THE TANCREDI’S SAGA

SAGA

Come in una soap-opera de noantri, la saga della famiglia Tancredi continua

a pervadere la vita dell’indolente e apatica teramanità fornendo argomenti di conversazione ai pensionati a passeggio tra i cantieri a singhiozzo del Corso o nei circoli familiari.

È  di ieri la notizia che per il crac Curti-Di Pietro,  il pm nel processo bis, Irene Scordamaglia  ha chiesto 3 anni di pena per il commercialista Carmine Tancredi  già consulente dei due imprenditori, in quanto imputato per concorso in bancarotta ( le altre richieste sono: 3 anni e 6 mesi per Guido Curti,  2 anni per Luciano Seghetti, 4 anni e 6 mesi per Antonio Zacchei ,3 anni per Loredana Cacciatore,  4 anni per Marco Paolo D’Anastasio, 4 anni per Maurizio Di Pietro. Gli imprenditori  Guido Curti e Maurizio Di Pietro erano già stati condannati in primo grado a 6 anni per bancarotta fraudolenta). Adesso aspettiamo le arringhe difensive e (l’eventuale) colpo di scena finale.

Ma le preoccupazioni non mancano neanche al  cugino Paolo , nella governance della Banca di Teramo,  che secondo uno studio di Mediobanca (pubblicato su il Sole24ore del 14 gennaio scorso) “poggia su gambe fragili”,  con un tasso di crediti deteriorati del 37,9%. Tra le peggiori fra le BCC esaminate. Lo studio avverte che “Quando un quinto dell’intero portafoglio crediti, come nel caso delle 33 BCC esaminate , è a rischio di non rientro, allora quei crediti malati andranno svalutati comportando un pesante fardello di perdite per più di un anno d’esercizio”.  

Va ricordato che nell’estate del 2014 l’intero Collegio dei revisori dei conti della Banca di Teramo, presentò le dimissioni palesando un innegabile disagio. La saga familiare vede come consigliere di amministrazione  della banca ancora  Carmine Tancredi, oltre che Alberta Ortolani (parente della coniuge dell’Onorevole Paolo). E poi sempre Carmine come Presidente del Comitato esecutivo della banca. 

A sostituire i dimissionari del Collegio dei Revisori, nel 2014 arrivano l’ex presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi (di cui Carmine è socio di studio) in qualità di presidente, Elio Di Domenico e Alfonso “Dodo” Di Sabatino politico di area, naturalmente, tancrediana.

 Insomma una vera e propria telenovela familiare, se non fosse che la Banca D’Italia, di fronte a questi dati, manda a dire che bisogna valutare “un  percorso di aggregazione”, che tradotto significa  <c’è bisogno di qualche finanziatore esterno disposto a rafforzare “le gambe fragili” con una trasfusione di liquidi>.

Certo che,  tra gli esiti del processo e il futuro della  banca,  che quest’anno compie 20 anni,  agli spettatori teramani non mancheranno spunti di conversazione o ipotesi sugli sviluppi di questa avvincente trama. Un altro pezzo di Teramo che cambia proprietario?   

Lo scopriremo nelle prossime puntate della Tancredi’s Saga.