un graffio al cuore che avremo per la vita

Passerà mai agli Abruzzesi e all’Italia tutta la sensazione di sorda ed incontenibile rabbia per quella oscena telefonata che seguì il sisma del 2009 nel corso della quale loschi figuri, criminali, gioivano per la tragedia? La risposta è NO, seguita da un altrettanto maiuscolo MAI. E’ una vergogna indelebile, un graffio nel cuore che avremo addosso per la tutta la vita, assieme al pensiero mesto per le 309 Vittime del terremoto.
L’Aquila è, tuttavia, solo uno dei molti “cantieri” dove la corruzione regna incontrastata. Perchè su una cosa stiamo dimostrando una equità democratica senza discriminazioni geografiche di sorta: l’Italia è piena di questa gentaglia: da nord a sud, da est a ovest il malaffare, come un virus fetido, ha attecchito e proliferato in maniera equanime.
Expo2015 e Mose sono le due grandi opere che avrebbero dovuto aiutare l’Italia a ripartire, sia come prestigio internazionale che ripresa economica. Due punte di diamante, due eccellenze che potevano ridare all’Italia, a livello planetario, l’immagine che la nostra genialità e professionalità tecnologica, meritano indiscutibilmente.
Schiere di manigoldi invece, hanno “tarlato” questi due colossi perchè ancora una volta, dannazione, è emerso un sistema di corruzione che dal mondo manageriale arriva fino ai vertici della politica e della magistratura. Uno spot pessimo per il nostro Paese che invece di attrarre, allontanerà giocoforza gli investitori stranieri. Si può dare loro torto? Quale imprenditore, sano di mente, investirebbe nel marciume?
Mani Pulite 1992 non è riuscita neanche a scalfire questo più che collaudato sistema di corruttele. Ma c’è un distinguo rispetto al 92: se allora si rubava per ingrassare questo o quel partito, oggi si corrompe esclusivamente per se stessi e il proprio tornaconto economico, e tanti saluti alla legalità che dovrebbe essere alla base di ogni società civile.
Comunque la si pensi politicamente, sarà difficile parlare di uscita dalla crisi senza, anzitutto, intervenire con un bisturi ben appuntito dentro questo sistema nauseabondo nel quale, da oltre vent’anni, siamo infognati fino al collo.
Alla Magistratura le ardue sentenze. Tommaso Miele, Presidente dell’Associazione Magistrati della Corte dei Conti, ha di recente dichiarato che l’organo da lui diretto è: ” giudice naturale per il risarcimento dei danni provocati dalla corruzione e dai corrotti”. Per ben tre volte, in sole due righe di intervista, viene ripetuto il termine “corruzione/corrotto. Significherà pur qualcosa, o no? E allora si rafforzi, giusto cielo, questo ruolo di controllo, si eliminino senza pietà le mele marce (anche nella Magistratura, senza riguardi di sorta!) con le debite condanne, perchè solo questo risarcirà in parte i cittadini onesti della nostra Italia, presa a schiaffidal malaffare.

PrimaPagina edizione Luglio 2014 – di Mafalda Bruno