“VOGLIO FARE L’ASTRONAUTA…”

astronauta_4931Da grande voglio fare l’astronauta!”. È capitato a molti genitori di sentire queste parole, ma quanto credere in questo ambizioso progetto (perché infondo è diffi cile, ma non impossibile fare l’astronauta se si hanno le attitudini e la voglia di studiare giuste!) e quanto no? È certo complicato e di grande responsabilità capire quali possono essere le attitudini del proprio fi glio e indirizzarlo per il meglio

verso una determinata carriera professionale. Come già si dimostra diffi cile dare un consiglio o un supporto nella delicata scelta del corso di studi superiore che dovrebbe rappresentare il primo passo proprio in quella direzione. Nel nostro sistema scolastico il primo “salto” importante si compie intorno ai 14 anni con la scelta della scuola secondaria di secondo grado che contiene già in sé attraverso le varie tipologie di scuole, l’incipit del proprio futuro professionale: area tecnica o professionale, umanistica o scientifica, artistica o altro ancora. Le questioni da prendere in considerazione per fare una scelta oculata della scuola superiore sia da parte dei genitori che da parte dei ragazzi sono comunque tante, cerchiamo di vederne alcune. La scelta della scuola superiore è innanzi tutto, nella gran parte dei casi, la prima volta in cui è chiesto al ragazzo di prendere una decisione importante, per così dire adulta: a questo punto il giovane deve essere in grado di ponderare chi è, cosa vuole, cosa offre e richiede il mondo del lavoro e quindi scegliere. Un compito piuttosto difficile. Può capitare allora che l’adolescente tema di uscire dalla sua infanzia, dalla stabilità e dall’equilibrio garantite dalla dipendenza dai genitori e può tendere a voler riproporre lo stesso meccanismo dell’infanzia. Ecco allora che può delegare al genitore la scelta della scuola superiore o optare per scelte superfi ciali come “vado nella scuola dove vanno i miei amici” o “vado in quella scuola perché è la più facile” dimostrando in questo modo, sia di non riuscire a guardare sé e dentro di sè e sia di riproporre una scelta che ha del rassicurante. Il momento della scelta, inoltre, coincide con un’epoca della vita che ha insiti aspetti di criticità: l’ingresso nella pubertà con le trasformazioni somatiche e psicologiche che comporta è un elemento che destabilizza e a volte inconsapevolmente spaventa così l’insicurezza e l’indeterminatezza diventano di casa. Un primo elemento importante è quindi il tener presente che per il ragazzo può essere diffi cile prendere una decisione ben ponderata in questa fase di vita. L’assistenza dei genitori può essere importante in questi casi, ma non deve avvenire senza tenere presente alcuni elementi. Mamma e papà vogliono sicuramente il meglio per il loro fi glio, ma bisogna vedere in cosa consiste questo meglio: la posizione migliore, il futuro più sicuro, laprosecuzione della carriera genitoriale o quello che fa stare meglio il proprio figlio? Purtroppo a volte un genitorepuò avere in buona fede delle diffi coltà nell’indirizzare nel modo giusto: desideri personali, aspettative mancate, paure per il futuro, possono spingere a fare una scelta piuttosto che un’altra. Così non è detto che il figlio dell’avvocato avrà la vocazione per l’avvocatura, anche se questa strada potrebbe sembrare a un genitore, giustamente preoccupato per il futuro (in quanto più consapevole di un ragazzo di 14 anni della realtà del mondo un tempo considerati più prestigiosi, un istituto tecnico o professionale ben fatto, può offrire molte più interessanti opportunità rispetto ad un liceo. Il nostro paese è pieno di piccole e medie imprese sempre alla ricerca di manodopera specializzata, e in alcune zone la domanda di lavoro per queste fi gure professionali è molto alta, e di conseguenza gli stipendi. Bisogna allora riconoscere valorizzare le diverse forme di intelligenza e le personali attitudini e attribuire pari dignità a tutti gli indirizzi di studio ed a tutte le occupazioni, senza indulgere in quelle semplificazioni vagamente snob che continuano ancora ad essere diffuse perfino nei giudizi di presentazione di alcune scuole medie: i bravi ai licei, i meno bravi ai tecnici, e tutti gli altri ai professionali, a prescindere dagli effettivi talenti ed inclinazioni dei ragazzi. Prima Pagina si è rivolta ai presidi di due istituti d’istruzione superiore teramani, l’IIS “Alessandrini-Marino” e il Liceo Classico “Melchiorre Delfi co”.La dirigente scolastica Stefania Nardini, che da due anni guida l’IIS, di cui fanno parte IPSIA, ITIS ed il nuovo Istituto Tecnico Superiore Agroalimentare post-diploma, sottolinea l’importanza degli istituti professionali, che investono concretamente nel capitale umano e nella formazione dei giovani, ascoltando le richieste del mondo del lavoro; ci ribadisce che le famiglie continuano a preferire i licei, ma tiene a sottolineare