SCIENZA = INTUIZIONE E IMPEGNO

Nella “Clessidra della Vita “ di Rita Levi Montalcini l’eredità di una grande scienziata

Rita Levi Montalcini è uno dei personaggi più significativi della contemporaneità. Le sue conoscenze, le sue idee, gli interventi in favore dei bisognosi hanno rappresentato per molti una luce, che splende ancora oggi, dopo la sua morte. Appartenente a una facoltosa famiglia di Ebrei torinesi, Rita si laurea in medicina nel 1936, due anni prima della promulgazione delle Leggi razziali contro i cittadini italiani di religione israelita. Scampata fortunosamente alle retate dei nazifascisti durante la guerra, si trasferisce negli Stati Uniti, dove prosegue gli studi sul sistema nervoso e dove, nel 1952, identifica il cosiddetto fattore di crescita delle cellule nervose: scoperta che le frutterà il Premio Nobel nel 1986.

Giuseppina Tripodi, collaboratrice della scienziata, ha voluto ricostruirne il pensiero, citando particolari inediti della sua esistenza e presentando al lettore le opinioni in merito ad alcune questioni a lei care.

La stessa Montalcini ha affermato che l’amica è riuscita a tratteggiare il suo percorso vitale meglio di quanto lei avesse fatto nell’autobiografia Elogio dell’Imperfezione.

Attraverso La Clessidra della Vita (Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2008), Tripodi rivela dettagli inediti: parla del rapporto di Rita con la famiglia, con il maestro Giuseppe Levi (padre di Natalia Ginzburg), con Primo e Carlo Levi, con gli allievi, con i colleghi.

Delinea, inoltre, le sue idee: pregnanti, profonde e mai scontate.

Riguardo al delicato rapporto tra scienza ed etica, Rita Levi-Montalcini esprime un giudizio chiaro: l’impegno nella ricerca è prioritario e lo studioso, pur non potendo prevedere le conseguenze delle sue scoperte, o sapere se da esse deriverà il bene o il male, deve porre una deontologia a guida del suo percorso; dovrà quindi evitare di utilizzare le conoscenze per manipolare l’individuo al livello genetico o per porre in opera meccanismi pericolosi per la sopravvivenza della specie umana. La mancanza dell’etica nella ricerca può condurre a considerare quest’ultima come un pericolo da evitare: e se l’uomo riuscisse a scoraggiarla o addirittura a sopprimerla, si troverebbe del tutto disarmato di fronte ai pericoli che lo sovrastano.

Levi-Montalcini parla anche dell’importanza dell’intuizione nella scienza, esprimendosi, in fondo, sul talento o sulle mancanze dell’intellettuale: alla conquista delle più solide conoscenze si giunge con i voli della fantasia, seguiti, ovviamente, da periodi di intenso studio e di esperimenti. Il talento è la capacità di avere la giusta percezione e di saperla confermare, non appartiene a tutti ed è sostanziale: perciò è importante che ciascuno segua le proprie inclinazioni, scegliendo il percorso di studi con cognizione di causa e reale passione verso una disciplina. I giovani dotati, che Rita ha tanto amato e ai quali è stata vicina incontrandoli in numerose occasioni, hanno il diritto di vedere riconosciuti i propri meriti in Italia, dalla quale fuggono appena trovano un’occasione all’estero. Nel nostro Paese la tradizione ha da sempre abbinato la ricerca e la politica, facendo della prima un vassallo della seconda; invece oggi occorre puntare sulla meritocrazia, e premiare i ragazzi italiani affinché decidano di sviluppare ricerche in casa propria.

Rita Levi Montalcini, però, non pensa solo alle eccellenze: a suo parere, l’istruzione è il valore fondamentale di ciascun essere umano che voglia crescere libero; è imprescindibile soprattutto per chi vive in condizioni di estrema precarietà socio-economica. L’impegno verso i bisognosi è stato costante lungo il corso della sua vita da adulta e si è realizzato nella nascita di una Fondazione che si occupa di formazione delle donne africane; il desiderio di rendere le sue conoscenze fruibili per un numero sempre più alto di persone, invece, è manifesto attraverso un’opera di propaganda scientifica che non è mai cessata, e che ha reso possibile anche ai profani l’avvicinamento alla complessità degli argomenti trattati.

La Clessidra della Vita è uno scrigno di messaggi positivi. Uno di essi però, a parere di chi scrive, è il più significativo e chiama in causa coloro che vivono ogni giorno a contatto con gli adolescenti, ai quali debbono dare aiuto per progettare il futuro: Rita Levi Montalcini parla di talento; spiega che un individuo realizzerà la propria vita professionale nella misura in cui avrà saputo riconoscere il campo verso cui è più incline e ne avrà fatto il suo mestiere; afferma con convinzione, anche in altre opere, che la scelta giusta per il futuro lavorativo è prospettiva che avvicina alla serenità. È dunque auspicabile che gli studenti siano guidati dagli adulti, soprattutto dagli insegnanti, a capire verso quale materia provano un amore riconoscibile: il solo sentimento che dà un senso alle lunghe ore di studio, alla fatica, a qualche necessario fallimento, e che porta al compimento di un progetto esistenziale.

Recensione della biografia: “La Clessidra della Vita di Rita Levi-Montalcini” di Giuseppina Tripodi con Rita Levi Montalcini

di Simona Cascetti