Scuole dell’ infanzia

scolari sui banchi di scuolaRisorse al servizio della qualità-da tempo i genitori teramani sono in aperto contrasto con l’amministrazione comunale per l’annunciata chiusura di alcune scuole dell’infanzia: da Nepezzano a Val Vomano, passando anche per il centro a via d’Annunzio. Sono sorti così comitati di genitori che si oppongono a queste chiusure, paventando  spostamenti e

accorpamenti che andrebbero a discapito della qualità, della continuità didattica e forse anchedella praticità di raggiungimento delle nuove sedi. Le  parti hanno avuto incontri di vivace dibattito in cui sono state dette molte cose  e molte altre poi smentite: una chiusura annunciata e poi procrastinata di un  altro anno, un edifi cio da restituire alla Provincia, ma di cui la Provincia pare non abbia reclamato la restituzione. Insomma, la mancanza di risposte certe impedisce di fatto ai genitori di scegliere serenamente dove iscrivere i loro fi gli per il prossimo anno, rendendo ancora più precaria la sopravvivenza di queste  scuole. Abbiamo girato tutte queste domande all’assessore Piero Romanelli che replica: “Il Comune ha una competenza diretta e totale di gestione sugli asili nido   solo logistica sulla manutenzione e costruzione degli edifi ci scolastici dalle scuole dell’infanzia fi no alle medie, mentre delle scuole superiori se ne occupa la Provincia e della parte amministrativa il Ministero della Pubblica Istruzione. A Teramo, ci sono 27 scuole dell’infanzia. È un numero pazzesco. Noi non  chiudiamo le scuole perché dobbiamo risparmiare, si chiudono per ottimizzare le risorse. Quello che si recupera, può essere utilizzato per migliorare le situazioni  logistiche delle altre scuole, mentre il personale può servire a potenziare i servizi, magari con orari più lunghi, ma molto più importante è il discorso pedagogico  educativo che appartiene particolarmente alla scuola dell’infanzia. Spesso alcuni asili carenti da questo punto di vista, perdono la prerogativa educativa perché  diventano semplicemente una forma di badantato. È stato dimostrato che laddove il numero dei bambini non supera le 20/25 presenze, l’attività didattica è  notevolmente ridotta se non assente”. Quali sono i criteri adottati per individuare le strutture da chiudere? Secondo la riforma Gelmini il primo criterio è il numero  degli iscritti, poi ci sono criteri logistici,  stato dell’edifi cio che, se è troppo fatiscente o non adeguabile alle norme di sicurezza attualmente in vigore, è  inutile anche l’intervento manutentivo. Rapporto con il territorio: ci sono delle scuole diffi cilmente raggiungibili anche se dislocate. Un altro criterio è la proprietà del Comune. È un problema di Corte dei Conti. Ci si può chiedere perché, con tanti edifici di proprietà comunale, si continui a pagare affi tti per locali dislocati  nelle frazioni come a Nepezzano, a Villa Pompetti, ma anche alla Provincia per i locali di via d’Annunzio. L’opera di razionalizzazione che il Comune sta attuando  un po’ in tutti i servizi ha portato ad alcune decisioni. L’adeguamento alle norme di sicurezza è possibile o no? È vero che molte scuole sono vecchie e spesso l’adeguamento totale non è possibile, ma sono comunque sicure e l’esperienza del terremoto lo ha dimostrato. Ciononostante, se guardiamo oltre le contingenze,  ha elaborato un progetto più ampio, di creazione di strutture più funzionali e sicure. Ma chiudere le scuole delle frazioni impoverisce le periferie? Parlando con le famiglie ho cercato di ribadire l’importanza del discorso pedagogico educativo e il fatto che molti abitanti delle frazioni portano comunque i loro  bambini nelle scuole cittadine. Ma si parla di chiusura anche per  l’asilo di via d’Annunzio. La Provincia, tramite l’assessore all’Istruzione, aveva richiesto i locali per destinarli all’istituto Superiore “Milli”. Poi si apprende di questa smentita, ma rimane il fatto che abbiamo dei locali nostri su cui non paghiamo affi tti e anche  vicini, quelli della scuola S.Giuseppe. Nel nostro Comune, la giunta e il sindaco hanno fatto scelte molto forti: meno opere pubbliche, meno manutenzione delle  strade ecc, ma il sociale, i bambini, i disabili sono assistiti tutti, a tutti i livelli e con il massimo delle ore. I nostri asili sono i migliori d’Italia. Sono state individuate  9 scuole materne da chiudere entro il 2013, e in collaborazione con gli uffici tecnici, sono stati previsti interventi di ristrutturazione degli edifici, che  dovranno ospitare i bambini nell’attesa della costruzione delle nuove strutture. Per le scuole stiamo guardando lontano: i lavori per il primo polo inizieranno tra  due mesi. Quali e quanti sarebbero questi poli? Ne sono previsti due, anche se ce ne vorrebbero almeno tre: uno al centro, uno in periferia, individuato nella  zona dove è situata la scuola media D’Alessandro e l’altro, sarebbe molto utile a mio avviso a San Nicolò, perché è una zona in forte espansione. Come si  realizzerebbero? Cedendo i vecchi edifi ci, attraverso il Project Financing, il privato costruisce il nuovo polo. Il Comune da solo non ha le risorse economiche necessarie, e questa soluzione rende possibile avere nuove strutture a costi razionalizzati. Per le realtà locali, come le frazioni invece, bisogna vincere anche la  ritrosia dei teramani all’aggregazione e l’attitudine al campanilismo di quartiere. Il problema di queste scuole è solo logistico, alcuni locali sono anche abusivi, ma  nche in questo caso, coinvolgendo imprenditori locali, si potrebbero creare dei mini- poli con scuole materne e elementari decentrati nelle periferie.