Soli e preoccupati

 

depressione_solitudineDue parole semplicissime come “lavoro” e “futuro”, che per antonomasia rappresentano l’inizio della realizzazione personale e professionale di qualsiasi essere umano, sono diventate, in tempo di crisi, un’ossessione. Se “speranza” e “sogni” sono stati sostituiti da “angoscia” e “tedio” ci ritroviamo sempre più davanti a una generazione che rimpiange i bei tempi che non ha mai vissuto e che si chiude sempre più in sé stessa e nella sua eterna insoddisfazione dettata dalla precarietà dilagante.

Tutto è incerto, si sopravvive alla giunga selvaggia della disoccupazione e si fanno i conti con un avvenire che ci porta sempre più verso la solitudine. A questo proposito abbiamo chiesto ad alcuni giovani cosa ne pensano a riguardo. Ogni giorno si parla di spread, crisi, disoccupazione, tagli, recessione, congiuntura sfavorevole, default, tutti elementi che non fanno presagire niente di buono. Come vede e soprattutto vive un giovane questa situazione? Massimo 30 anni – musicista – “Un giovane si trova disorientato e preoccupato per il futuro, complice la crisi e la congiuntura negativa che stiamo attraversando”. Giulia 27 anni – studentessa – “Un ragazzo, oggi, si sente depresso e deluso e come non dargli torto. E’ la categoria che più sta pagando per la situazione attuale.” Walter 32 anni – impiego part-time a tempo determinato – “Mi sento sempre più strano…a tratti pessimista a tratti fi ducioso… Ciò che più tormenta i ragazzi è la mancanza di lavoro, la precarietà, i contratti svantaggiosi la disoccupazione crescente. Come affrontare e come sopravvivere a questo momento? Massimo: “L’impegno è sempre la chiave di tutto: il profondere le proprie energie per trovare lavoro e più in generale per realizzarsi è fondamentale. E’ sicuramente difficoltoso trovare un impiego, ma alla lunga la caparbietà paga sempre. Diciamo le cose come stanno, molti giovani piangono miseria ma non provano neanche a cercare una sistemazione; questo a prescindere dalla crisi non è un atteggiamento costruttivo”. Giulia: “Bisogna reinventarsi ogni giorno, cercare di arrangiarsi e soprattutto fare molte rinunce, aspettando tempi migliori, se mai arriveranno…” Walter: “Si sopravvive vivendo giorno per giorno, senza fare progetti o aspettarsi nulla; di conseguenza sto affrontando questo momento cercando di non dimostrarmi pauroso, ma tirando fuori una carica che talvolta sorprende anche me…” Come ci si sente a non poter esprimere le proprie idee e potenzialità, a non poter progettare il proprio avvenire e a dipendere ancora dalla famiglia? Massimo: “Con l’avanzare dell’età anagrafi ca il dipendere dalla propria famiglia diventa motivo di frustrazione, anche se purtroppo a volte si rende necessario. Anche qui l’impegno ad uscire da una situazione di questo tipopuò migliorare l’autostima.” Giulia: “Ci si sente inutili, un peso, anche se non è così. Avere 30anni senza una propria indipendenza è frustante e si ripercuote in negativo su tutti gli aspetti della vita.” Walter: “Ci si sente arrabbiati. Cerco di provvedere a me stesso e detesto chiedere ai miei genitori. Purtroppo quando non ce la faccio il loro aiuto è indispensabile!” I giovani si sentono sempre più demotivati e penalizzati…hanno paura del domani…si può superare questa empasse e tornare ad essere ottimisti? Massimo: “Non può piovere per sempre!” Giulia: “Si deve essere ottimisti ogni giorno. La possibilità che qualcosa può cambiare ci spinge a lottare!” Walter: “Essere demotivati è la conseguenza naturale di ciò che sta accadendo, ma non sopporto l’inerzia e il piangersi addosso tipico dei miei coetanei…bisogna rimboccarsi le maniche e farsi sentire. Lamentarsi non serve, agire sì!” Cosa sarebbe disposto a fare per ottenere un lavoro e quanto sta lottando per affermarsi e realizzarsi? Massimo: “Ho fatto tutto ciò che potevo, sempre, e devo ritenermi fortunato di aver potuto fare ciò che amo, cioè vivere di musica. Ogni mio giorno è volto al miglioramento professionale, artistico e umano al contempo. Lotto continuamente per potermi ritagliare uno spazio degno, e promuovere la mia attività: ciò aumenta anche la mia autostima e mi aiuta ad andare avanti con coraggio.” Giulia: “Sarei disposta a continuare ciò che sto facendo, studiando molto a costo di troppi sacrifi ci, sperando che un giorno sarò ripagata…” Walter: “Un impiego, seppur non molto remunerativo, ce l’ho. Vorrei più di tutto che diventasse sicuro, stabile. Per realizzarmi? Ho accettato un impiego che non era nei miei desideri, ma la gavetta l’hanno fatta tutti e di questi tempi snobbare un lavoro non mi sembra opportuno e nemmeno intelligente!” Il mercato del lavoro è impervio e selettivo, di diffi cile accesso e spesso anche un po’ ingiusto. Sono necessari interventi ? Massimo: “E’ ben noto che viviamo in un paese dove la meritocrazia è ben poco considerata: un intervento sarebbe necessario ed auspicabile, ma andrebbe fatto sulla mentalità italiana che ha portato a questo, il che non è e non sarà facile.” Giulia: “L’unico intervento da attuare è quello di valutare le persone solo in base al merito e non più in base alla conoscenza e ancor più grave al do ut des. In questo modo si formano caste e chi non è sponsorizzato rimane sempre indietro.” Walter: “Credo poco a questi interventi; le modalità di accesso al mondo del lavoro sono ormai consolidate e nulla si farà mai. Troppi interessi coinvolti. Ciò che mi auguro è cheil mercato stesso comprenda che inserendo persone capaci ci può solo guadagnare in termini di effi cienza ed effi cacia.” Cosa aspettarsi dal futuro? Massimo: “Mi aspetto che prima o poi la situazione migliori: dopotutto la vita è una ruota, e alla fi ne il giro ricomincia sempre.” Giulia: “Mi aspetto che alcuno si ricordi di noi…così anch’io posso costruirmi una famiglia.” Walter: “Intanto spero che mi riconfermino al lavoro e poi chissà…di doman non v’è certezza…”