Troppi convegni e poca didattica

Le iniziative e le leggi degli ultimi governi portano le scuole a comportarsi sempre più come aziende.
Tendono più a pubblicizzare il loro prodotto che creare un prodotto di qualità: un perito industriale ben
preparato, un liceale pronto per af rontare l’università. Si preferisce più organizzare un convegno che dedicare tempo alla didattica.
Il convegno fa parlare più della scuola e attira iscritti. La colpa della qualità della scuola è sempre degli insegnanti che devono essere valutati e controllati. Di fatto il tempo dedicato alla didattica diminuisce anno dopo anno. Incontri, convegni, manifestazioni progetti sono sempre più presenti in orario scolastico. La corsa alla tecnologia non sempre è funzionale all’ apprendimento.

Nessuno sforzo viene fatto per la scolarizzazione dei ragazzi e dei GENITORI. Il focus è spesso sul voto, non sui contenuti, non sui programmi. La scuola viene spesso intesa come “babysitteraggio”. Gli alunni devono stare tranquilli, poter usare il telefonino per chiamare mammà anche durante l’ ora di lezione.
E soprattutto devono essere tutti promossi!!!!!!
Si tagliano le ore di lezione, si creano le classi pollaio, ma nessuna lotta agli sprechi. Si creano macchine burocratiche costosissime per il controllo e valutazione delle scuole con tecniche anglosassoni fuori dai nostri modelli culturali, storici che hanno fatto scuola nel mondo. C’è bisogno di scuola con la S maiuscola. Istituti adeguati con classi confortevoli e ore di lezione dove si sta in classe per apprendere e confrontarsi. Laboratori ef iienti e funzionali dove mettere in pratica la teoria. Basta con ore e ore di sonnolenti sterili e inutili convegni durante l’
orario scolastico. In Italia ogni scuola ha ragione di esistere se raggiunge un prefi ssato numero di studenti altrimenti viene accorpata ad una altra. Per sopravvivere quindi le scuole ricorrono allo stratagemma di chiedere più indirizzi di insegnamento.

Troviamo quindi uno stesso istituto che è contemporaneamente liceo scientifi co, liceo classico, tecnico industriale e professionale alberghiero.
Nella provincia di Teramo ci ritroviamo, per esempio, ad avere 3 istituti alberghieri, 6 licei scientifi ci, alcuni a pochi chilometri di distanza.
Una proposta seria può essere quella di stabilire un numero congruo di indirizzi di insegnamento rispetto ai bacini geografi ci di utenza. Il reclutamento degli insegnanti oggi prevede un tirocinio formativo attivo, i famosi TFA. Superati il quale si è abilitati e si può… partecipare al concorso. Tutto sembra fi lare liscio… e invece no! I TFA sono organizzati dalle Università, chiunque abbia una laurea adatta può iscriversi alla selezione per essere ammessi al corso… pagando una prima tassa di circa 200 euro. Chi è ammesso frequenta il corso e paga tra i 2000
e 3000 euro. Conseguita dopo un anno l’ abilitazione non puoi insegnare ma solamente partecipare al …concorso. In Italia , di fatto si paga 3000 per partecipare ad un concorso pubblico.
Sono insegnante di Matematica da diversi anni e ultimamente ho frequentato un TFA speciale denominato PAS. Secondo me il TFA non insegna quasi nulla soprattutto a chi andrà ad insegnare nella scuola superiore di secondo
grado. Non c’è un tirocinio in classe, solo teoria spesso basata su esperienze didattiche nelle scuole elementari. La cosa ancor più grave è che spesso le Università organizzano TFA sumaterie dove ci sono professori sovrannumerari. Professori già di ruolo ma che sono in sovrannumero rispetto al bisogno delle scuole.

I TFA non sono organizzati secondo previsioni di bisogno di insegnanti.
Capita quindi che per molti abilitati non si farà nemmeno il concorso. Una proposta seria può essere quella di abolire i TFA. Permettere con la laurea di partecipare al concorso pubblico e poi chi lo supera deve fare un anno di tirocinio af incando un professore esperto, prima di avere la gestione di una classe.

PrimaPagina, edizione MARZO 2015 – di Flavio Bartolini