SCUOLA GUIDA a “cavallo” della burocrazia

scuola_guidaA. è proprietario di una scuola-guida; dopo dieci anni trascorsi come dipendente, sempre con ruoli di crescente responsabilità nel ramo automobilistico, ha deciso di mettersi in proprio “tanto che la famiglia non ha battuto ciglio. Mi hanno detto che facevo già il ‘capo’. Certo è una questione di mentalità: chi nasce con la testa del dipendente, resta dipendente. Se fai caso agli orari e coltivi il tuo orticello…Sicuramente stando sul mercato

autonomamente bisogna essere bravi ‘a vendersi’ e poi io sono sempre a contatto con i giovani, anch’io mi ci sento, nonostante il tempo che passa! Qui l’età media dell’utenza è di venti anni”. E’ allora proprio vero quello che diceva il Beato Papa Woytila “Se stai con i giovani, sei giovane anche tu”. Tuttavia A. di certo non è anziano, non arrivando nemmeno ai quaranta. Poi si fa più serio: “Certo, la scuola-guida è tutto un mondo a parte, la crisi viene vissuta da un’altra ottica, anche se ne risentiamo anche noi: innanzi tutto occorre aprire dove c’è una fetta di mercato conquistabile, ma i ragazzi che prima venivano a fare le prove pratica di guida con l’istruttore –le auto delle scuole guide hanno i cd. doppi comandi- oggi preferiscono farle per conto loro. Spesso è inutile spiegare che quei denari che sembrano risparmiati non sempre vanno a buon fi ne…E’ pur vero che oggi per risparmiare venti euro la gente fa salti mortali, ma la differenza la fa la competenza ed il servizio a parità di costo. Qui ci sono mobili nuovi, pulizia, ordine, la macchina del caffè…non tutte le agenzie di pratica automobilistica, tanto per dirne una, offrono la stessa struttura, disponibilità, tranquillità e serietà”. Fra i ragazzi che frequentano la scuola-guida sovente ci sono molti cinesi e rumeni: “Cinquanta per cento italiani e cinquanta per cento stranieri. Spesso alcuni non parlano nemmeno l’italiano ed è diffi cile interagire”. Gli incerti della globalizzazione. La burocrazia della motorizzazione –e non solo- è un mostruoso leviatano di cui sempre si discute, ma mai nessuno ha osato riformare: “Più che i soldi che sono necessari, quello che mi ha fatto impazzire per aprire è stata la mole gigantesca di documentazione che si è resa necessaria. Basta vedere che qui ho appeso un sacco di attestati dei corsi che ho fatto: antincendio, per l’emergenza… Alle persone che vengono poi devo anche far fi rmare il foglio per la privacy: quello che era buon senso è diventata legge. Per fortuna non ho dipendenti, altrimenti sarebbe un altro impazzimento”. Monti ha detto che “il fisco diventa amico”, cosa è possibile rispondere? “Ah, sì?! Questa non la sapevo! Beh, posso rispondere con una parolaccia bella grossa…”