“PREPARAZIONE PER I GIOVANI E MENO IMPROVVISAZIONE”

Noi-la-crisi-non-la-paghiamo_Mettimi tra i giovani, eh!”. Così saluta simpaticamente Giancarlo Da Rui quando gli viene spiegato che nel numero di “PrimaPagina” che lo vedrà tra i protagonisti, ci sarà un confronto tra imprenditori nuovi e di esperienza. Una vita nel commercio con una mini-catena di sei negozi, tra cui anche una rete di franchising, tutti nel centro storico di Teramo. E’ attualmente presidente della

Confesercenti comunale, nonché vicepresidente vicario di quella provinciale. “Ma non ci tengo, lasciamo perdere i titoli”, dice. Poi, quando parla della crisi, i toni si fanno decisamente più cupi: “E’ un momento diffi cile, è dal 2007 che le cose vanno male. Anche se gli scontrini fatti nel 2011 possono essere identici a quelli di cinque anni fa nel numero, non lo sono nella sostanza; pure se si vende la stessa quantità di merce- cosa già rara- rispetto al periodo pre-crollo, occorre diminuire parecchio i prezzi. Checché ne dicano certi studi di settore fatti veramente male, poi è diffi cile ‘starci dentro’ con tutte le spese. Io ho dodici dipendenti, tutti assunti regolarmente, che solo con la tassazione che c’è mi costano al lordo il doppio di quello che entra in busta paga. In periodi simili occorrerebbe incentivare anche chi mantiene il lavoro, non solo chi assume…ma tanto chi assume in questo momento?” Per segnalare quanto la lotta si sia fatta scivolosa e profonda, “il padrone di questo locale commerciale –sito proprio a ridosso del Duomo, nd’a- mi ha abbassato l’affi tto, cosa che sarebbe stata impensabile solo pochissimo tempo fa”, afferma quasi con una punta d’incredulità. “Comunque -prosegue- ho letto che le crisi più di quattro-cinque anni non durano, altrimenti scoppia una rivoluzione…speriamo di ripartire nel 2014, perché le stime per quest’anno ed il prossimo sono nefaste. Nel 2011 ho perso il 25% del fattura, se si considera che è successo anche nel 2010…”. Tuttavia, Da Rui fa notare come in Abruzzo i cosiddetti costi fi ssi siano sensibilmente inferiori a quelli del nord Italia: “Almeno…”. Due figlie, una laureanda in giurisprudenza, la seconda entrata anche lei nel rutilante mondo dell’imprenditoria commerciale “e meno male…- dice orgoglioso- che la carne della mia carne segue le orme paterne”. Consiglierebbe ad un giovane l’ingresso nel commercio? “Sì, ma oggi c’è una grossa mancanza di preparazione. Pochi corsi seri di formazione, una certa faciloneria nell’aprire con i soldi della famiglia ed altrettanta frettolosità nel chiudere dopo aver ‘sciupato’ la buonuscita del padre che ha lavorato una vita! Occorrerebbe quanto meno una precedente esperienza come commesso o collaboratore. Inoltre, inviterei tutti ad aprire nei centri storici”. E’ facile obiettare che oggi raggiungere il centro è una vera impresa: traffi co, parcheggi che non si trovano: “E’ una mancanza di cultura, perché sicuramente c’è un costo nel parcheggio, ma non vedo perché parcheggiare a Villa Borghese e andare a piedi a Piazza di Spagna sia normale, mentre invece qui non lo è”. Per quanto concerne le liberalizzazioni dei saldi e degli orari? “Siamo –come Confesercenti- totalmente contrari: non è così che riparte l’economia del paese; si pone poi un problema di sicurezza notturna. Se è aperto anche il bar e qualcuno si ubriaca alle tre di notte? Pensassero invece a ridurre i costi della politica ed i tempi decisionali. Le sfi de dell’economia del terzo millennio richiedono decisioni rapide, altro che i tempi biblici che hanno loro. Alla fi ne chi ci rimette sempre è il ceto medio”. Per quanto riguarda la concorrenza cinese, si aprirebbe un grosso capitolo a parte che però è condensabile in una sola frase: ” Tra un po’ cominciano a comprare pure a noi! Sono silenziosi, non ce ne accorgiamo quasi, ma ci hanno invaso. Come le formiche che assaltano in gruppo animali più grandi di loro, alla fine l’unione fa la forza”. La stessa coesione che l’Italia ha storicamente dimostrato di non avere.