L’importanza di chiamarsi Rocco

rocco_salini_teramo_primapaginaUn uomo entra a casa di Rocco Salini, di “Zio Rocco”, del Sen. Salini, del Sottosegretario e Presidente regionale. Un uomo dalle scarpe sporche di fango, una tutache ricorda il lavoro tra i campi e una raccolta notturna di grano, un uomo che non aveva tempo di avere sonno, era solo stanco di non ricordare come si sogna.Un uomo tra i tanti alle cinque e mezza del mattino. Il bar di Castilenti e un giovane cronista, che fingendosi segretario personale del Senatore, appuntava il senso dell’aiuto e della raccomandazione, 

il senso della parola e dell’ascolto. Benvenuti nella Prima Repubblica. Quel giovane cronista ero io e con il tempo lungo quindici anni, quella gente è rimasta fedele a “Don Rocco”, come i venti e l’eco della Val Fino, che corre lontano fino a Roma. Il saluto del prof. Befacchia per l’immemore ottuagenario e la parola tra domande e risposte. Senatore, lei è stato anche un bambino. Che ricorda? “La mente umana non riesce a trattenere tutti i ricordi, anche se significativi. Gli episodi sono maturati e vissuti assieme ai miei genitori che mi hanno insegnato quei valori che maturavano dalle loro esperienze di vita. Il più significativo? Il rispetto della persona umana”. Il suo nome è Salini, Rocco Salini. Quando ha capito che sarebbe diventato il “nome”? “Subito dopo la laurea, quando le persone venivano in ambulatorio e mi facevano partecipe dei loro problemi, delle loro necessità, dei loro bisogni. Ed io riuscivo in qualche maniera a dare una semplice risposta, ad incoraggiarli ad andare avanti magari con una pacca sulle spalle”. La famosa pacca taumaturgica? “Già…loro tornavano sistematicamente per dire “grazie”. Allora ho cominciato a capire che la mia vita sarebbe stata vissuta sì attraverso la mia professione di medico ma anche nel servizio verso gli altri e che sarei diventato Rocco Salini”. La sua Segreteria è chiamata “La Stazione” per le numerose partenze e arrivi. I viaggiatori in cerca di un favore, di una segnalazione, un semplice problema da risolvere. Come si è evoluto nel corso degli anni il rapporto con la “sua” gente? “Erano gli anni sessanta. Il problema dei problemi, sempre lo stesso come al giorno d’oggi: il lavoro. La fiducia è data dalla sincerità e fedeltà. Non ho mai tradito la mia gente. Questa è la politica”. Mi raccomanda? La parola raccomandazione è buona o cattiva? “Come ogni parola va letta nel suo contesto di utilizzo. Faccio qualche esempio. Il primo: ti raccomando di prendere la medicina due volte al giorno dopo i pasti. Il secondo: ti raccomando di essere puntuale per l’appuntamento. Come vede si tratta di contesti assolutamente positivi”. Senatore mi risponde alla domanda? “So bene dove vuole andare a parare e allora faccio un altro esempio: ti raccomando tizio o caio per quel concorso, per quel posto di lavoro. Il contesto in questo caso è diverso ed il distinguo ci porterebbe lontano. Mi piace solo aggiungere che io spesso ho usato quel termine e l’ho utilizzato sempre per aiutare il prossimo”. Oggi la donna in politica è un peso di misura. Scandali su scandali. Lei è stato mai oggetto di attenzioni da parte delle muse
della politica? “Assolutamente no. Le uniche donne della mia vita sono nella mia famiglia: moglie, figlia e nipotina. Loro sono state decisive per la mia vita professionale e politica, sempre al mio fianco, sempre nella condivisione delle scelte, sempre insieme nei momenti buoni e, soprattutto, in qualche momento che avremmo volentieri evitato. Colgo anzi l’opportunità di questa intervista per rivolgere un pubblico grazie all’intera mia famiglia per essermi stato vicino”. Ha parlato di momenti brutti. Lei fu condannato ad un anno e quattro mesi di reclusione per falso ideologico. Dove si trova il coraggio di continuare e chiedere ancora la fiducia della gente? “Nella propria coscienza, nella certezza di sapere di aver agito in maniera corretta, nel perseguire una volontà che ha contraddistinto la mia vita, quella di aiutare il prossimo. La gente tutto questo lo sa, la “mia” gente sa che non ho chiesto e non chiedo per me; ho chiesto e chiedo per gli altri; la “mia” gente sa che può fidarsi perchè non l’ho mai tradita”. Salini e Gaspari. Cosa vi rende simili e cosa vi divide? “Siamo uniti. Siamo abruzzesi nella nostra cocciutaggine di cercare una soluzione ai problemi. Gaspari è stato il mio esempio politico, a lui mi sono ispirato, con lui ho scritto pagine belle della nostra attività di amministratori, pagine che ricordo con molto affetto e gli sono grato per essere stato al mio fianco ogni qual volta la sua presenza era richiesta”. Andreotti tra realtà e mito. “Palazzo Giustiniani. Andreotti è semplicemente uno statista, lo Statista per eccellenza. La sua era ed è una visione politica a livello mondiale. Un onore aver condiviso il suo tempo politico”. Molti teramani hanno l’impressione di rimpiangerla. “Un’impressione o la realtà? Nel primo caso la registro, nel secondo mi sento onorato. Il vero problema della politica di oggi è che temi quali il lavoro, la solidarietà, sono sulla bocca di tutti, ma non vengono calati nella quotidianità. Oggi le persone non trovano nella politica le risposte”. Perché domani dovrei votarla? “Ammesso e non concesso che mi sottoponga al giudizio degli elettori. Lei dovrebbe votarmi perché sono al servizio degli altri”. La gente cresce ma rimane in fila tra la nebbia mattutina. Il caffè di Don Rocco è sul fuoco. Io non ho mai votato i vincenti, ma riconosco il senso di una politica che ha le radici nell’appartenenza. Il cronista va via. Vi saluta con la mano e un inchino.