L’uomo che in provincia ha assunto se stesso.

-assunzioni-STORIA ITALIANA. ANZI, TERAMANA

“Una notizia un po’ originale/ non ha bisogno di alcun giornale/ come una freccia dall’alto scocca/ vola veloce di bocca in bocca” Così cantava l’indimenticato Fabrizio De Andrè nella canzone più celebre del suo repertorio: Bocca di Rosa. Anche a Teramo notizie originali non mancano di certo. Radio, TV, giornali, addirittura il TG1 hanno dato ampio risalto al pittoresco caso di Venanzio Cretarola, deus ex machina di “Teramo lavoro”, (ennesima) società pubblica in house dell’amministrazione provinciale.

Detto signore, come ormai si sa, cambia il suo nominativo in “Cretola” e si autoassume con uno stipendio che –a detta dei bene informati- oscilla dai 4000 ai 5000 euro. A carico della collettività. Il presidente Catarra non è riuscito a ridimensionare, dicendo che si tratta di “meno di cinquemila”. Grazie, siamo tutti più sereni. L’incredibile pasticciaccio brutto di Via Milli è venuto fuori ben 14 mesi dopo l’autoassunzione perché il sig. Venanzio Cretarola ed il sig. Venanzio Cretola -co.co.pro. assunto daTeramo lavoro come “addetto ai servizi di segreteria”- sono nati entrambi il 25 maggio 1955 a Castiglione Messer Raimondo e risiedono entrambi a Roma allo stesso indirizzo. L’assunzione è avvenuta il 5 settembre 2010, ma la comunicazione al Centro per l’impiego di Teramo è stata inviata il 9 novembre 2011. Ovviamente, con largo seguito di una lunga teoria di conferenze stampa ed esposti del centrosinistra, di comitati spontanei e di associazioni. La Procura ha aperto l’immancabile inchiesta. Il sig. Venanzio Cretarola difende se stesso così: “Vengo accusato perché faccio risparmiare la Provincia; ho svolto le funzioni di amministratore di Teramo lavoro senza percepire alcun compenso –qui casca l’asino: che si sia autoassunto proprio per… compensare?- il contratto è regolarissimo ed approvato dalla Provincia. Ho percepito solo da poco il primo stipendio, a un anno e mezzo dall’avvio delle mie attività con una presenza pressoché quotidiana a Teramo, poiché ho pensato innanzitutto a garantire gli stipendi a dipendenti e collaboratori della società”. Se tutto è in regola, perché cambiare cognome?Di certo, cose come queste non aiutano chi, come il dott. Giuseppe Castiglione, presidente dell’UPI, afferma che la sparizione delle province comporterà un aggravio dei costi ed una diminuzione di servizi resi al cittadino. L’on. Roberto Maroni ha detto che le Province “fanno le strade”. In realtà sono pochi i progetti che riescono a portare a compimento, basti vedere le due arterie viarie nostrane a carico dell’ente in discussione: la Val Vomano-Val Fino, interrotta a Capsano e mai più ripresa e la S.Nicolò-Garrufo, quest’ultima incompleta ed anche mal fatta, ma una miniera d’oro per gli appostamenti con l’autovelox. Attualmente si stanno svolgendo i lavori di proseguimento all’altezza di S.Onofrio per la bellezza di KM 1,6: saranno pronti, forse, tra due anni. Questo è l’unico Paese tra quelli cosiddetti civili che ha quattro gradi di governo. Addio province, senza rancore e senza nostalgia.