Quando lo zapping non c’era (2)

tvE’ il 19 agosto del 1989, chi tra i teramani non si è spostato verso il litorale abruzzese per trascorrere le vacanze estive e chi non si è sintonizzato sui canali della tv pubblica, si allieta la serata seguendo un noto programma della storica Tele Teramo. Un uomo con una semplice t-shirt bianca e un gilet nero irrompe all’interno dello schermo televisivo dialogando ad altissima voce con un interlocutore immaginario.

Qualche istante e si inizia a comprendere: sta parlando nello stretto dialetto teramano di buoi e carri, insomma di vita campestre. Ogni tanto controlla l’ora nel suo orologio a tasca con carica manuale, e poi ricomincia a parlare. Si tratta di Vincenzo Cimini e del suo celebre programma intitolato “L’Assàbato di Giacobbo”. Qualche mese prima era ricomparsa sugli schermi di Tele Teramo “La preta marmarata” in una riedizione rinominata “Ritorna la preta”, il programma dell’artista teramano Alberto Chiarini. Ogni puntatadella trasmissione era suddivisa in tre parti intitolate rispettivamente: “Ndà cucinav nà vodde”, “Quand’è na vodde”, e “Nu cand appress all’addr”. Dunque, si parlava di cucina tipica, poesia dialettale e folklore. Inoltre, c’era spazio anche per un quiz linguistico durante il quale Chiarini proponeva termini del dialetto teramano ormai in disuso e, quindi, chiedeva ai telespettatori di spiegarne il significato. Cosa accomunava Giacobbo a Chiarini? Il dialetto, il recupero della tradizione popolare teramana e il folklore. Infatti, i due teramani vollero portare in tv la cultura teramana, e la loro idea fu lungimirante. I cittadini apprezzarono molto le loro trasmissioni, e le seguirono appassionatamente. Sicuramente, ancora oggi, molti ricorderanno con piacere “L’Assàbato di Giacobbo” e “La preta marmarata”. Come Chiarini anche Marcello Martelli, direttore dell’emittente, aveva intuito che la partecipazione del pubblico da casa faceva lievitare gli ascolti. Così s’inventò Parliamone insieme una sorta di Bontà loro (il noto talk show di Maurizio Costanzo) nostrano. Il programma, in diretta e con l’intervento del pubblico da casa, era molto seguito perché si occupava dei problemi di Teramo, delle questioni rilevanti, degli ultimi interessanti eventi, interpellando personaggi noti nella città, ma anche tutti gli altri cittadini che, prima di allora, non avevano mai visto uno studio televisivo da vicino. Dunque, ci si trovava di fronte ad una novità. I teramani che prima stavano al di là dello schermo televisivo, da semplici spettatori diventavano ora protagonisti della televisione, venivano interessati, stuzzicati e divertiti. Tuttavia il coinvolgimento del pubblico rappresentò soltanto una fra le diverse strategie vincenti, ma furono soprattutto le persone tra le quali gli autori, i collaboratori, i giornalisti (quelli citati ma, naturalmente, anche tanti altri) a segnare il successo della prima emittente della città.