Teramo, il sogno, il grande incubo

traffico a teramoVIABILITA’ DI UN TERRITORIO ALIENO. un tranquillo sabato invernale, almeno all’apparenza. Sveglia e caffè, barba e bidè e poi tanta voglia di una sana mattinata di shopping in Teramo centro. L’auto è lì fuori, magari non troppo pulita ma pronta e vogliosa di una nuova giornata insieme. Tanto, l’orario di entrata ed uscita delle scuole è lontano, il grande fermento del mercato

settimanale è solo un lontano ricordo di un’infanzia purtroppo perduta. Radio accesa, solito saluto all’edicolante di fiducia e quindi giù, all’assalto della mia città. Sono appena le 10.07. Da un rapido sguardo dall’alto la vita sembra scorrere senza frenesia, con il solito ritmo, quasi cadenzato, quasi dal potere ottundente. Del resto il tragitto da percorrere, Colleatterrato Alto-Piazza Verdi, è di quelli non trascendentali, appena 4,5 km ci dice il sito Michelin, una semplice e gradevole “passeggiata” direbbe qualcuno. Tutto ciò sulla carta, tutto ciò fortemente illusorio, tutto ciò non a Teramo. Perchè il sogno di una bella giornata tra le vie della tua città si può trasformare subito in un incubo, in grande incubo. Viale Crispi è la perfetta reincarnazione dell’inferno dantesco. Macchine a destra, a sinistra, clacson impazziti, guidatori che sbucano da incroci improvvisati, la colonna di traffico che si fa sempre più massiccia già ai primi numeri civici. Verrebbe quasi voglia di tornare indietro nell’amena tranquillità della campagna, ma la radio prova a “consolarmi”, regalandomi un Ivan Graziani d’annata, un'”Agnese” che riporta alla mente immagini e sensazioni passate che non ci sono più. L’avventura deve andare avanti, guai a mollare proprio adesso, da vigliacchi tirarsi indietro nella lotta. Davanti a me un bus affollato, un autista sconsolato ma ormai abituato ad una routine che si ripete da tanto, troppo tempo. Intanto l’orologio segna le 10.32 e alla mia sinistra si affaccia un noto negozio di giocattoli, per tanti anni meta preferita delle mie giornate. Il centro però è ancora troppo lontano, tanto vale mettersi l’anima in pace, tanto vale alzare il volume della radio, senza pensare troppo. Eppure, nel cuore la rabbia è tanta, il senso di impotenza collettiva domina incontrastato. Alla mente tornano troppe folli e scellerate decisioni amministrative del passato, quando forse era ancora possibile prevenire un problema che oggi dovrebbe essere, senza alcun dubbio, la priorità assoluta della nostra classe politica dirigente. Destra o sinistra che sia. Nel vortice delle riflessioni, qualcosa comunque sembra muoversi. Davanti a me, come per incanto, la coda sembra sparita, il miraggio di un parcheggio prova a concretizzarsi. Poi, però, un suono forte, deciso, improvviso: è quello del bus che sta ripartendo dalla sosta e che inveisce contro un automobilista indisciplinato, l’ennesimo. Mi desto dal piacevole torpore, il caos è quello di sempre, la scuola Noè Lucidi, maestosa come un tempo, mi osserva silenziosa, forse provando anche un pizzico di compassione per chi ha compiuto tra le sue mura i primi passi verso le asprezze della vita. Il sogno è svanito, l’incubo ricomincia e sono “appena” le 10.42…