che con le scuole tecniche i ragazzi sono preparati ad affrontare un percorso lavorativo, senza per questo compromettere una futura opzione universitaria. Loredana Di Giampaolo, dirigente scolastico del Liceo Ginnasio Melchiorre Delfico, che in passato ha diretto anche istituti tecnici, ci dice che oggi non c’è più la differenziazione tra homo faber e homo sapiens, nelle scuole superiori il biennio è uguale per tutti, nei licei c’è l’applicazione del sapere a lungo termine, mentre negli istituti tecnici e professionali è il fare lo strumento principale di acquisizione del sapere. La formazione, in qualsiasi indirizzo di studio, si basa innanzitutto su un fondamentale insegnamento, indispensabile per affrontare ogni difficoltà del futuro mondo del lavoro: “imparare ad imparare”. Il rispetto e lo sviluppo delle reali attitudini e passioni individuali costituiscono la migliore spinta per assicurare un sereno e profi cuo percorso di studi e, in un secondo momento, per dedicare la propria vita ad un’occupazione dalla quale trarre reali soddisfazioni. Un primo elemento importante è quindi il tener presente che per il ragazzo può essere difficile prendere una decisione ben ponderata in questa fase di vita. L’assistenza dei genitori può essere importante in questi casi, ma non deve avvenire senza tenere presente alcuni elementi. Mamma e papà vogliono sicuramente il meglio per il loro fi glio, ma bisogna vedere in cosa consiste questo meglio: la posizione migliore, il futuro più sicuro, la prosecuzione della carriera genitoriale o quello che fa stare meglio il proprio figlio? Purtroppo però un ragazzo indirizzato lungo un percorso che non gli appartiene rischia di incontrare innumerevoli difficoltà e insuccessi negli studi e rischierà anche di interromperli con possibili danni anche sulla sua autostima. Può essere importante allora tenere a mente alcuni criteri nel supportare il proprio figlio nella scelta: 1- ascoltare attentamente il ragazzo ponendosi in atteggiamento aperto cercando di sospendere le preoccupazioni e i desideri personali, 2- osservare con attenzione e cercare di rifl ettere su quali sono le vere attitudini e passioni del proprio fi glio, cosa veramente lo entusiasma e lo rende felice (anche uno sport o un hobby possono essere una fonte di ispirazione) e cercare di pensare insieme a quale professione sarebbe per lui più consona, 3- valutare le reali possibilità di apprendimento e il desiderio di apprendere che non è da dare per scontato e non è uguale in ogni ragazzo, 4-sostenere la scelta del proprio fi glio anche se non condivisa in quanto è essenziale che si percepisca il sostegno nella ricerca della propria strada, 5- proporre le proprie idee come consigli, mai come imposizioni (bisogna ricordare che in adolescenza è molto facile reagire con la massima determinazione alle imposizioni genitoriali), 6- non lasciare il giovane completamente solo nella scelta, è utile che senta che ciò che sta avvenendo è importante anche per i genitori, 7- evitare di decidere in base a informazioni precostituite: “quella scuola è la migliore”, “mio figlio deve fare per forza il liceo” ecc., 8- ricordarsi che quando la scelta diventa estremamente complicata, quando il ragazzo risulta bloccato, spaventato o anche passivo e oltremodo disinteressato, questo può essere il segnale di qualcosa di più profondo che sta accadendo e ci si può rivolgere a uno psicologo per chiarire la natura di tale empasse (in alcune scuole è presente la figura dello psicologo scolastico che in periodi specifi ci dell’anno fa incontri di orientamento). Scelte fatte non tenendo conto di questi elementi possono creare insoddisfazione, scarso impegno e scarso interesse negli studenti o anche, alle volte, una saturazione di percorsi di studi e poi professioni, per così dire “nobili”, ma non collegate con la realtà sia perché non attinenti alle caratteristiche di un determinato giovane, sia non necessarie nel mercato. Infine bisogna sottolineare che la scuola va concepita non solo come sede dell’acquisizione di conoscenze, ma anche come luogo di vita e di formazione personale, come occasione di incontri con adulti diversi dai genitori che proporranno modelli di identifi cazione molteplici e come possibilità di realizzazione di aspetti personali e sociali tutti nuovi (i primi impegni sociali, le prime scelte politiche, la molteplicità di relazioni, ecc). La scuola infatti è anche il tragitto tra casa e scuola, sono gli incontri, le attività, le gite, le ricreazioni, le assemblee cioè tutta quell’area di transizione indispensabile per la crescita verso la vita adulta che è essenziale che ogni ragazzo possa vivere con serenità. Un aspetto della scuole che non è solo acquisizione di conoscenze teoriche, ma la possibilità di tutte quelle esperienze formative essenziali che ruotano intorno alla scuola e che ognuno di noi ricorda con estrema nostalgia.