FATTA L’ITALIA…

civitella_fortezzaNumerosi sono i motti di spirito che annunciano o completano la frase, ormai proverbiale, attribuita a Massimo Tapare l l i d ‘ A z e g l i o. Con tale espressione, però, che cosa ha voluto veramente significare l’illustre letterato e uomo politico? Se l’Italia era stata fatta, evidentemente, c’erano già gli Italiani e, quindi, non ci sarebbe stato bisogno di fare gli Italiani. Oppure l’Italia è stata fatta da altri: dalla massoneria? da chi aveva interessi politici e/o economici? da potenze straniere? Allora è vero pure che i plebisciti furono solo

un mega broglio. Fatta, quasi, l’Italia politica, bisognava unificare gli italiani. Come si fa a costituire un popolo? per decreto legge? Un popolo o è o non è. Sicuramente d’Azeglio voleva dire che, una volta costituito il nuovo Stato, occorreva maturare una moderna coscienza collettiva nazionale, basata su valori storici, religiosi, culturali e linguistici. Le differenze sociali tra i diversi Stati preunitari erano notevoli. Si richiedeva, infatti, come auspicavano alcuni intellettuali, un’organizzazione politico-amministrativa decentrata. I Piemontesi, invece, hanno voluto imporre una struttura dello Stato basatasull’accentramento del potere, su un’eccessiva burocratizzazione e su di un esoso fiscalismo, causa della ribellione del Sud che opponeva,con il fenomeno del brigantaggio, la propria resistenza (prima guerra civile nello Stato unitario che ha prodotto decine di migliaia di morti). Cosa c’è di vero in tutta l’epopea risorgimentale? Non basta di certo la crociera garibaldina da Quarto a Marsala per spiegare la conquista del Sud. Anzi è proprio tale evento che deve indurre a riflettere. Sembra strano come mille uomini o poco più, male armati e male equipaggiati, abbiano potuto tener testa ad un esercito regolare e ben addestrato, qual era quello borbonico. Garibaldi parte da Quarto la notte tra il 5 e il 6 maggio 1860. Dopo due giorni di navigazione, sbarca a Talamone, ove si rifornisce di carbone per i piroscafi , di armi e di uomini (oltre duemila?). Chi lo approvvigiona? Sicuramente gli Inglesi che temono i Borbone nel Mediterraneo (la flotta borbonica è la più moderna al mondo), scortano Garibaldi con due cannoniere (Argus e Intrepid) e corrompono i vecchi ufficiali borbonici, i quali inspiegabilmente spostano, il giorno prima dello sbarco, il grosso dell’esercito da Marsala a Palermo, lasciando via libera ai Mille. Gli Inglesi avevano forti interessi economici in Sicilia da sottrarre ai Borbone, in particolare le miniere di zolfo. Il regno delle due Sicilie con Ferdinando II era sicuramente il più ricco e industrioso tra gli Stati preunitari. Vantava fabbriche e manufatti d’eccellenza nei più disparati settori: siderurgico, meccanico, navale, chimico, tipografico, alimentare, edile, tessile, conciario, artigianale vario (cotone, lino, canapa, seta, corallo, orafo, ceramiche e maioliche). Tutto questo patrimonio finirà con la costituzione del Regno d’Italia. Inoltre, che fine ha fatto il tesoro dei Borbone? Garibaldi, solo a Catania, ha derubato 462 kg. di oro, da spendere in reclutamento di uomini e armi. Come è stata amministrata la Sicilia? Bronte, come narra Verga, è significativo, come pure la resistenza di Civitella del Tronto che non vuole arrendersi all’invasore, anche perché i Borbone davano la dote ad ogni giovane donna che si maritava e tutta la cittadinanza era esentasse.