TERREMOTO: MONTORIO AL V.NO: CRONISTORIA DEL NULLA

“Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini”

( Quello che non fecero i Barbari, fecero i Barberini ):

con questa locuzione Latina, a Roma, si è soliti indicare quelle amministrazioni che riescono a produrre più danni di un evento inevitabile come l’invasione dei barbari o un terremoto.

Prendiamo, quale punto di partenza, il 6 aprile 2009 e, poi, poniamo, quale punto di arrivo il 30 ottobre 2016.

All’indomani del sisma Aquilano del 2009, il Partito Democratico di Montorio al Vomano incentra la propria campagna elettorale locale sulla ricostruzione,  al grido di “ricostruzione subito”.

Il grido di battaglia sortisce l’effetto desiderato e la lista del Partito Democratico conquista, per l’ennesima volta, il Comune di Montorio al Vomano.

2009 – 2011: inerzia diffusa e protratta, gli sfollati vengono sistemati nei MAP ( dove alloggiano ancora oggi ), viene “rifatto” l’intonaco di qualche edificio classificato A, viene operato qualche intervento su aggregati fuori perimetro “Centro Storico” e comincia un lungo e sofferto rapporto tra amministrazione e Piano di Ricostruzione, atto di programmazione necessario al fine di iniziare ad intervenire nell’ambito dei centri storici.

Giugno 2011: qualcuno, dai banchi dell’opposizione consiliare, giustamente chiede: ma perchè Montorio al Vomano non fa nulla per redigere il Piano di Ricostruzione del Centro Storico?

Il sindaco risponde scaricando le colpe sugli uffici sovraordinati, l’Architetto Fontana lo sbugiarda puntualizzando che “ad oggi, il Comune di Montorio al Vomano, non ha inviato alcuna documentazione a questi uffici”. Sono passati due anni dal sisma del 2009.

2013: Nel corso di un consiglio comunale,ancora una volta, qualcuno ha l’ardire di chiedere all’assessore con delega alla protezione civile e alla ricostruzione “perchè non viene adottato il Piano di Ricostruzione per il Centro Storico?” E l’assessore, innocentemente, risponde: “ma non è colpa nostra…..deve essere rinominato il dirigente “vattelapesca” dell’USRC altrimenti tutte le pratiche sono bloccate”. Il blocco delle pratiche per mancata nomina del dirigente dell’USRC  dura alcuni mesi, tempo irrisorio rispetto ai cinque anni passati dal sisma del 2009.

febbraio 2014: incredibilmente, a ridosso delle successive elezioni comunali, viene “inaugurato” Palazzo Patrizi: il primo edificio pubblico post – sisma oggetto di intervento. Qualcuno da un balcone prospiciente domanda alle istituzioni vestite a festa “sisma 2009: quanto ancora dovremo aspettare?”. Sono passati cinque anni dal sisma del 2009 e in ambito di ricostruzione privata ancora non è stata mossa una pietra a Montorio centro.

Maggio 2014: a Montorio al Vomano si vota…..il Partito Democratico propone, giustamente, quale candidato sindaco lo stesso assessore alla ricostruzione che, in cinque anni, non ha fatto praticamente nulla per salvaguardare i nostri edifici.

Il grido di battaglia viene riproposto: “ricostruzione subito”…..sono passati cinque anni, ma il “subito” non passa di moda…..il candidato sindaco in questione viene sconfitto e si va avanti.

L’amministrazione successiva, ad onor del vero, a questo punto, si trova nella situazione di dover ricominciare praticamente da zero.

5 aprile 2016: Dato oggettivo dell’USRC – Ufficio Speciale Ricostruzione Cratere: dei 56 comuni del cratere, 47 hanno presentato il Piano di Ricostruzione per i Centri Storici e i piani stessi sono pervenuti ad intesa o nulla osta, 7 comuni hanno adottato il Piano di Ricostruzione, 1 comune, Montorio al Vomano, è prossimo all’adozione del PDR ( ad oggi, ancora non adottato ).

Nel frattempo arrivano i terremoti di Amatrice e di Norcia e gli edifici di questo paese, come le scuole, ancora intonsi  dal 2009 accusano il colpo ed oggi, Montorio al Vomano è un paese dissestato nelle sue articolazioni sociali ed economiche: una buona fetta della popolazione sfollata e deportata sulla costa, esercizi commerciali chiusi per inagibilità, tessuto economico frantumato.

E’ tempo, passato il clima di “buonismo” generalizzato da “volemose bene” che qualcuno  assuma la responsabilità politica di questa situazione, di concerto con il governo centrale che avrebbe dovuto sollecitare gli interventi.

Qui, ormai, non si tratta più di stronzate estemporanee quali l’autodromo o la porta del parco: si discute di “vita o morte” di un territorio e, dinanzi ad una questione di vita o morte, tacere sarebbe un delitto.

Riccardo Panzone