… e ai Sindacati

sindacati In un recente incontro dei rappresentanti delle segreterie regionali di diversi sindacati, tra cui Fiba Cisl, Fisac Cgil, Ugl e Uilca si è analizzato un fenomeno che ha sconvolto il territorio: il commissariamento di Banca Tercas. “Il provvedimento adottato dalla Banca d’Italia è avvenuto per ‘inadeguatezza degli assetti di governance e dei controlli interni nonché gravi irregolarità operative’ (art. 70 comma 1 lett. a del T.U.B.) e rappresenta un momento di shock per il territorio abruzzese, già colpito da altre difficoltà anche in ambito bancario”. I portavoce dei sindacati, con particolare riferimento al segretario regionale Fisac Cgil, Francesco Trivelli, precisano che mai si è parlato di esuberi dei dipendenti Tercas. Ribadiscono, anzi, che a parlare di ricollocamento era stato il direttore generale Tercas, dott. Pilla, in un momento precedente al commissariamento. “Comunque in ogni caso si tratta di strumenti del tutto legittimi e usati di prassi dalle banche. Si parlava di ricollocamento e non di licenziamenti o esuberi”, spiega Trivelli. I sindacati ribadiscono che “la presenza del commissario è dovuta a gravi irregolarità amministrative e ad una inadeguatezza dei controlli interni. Non risultano, ad oggi, informazioni o notizie che possano mettere in discussione il patrimonio e quindi la solidità della banca, né tantomeno il futuro dei circa 1200 dipendenti”. Gli stessi sindacati consapevoli del grave momento economico attraversato anche dal nostro territorio auspicano che banca Tercas rimanga una opportunità di crescita, erogando servizi bancari e credito sia alle famiglie che alle imprese. La contrazione dei consumi, delle possibilità di spendere sia per le famiglie che per le imprese abruzzesi, “soffocate da un credit crunch* di impatto particolare sul nostro territorio” deve far tornare le banche a svolgere il loro mestiere. “Siamo certi che la stessa Banca d’Italia, sotto la cui supervisione operano il commissario ed i suoi collaboratori, adotterà tutte le misure necessarie per la regolarizzazione dell’attività aziendale, la piena tutela dei depositanti, di tutti i clienti come anche delle garanzie occupazionali. E’ proprio questo che, come organizzazioni sindacali, spinti da una forte coesione, auspichiamo e crediamo si possa e debba realizzare a tutela dei lavoratori, delle famiglie e delle imprese abruzzesi – da quelle di piccole dimensioni alle realtà più strutturate – per uscire da una crisi complessiva che nella nostra regione stringe il territorio in una morsa ancor più preoccupante rispetto alla media nazionale”. “Siamo determinati – concludono le rappresentanze sindacali – a non restare immobili ad osservare i possibili eventi qualora non fossero di segno positivo, ma ci faremo carico di valutare possibili proposte costruttive facendo leva sulle opportunità di ogni genere a disposizione dei lavoratori e del territorio abruzzese”.

*Credit crunch

Vuol dire ‘stretta creditizia’. Può emergere dagli spontanei andamenti dell’economia o essere provocata dalle autorità monetarie. Si ha il primo caso quando le banche sono preoccupate della solvibilità di coloro a cui prestano i soldi e quindi tirano i remi in barca, concedendo prestiti a condizioni più rigide: aumentando i tassi o chiedendo più garanzie. Avviene la stretta pilotata dalle banche centrali quando sono queste che inducono le banche a fare meno prestiti, e questo pesante invito può assumere varie forme: alzando i tassi di interesse, o aumentando la riserva obbligatoria (la percentuale dei depositi che non è disponibile per i prestiti, ma che deve essere mantenuta presso la banca centrale, o attraverso strumenti ormai dimenticati come il ‘massimale’ sui crediti (la percentuale massimo di cui una banca può aumentare i crediti rispetto all’anno prima). Nel 2007- 2008 si è parlato molto di credit crunch, ma si trattava di una stretta del primo tipo: le banche stesse hanno irrigidito gli standard di prestito perché erano preoccupate del loro capitale, che veniva eroso dalle minusvalenze dovute alla crisi dei mutui. ( Fonte: Il Sole24Ore)