2012, ODISSEA NELLA ASL DI TERAMO

image_previewN.D.R. è un malato cronico. Il suo pancreas ha smesso di funzionare p a r z i a l m e n t e , e adesso deve controllare quotidianamente la glicemia e fare iniezioni di insulina. La malattia, è chiaro, è il diabete. Poco male, si dirà, oggi si può tenere a bada con un costante controllo. Le iniezioni, poi, sono semplicissime, con “penne” che contengono l’insulina, “tacche” con i numeri ben visibili per le “unità” da iniettare, aghi piccolissimi. Il problema che N. segnala

è forse più grave della stessa malattia, un cancro che non dovrebbe entrare negli ospedali: la burocrazia. “Spendo più tempo al CUP che non nei reparti per le terapie”, dice sconsolato. “L’altra sera ho dovuto fare un controllo al cuore, ma nonostante l’esenzione, il CUP ha detto che sull’impegnativa del medico doveva esserci scritto ‘visita di controllo’ e non solo ‘visita’ e un’ infermiera moltorigida e poco cortese sembrava avesse un disco rotto: “Non le posso fare niente, abbiamo delle disposizioni…”, ed io a ripetere che erano già le sette di sera e che avrei portato l’indomani l’impegnativa nuova. Ho detto anche che avrei lasciato ‘in ostaggio’ la risposta, ma ho trovato di fronte un muro: “Abbiamo delle disposizioni”. Così ho detto che sarei tornato a casa, e che potevano anche denunciarmi”. Purtroppo il diabete comporta grosse complicazioni, così il nostro amico un giorno si ritrova a fare i conti con l’ennesima ulcera alla parte del corpo che rappresenta il vero tallone d’Achille dei diabetici: il piede. “Era di martedì, sono andato a fare le medicazioni, il chirurgo vascolare che mi segue ha detto di andare immediatamente a fare i raggi, ma ho ricevuto come scocciata risposta: “La prima sessione di urgenze è per sabato”. Ho telefonato a San Benedetto, e il giorno dopo a mezzogiorno avevo già i raggi su CD –a Teramo non sanno neanche cosa siano- e la risposta!”. Tutto gratis, mentre la Regione Abruzzo, nonostante sia malato cronico, non riconosce l’esenzione né per i raggi, né per le medicazioni al piede. Sono solo due episodi, ma N. ne snocciola pazientemente molti altri. Invece di pensare alla malattia lui e la sua famiglia devono correre appresso a deleghe, timbri, diciture esatte delle impegnative. Lo stesso medico curante, raggiunto al telefono, ha commentato: “Non ho parole”. “Io ce l’ho, ma è meglio se non le dico”, ha aggiunto N., citando una famosissima battuta di Adolfo Celi, alias professor Sassaroli in “Amici miei”. Inoltre l’Abruzzo non dispone di un centro regionale specifi co per il piede diabetico; il nostro è quindi costretto a recarsi periodicamente ad Ancona. L’impressione che si ottiene è che gli infermieri e le stesse persone che lavorano al CUP- attualmente in gestione a una cooperativa esterna-siano più presi dalla burocrazia che non dall’aiutare e mettere a proprio agio i malati. N. non usa mezzi termini: “Sono diventati dei passacarte, ma un ospedale ha in cura la salute dei malati. Prima viene la persona, dopo il resto; qui è esattamente il contrario”. Qualcuno ha speso parecchi denari per mettere uno striscione cubitale a Porta Romana, dicendo che si è raggiunta la parità di bilancio nella sanità, come se fosse un miracolo e non una cosa normale; Adesso lo stesso “qualcuno” potrebbe adoperarsi per la diminuzione di una documentazione prosaica e spesso inutile e adeguarsi alle regioni più evolute, che quando danno una esenzione del ticket ad un povero cristo malato cronico, lo fanno senza se e senza ma.