“PRIMA I SERVIZI E POI LA POLITICA”

minorastefanoStefano Minora, primo cittadino di Nereto,  a capo di una giunta di centrodestra dopo quarant’anni di predomino “rosso”, raccoglie una sfida non semplice. Tra riqualificazione urbana, scuole e sanità. Stefano Minora nasce il 29 luglio 1956 a Camerino (Mc). Dopo aver conseguito la laurea in medicina e chirurgia con specializzazione

in anestesia e rianimazione svolge la sua attività di medico ad Ancona e a S. Omero dove tuttora lavora. A capo della lista civica appoggiata dal Pdl e da un gruppo di moderati di centro un anno fa, è oggi, ben saldo, il primo cittadino di Nereto.

Ad un anno dall’insediamento, come si sta muovendo la nuova amministrazione nei riguardi di Nereto?
Abbiamo messo in opera tutto quello che ci siamo proposti di fare in cinque anni di amministrazione e mi riferisco ad alcuni lavori inerenti la viabilità del nostro paese. In particolare, alla possibilità di dare una via di uscita alla zona commerciale di Nereto, che contiamo di portare a termine entro la fine di quest’anno. Oppure alcuni lavori pubblici come la riqualificazione del vecchio campo sportivo “Romeo Menti”. Si tratta di un piano che, insieme all’aiuto di un privato, prevede l’edificabilità al 30% privata e il restante 70% adibita a piccolo spazio verde pubblico con annesso un campetto da calcio che eventualmente potrà essere sfruttato dai ragazzi della scuola media adiacente. Ciò permetterebbe di sfruttare il massimo utilizzo dello stadio sito in via Europa: piuttosto che mantenere due campi da calcio senza che se ne ricavi niente, proponiamo di avere una struttura da utilizzare pienamente ma in condizioni tali da essere un vanto per la cittadina.
Qual è stata la sfida principale che avete raccolto dopo l’amministrazione di sinistra che governava da circa quaranta anni?
La sfida principale per un sindaco credo sia quella di perseguire un obiettivo non semplicemente politico, quanto piuttosto sociale offrendo tutti i servizi alla comunità.
In modo da consolidare la fiducia con la cittadinanza.
Esattamente. Soprattutto da un punto di vista economico riuscire ad offrire il maggior numero di servizi a livello locale, nonostante le finanze ridotte, è una sfida che ci impegna tantissimo. Un esempio è l’asilo nido di Nereto. Mi auguro che questa struttura, che ha chiuso poco dopo il nostro insediamento, diventi il nostro fiore all’occhiello e torni ad essere una struttura utile per la città. Siamo riusciti a raccogliere fondi (circa 560 mila euro), con l’aiuto del sen. Tancredi, del sindaco Emiliano Di Matteo e della Regione Abruzzo che qui ringrazio, da destinare alla ristrutturazione dell’asilo in linea con le moderne leggi antisismiche. È un servizio fortemente sentito rivolto non soltanto all’ utenza locale, ma anche ai cittadini fuori dai confini di Nereto.
Per quanto riguarda l’ospedale di S. Omero, ben sapendo che lei è anche medico, ne approfitto per chiederle cosa pensa della privatizzazione della struttura.
Non mi è facile affrontare l’argomento essendo io stesso medico che lavora nella struttura. Tuttavia in qualità di sindaco di Nereto posso dire che spesso ci si rivolge all’ospedale di S. Omero in maniera riduttiva. In realtà, non stiamo parlando di un “ospedaletto” che serve la popolazione di un piccolo paese, bensì dell’Ospedale Val Vibrata che copre un distretto sanitario di circa ottanta mila persone. Detto questo, io non ho nulla in contrario alla privatizzazione. Anzi, credo che in un certo qual modo possa essere fonte di una modernizzazione della struttura con la comparsa di reparti di eccellenza in alcuni settori. È anche vero che debba essere esclusa una totale copertura privata perché sono sicuro che, per quanto riguarda i ricoveri più frequenti per acuti, soltanto il settore pubblico è in grado di dare una risposta vera ai cittadini della Val Vibrata e garantire l’efficienza del servizio.