbi alimentari, disturbi d’ansia, inibizione sessuale, uso/abuso di alcol e droghe, comportamento depressivo e suicidario.

PrimaPagina, edizione Ottobre 2014 – Dott.ssa Carla Ranalli (psicologa e psicoterapeuta)