Relazioni tecnologicamente pericolose

relazioni tecnologicamente pericoloseLe nuove tecnologie (dai cellulari, ad internet, ai nuovi social-network come Facebook) sono ormai parte della vita quasi di tutti e dei giovani sicuramente, nati,  come ai loro genitori non è capitato, nell’epoca in cui il computer e il cellulare si trovavano già in casa alla loro nascita e per questo considerati oggetti di uso comune. C’è stata una generazione che ha fatto fatica a familiarizzare con i primi computer, capendo solo lentamente le loro potenzialità; una generazione che  ha utilizzato i primi cellulari con sorpresa e con la paura che potessero nuocere, come si fa con le cose nuove e che spaventano un po’ perché la quota di  innovazione che portano è talmente grande da non permettere un adattamento graduale. Questo non vale per gli adolescenti e i bambini di oggi per i quali il loro  mondo è fatto anche dei nuovi strumenti tecnologici. Al di là della possibilità di condannare o esaltare l’uso e le potenzialità di questi nuovi strumenti, bisogna per  forza capire come il loro impatto cambi non solo il modo di relazionarsi, comunicare, stare o non stare insieme, ma anche le strutture mentali stesse e il  modo di funzionare della mente delle nuove generazioni. Aspetti questi non visibili che avvengono nel chiuso della mente, ma assolutamente reali.. Nei prossimi  decenni sarà sempre più possibile accedere al mondo tramite relazioni in rete o la cosiddetta realtà virtuale, che a dirla con precisione in quanto virtuale realtà  non è: sarà possibile salire sull’Everest o interagire con il proprio attore preferito rimanendo in casa, ma è difficile dire se questi nuovi scenari siano sorprendenti o orripilanti. Da una parte apriranno la possibilità di fare esperienze uniche a tutti, ma sono anche forme pericolose che, sostituendo il vero con il virtuale,  aboliscono l’esperienza necessaria a raggiungere i propri desideri. Allora viene da chiedersi dove si formeranno questi aspetti più interni della persona se l’esperienza perde il suo signifi cato. E così facendo inoltre rischia di non decadere quel senso di onnipotenza che ci accompagna dalla nascita, per cui crediamo  che tutto ciò che vogliamo lo potremo ottenere, senso che però deve andare ridimensionandosi nel tempo, perché i giovani possano avere a che fare con la  realtà che invece è densa di limitazioni e frustrazioni di carattere materiale ed emotivo. Stesso dicasi per i nuovi mezzi di socializzazione. I giovani di oggi  coltivano allo stesso modo, almeno si spera, amicizie con gli amici di scuola o del quartiere e amicizie sui social network. Di nuovo, al di là di chiedersi se questo  sia giusto o sbagliato, resta il dovere di accettarli, ma anche di comprenderli. Purtroppo come per ogni cosa, anche nell’uso che i giovani piacevolmente fanno dei  social network, le  derive sono in agguato e i rischi ci sono. Ci può quindi essere un uso dei social network che si affianca a una normale vita di relazione e a  volte la facilita (ci si sente con gli amici di classe che poi si incontreranno fuori, ci si accorda sulle uscite, ecc.), ma ci può essere anche un uso più pericoloso o alienante di internet. Da una parte perché l’anonimato garantito dalla rete e anche i controlli difficili da effettuare espongono i  giovani sulla rete a rischi maggiori di quelli che si hanno nella realtà (si pensi alla facilità di adescamento di un minore sulla rete), sia perché la realtà virtuale e i sociali network possono amplificare patologie preesistenti o dare spazio a nuovi disturbi. C’è il rischio ad esempio che ragazzi con difficoltà di socializzazione o altri tipi di  difficoltà trovino nella rete  un palliativo ai propri stati di soff erenza, e riempiano il loro vuoto interiore con relazioni virtuali trovando in questo modo una possibilità di relazione veloce e  priva di diffi coltà emotive. I rischi però sono molteplici, sia perché il ragazzo non è spinto a trovare in sé l’origine del problema e a trovare la strada per  risolverlo, magari entrando veramente in comunicazione con qualcuno per chiedere aiuto, sia perché rischia di spingersi verso una forma di alienazione sempre  più forte, preferendo sempre di più il chiuso della propria e rassicurante stanza con la sua fi nestra sul mondo, al mondo reale. Si può addirittura arrivare a  nuove forme di dipendenza simili a quelle dalle droghe.