Statizzazione: blocco “sotto canestro”

BRAGAAlberto Melarangelo da due anni alla presidenza del Cda del Istituto “Gaetano Braga” traccia un bilancio di questi primi due anni:  le polemiche che ne hanno accompagnato l’elezione, quelle che invece hanno investito la più antica istituzione musicale d’Abruzzo. Toni spesso esasperati e

un’opinione pubblica confusa.

Cosa sapevi del Braga prima di essere nominato alla presidenza?

Ne avevo una conoscenza sommaria. Ogni tanto le voci di strada riportavano alcune notizie che prendevano pieghe casuali e faziose, davvero pessima abitudine della nostra città.

Sorpreso della nomina?

Ovviamente sì. Sono il primo presidente di nomina ministeriale dopo la riforma, ossia per la prima volta non si verificava più il caso che la figura apicale di uno degli enti finanziatori rivestisse anche questa carica. Inoltre, la nuova norma prevedeva che il nominato fosse attinente al settore: il mio curriculum di studi classici ha avuto la meglio. All’inizio (era il febbraio 2009) ci sono stati anche dei mormorii legati alla novità della nomina. Ma poi si è cominciato subito a lavorare sodo per prendere coscienza della situazione. Che da subito si è mostrata tutt’altro che rosea.

Spieghiamo.

Una premessa, intanto. Stando a riconoscimento dei titoli, pecorso di studi, regolamento interno il Braga è già nei fatti un conservatorio. Non c’è davvero alcuna differenza, cambiano solo gli enti finanziatori. I conservatori sono finanziati dallo Stato, mentre gli istituti musicali pareggiati vivono dei fondi degli enti locali (Provincia, Comune, Regione, Banche e Fondazioni, nel nostro caso la Tercas). Molti di questi enti, a seguito della crisi che ha investito l’Italia e la nostra regione, non possono garantire allo stato attuale questi finanziamenti. Ovviamente, il venir meno di tali risorse rende il futuro molto incerto.

Si tratta di molti posti a rischio.

Sì, ma non solo. Si tratta dell’importanza culturale di Teramo a essere in pericolo. Tuttavia, con i docenti c’è stato subito un rapporto sincero. Non serve a nulla nascondere la realtà. Sono molti gli arretrati da pagare. Abbiamo realizzato risparmi e tagli consistenti, delle vere e proprie “operazioni chirurgiche”, ma alla fine siamo riusciti a non mandare a casa nessuno. Si fa il possibile, dando anche carichi superiori di lavoro per garantire che il servizio sia svolto. Questa è una crisi mai subita. I tagli sono stati molti e sostanziali (la Regione ci ha dimezzato il contributo di 250 mila euro).

Non ci si può permettere una politica faziosa in questo momento. La cultura non può avere colori e nell’esercizio di questo ruolo, per il quale sono onorato, ho accantonato la mia appartenenza partitica per un profilo esclusivamente istituzionale.

La statizzazione, partita che si può vincere?

Intanto vale la pena giocarla, e noi la stavamo giocando fino alla fine. Purtroppo siamo stati bloccati, per dirla con lessico sportivo, “sotto canestro”, quando ormai si era a un passo. Dobbiamo riprovarci ancora, e studiare la strada migliore. Intanto stiamo aggredendo l’emergenza prevenendo la crisi finanziaria che rischia di acuirsi a fine anno.

Le voci “popolari” sul Braga hanno avuto un peso specifico sul tuo operato?

I teramani e gli abruzzesi sono molto attaccati al Braga che, ricordiamolo, è l’istituzione formativa musicale più antica d’Abruzzo (1895). L’ho verificato nel raccogliere tante attestazioni di stima a seguito della mia nomina e soprattutto ascoltando tanti famigliari degli allievi, giustamente molto attenti alla formazione dei propri figli (quest’anno abbiamo superato le 600 iscrizioni). Le critiche sono ben accette ovviamente, le provocazioni anche. L’insulto, la disinformazione, il pregiudizio e soprattutto l’utilizzo del Braga in senso polemico al fine di farsi pubblicità sono da non prendere in considerazione. Lavoro quotidianamente assieme al Cda e al personale amministrativo, che ovviamente ringrazio, per sbrogliare i problemi più stringenti e creare delle prospettive di futuro. Ed è il problema più difficile oltre che quello più urgente.

Il taglio della regione è stato il più grave?

Assolutamente sì. Mi rendo conto che la situazione è difficile per tutti. La crisi della sanità e il terremoto hanno messo in ginocchio questa e altre istituzioni, e la Regione non può provvedere a tutti. Mi aspetto comunque che questo ente ripristini il contributo quasi integralmente al più presto possibile. Non c’è molto altro da dire. Per il momento dobbiamo fare la parte ingrata di chi in continuazione deve cercare approviggionamenti al fine di garantire lo stipendio mensile ai dipendenti (110 mila euro al mese, il 90% del bilancio) e devo ringraziare la Fondazione Tercas che ci sostiene da due anni per fronteggiare le emergenze.

Quale l’atteggiamento dei media?

Debbo dire che il Braga riscuote sempre di più la loro attenzione, senza dubbio in maniera maggiore rispetto al passato recente, perché, rovistando negli archivi, ho notato che andando indietro con le cronache, l’istituto musicale è sempre presente, soprattutto per le prove artistiche. Abbiamo scelto di comunicare con trasparenza tutte le scelte compiute, senza nascondere la nostra situazione, frutto del lavoro della nostra squadra istituzionale, informando continuamente sui passaggi operati verso la statizzazione. E’ sempre più necessario far sapere che siamo un’istituzione formativa, non un’associazione musicale, su questo si è fatta troppa confusione. Spesso siamo finiti sulla stampa spinti dal clamore suscitato da talune polemiche sulle quali ho già risposto. Aggiungo inoltre che per come vengono poste di certo non fanno bene, specie in una realtà come quella teramana: costruiscono poco. E in questo momento è  necessaria la massima coesione. Un contributo volto a costruire non a distruggere.

Il rapporto dell’ istituzione con la città.

È migliorato, secondo me. La crisi ha costretto l’istituto ad aprirsi con maggior forza e il positivo è che anche Teramo ha richiesto di più la sua presenza. Finalmente si è riusciti ad organizzare insieme e con maggior assiduità iniziative comuni: i concerti di capodanno e quelli di Natale, ad esempio. Il Braga è una realtà che dà visibilità a Teramo in tutta Italia, perché da tutta Italia proviene l’utenza di questa istituzione.