MONTORIO: La parola agli esperti

rischio_idrogeologicoLa cronaca di questi giorni mostraun'Italia funestata da frane,alluvioni, danni ingenti e vittime.Questi fenomeni eccezionali esempre più frequenti provocatidai cambiamenti climatici e dallanegligenza umana, nel corso degli anninon hanno risparmiato nessuna regioneitaliana, neanche il territorio di Montorioal Vomano già colpito dal sisma del 6 aprilee per questo inserito tra i Comuni del cd."cratere".Basta tornare al 21 luglio 2004 quando un abbondante nubifragio creò panico e disastro in un quartiere del paese.

La collina che domina via Leopardi e via delle Formaci fu erosa dalla pioggia incessante, scaraventando sul centro abitato una quantità enorme di fango e sterpaglie che occlusero le condotte di smaltimento delle acque piovane. Case e scantinati allagati, auto parcheggiate"ammucchiate" l'una sopra l'altra come inun autoscontro. La scena di via dei Muliniera apocalittica. Anche nell'aprile del 2009ci fu l'esondazione del fiume Vomano pochi giorni dopo il terremoto, a causa di pioggia copiosa e di una grandinata eccezionale. Alcune aziende e case non furono risparmiate dagli allagamenti; il Parco fluviale interamente devastato e un guasto alla centralina del gas lasciò la popolazione già provata senza acqua calda e riscaldamento per alcuni giorni.Questi accadimenti hanno messo la popolazione in uno stato di paura che viene rinnovato ogni volta che la cronacaci ricorda il problema.Il dissesto idrogeologico – dicono i geologi Madior Camerati e Mauro Manetta - è una realtà preoccupante alla quale rivolgere attenzione. Incriminare il clima o la negligenza umana non aiuta a trovare una soluzione. Gli eventi catastrofici,infatti, ci sono sempre stati e si ripetono ciclicamente; purtroppo solo a fatto avvenuto si pensa a cosa si poteva fare e cosa si poteva evitare. E' importante, innanzitutto, agire a lungo termine e pensare a cosa potrebbe accadere in futuro, e farsi guidare dal buon senso non dimenticando il passato che può insegnarci e suggerire risposte". In relazione al nostro territorio gli esperti precisano che non si può parlare di costruzioni selvagge ed espansione incontrollata, perché saremmo di fronte a un fenomeno di antropizzazione casuale. Piuttosto è giusto parlare di "occupazione del territorio in maniera arrogante. E' opportuno trovare il giusto rapporto tra la natura e l'opera dell'uomo sulla base di una giusta lettura dei fenomeni naturali. Bisogna imparare a conoscere la natura e rispettarla ed estirpare la voglia di costruire a tutti i costi". Anche per il responsabile dell'ufficio urbanistico del Comune di Montorio al Vomano, il geom. Ennio Cingoli, il dissesto idrogeologico è un problema preoccupante che riguarda l'intera penisola. Di fronte a questi fenomeni naturali così catastrofici quello che l'amministrazione comunale può fare è predisporre piani urbanistici che tengano conto delle zone a rischio. E' di giovane nascita il P.A.I., il Piano nazionale di Assetto Idrogeologico, di salvaguardia e difesa del territorio che detta norme e fornisce cartografie che individuano le zone ad alta pericolosità. Nell'emanazione del PRG i Comuni devono attenersi strettamente alle direttive del suddetto Piano che è uno strumento sovraordinato rispetto al piano regolatore. Il rischio individuato dal P.A.I. è diverso da quello sismico e questo ha finalmente chiarito alle amministrazioni locali quali zone meritano particolare attenzione. Per le costruzioni che sono state edificate in zone ad elevato rischio prima dell'entrata in vigore del P.A.I., non vengono consentiti nuovi interventi o altre opere. Ciò che il geom.Cingoli vuole chiarire è che il fenomeno delle costruzioni abusive, in alcune realtà nazionali, esiste; l'avvento dal 1985 in poi dei condoni edilizi, però, ha permesso la regolarizzazione di dette costruzioni e se c'erano attività in corso per demolirle o metterle in sicurezza a livello comunale, le sopravvenute leggi statali li hanno vanificati. Senza dubbio ciò che è necessario fare è salvaguardare la natura e non abbandonarla al proprio destino attraversola manutenzione di fiumi e strade, di canali di scolo, la corretta regimentazione delle acque piovane e di pulizia dell'ambiente circostante.