QUELLA STESSA LINEA ROSSA

La presidente della Camera dei Deputati americani, Nancy Pelosi ha annunciato per Agosto una propria visita a Taiwan portandosi dietro addirittura una delegazione di altri parlamentari, e facendo ovviamente infuriare il governo cinese,
Neanche a farlo apposta ciò accadrà a pochi mesi di distanza dal giorno che Pelosi lascerà per sempre quella poltrona, visto che in autunno ci saranno le elezioni, che si prospettano disastrose per i democratici.
Pechino ha già detto chiaramente che percepisce quel viaggio come una forte trasgressione da parte di Washington alla propria politica di ”una sola Cina”, portata avanti costantemente ma pazientemente da decenni. Tanto è vero che il Pentagono ha in programma l’invio di jet da combattimento e navi da guerra per proteggere l’aereo di Pelosi in caso di attacchi da parte dell’esercito cinese.
Gli Stati Uniti sono quindi perfettamente consapevoli che un incidente diplomatico di questo genere potrebbe arrivare a scatenare un vero e proprio conflitto, perchè il governo cinese ha iniziato a mettere in guardia Washington usando quello stesso linguaggio della “linea rossa” che la Russia aveva utilizzato a proposito delle provocazioni subìte prima della sua invasione dell’Ucraina.
“Se gli Stati Uniti insistono a sfidare la linea rossa tracciata dalla Cina incontreranno contromisure risolute. Gli Stati Uniti devono prendersi la piena responsabilità di qualsiasi conseguenza grave che ne derivi” ha annunciato il portavoce del governo cinese. Ma Nancy Pelosi tira dritto.
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Lo scorso Dicembre Biden aveva annunciato alla stampa: “Non accettiamo linee rosse di nessuno” riferendosi all’avvertimento lanciato da Putin a proposito dell’adesione dell’Ucraina alla NATO, e sappiamo come è andata a finire.
E’ esattamente quello che sta succedendo stavolta a Taiwan. La “linea rossa” tracciata dalla Cina verrebbe platealmente oltrepassata con lo sbarco di Nancy Pelosi a Taiwan. Nel migliore dei casi aumenterà la tensione internazionale, nel peggiore provocherà una guerra.
Si rischia perciò un ulteriore conflitto tra Oriente e Occidente e potrebbe sembrare ingiustificato, ma forse è proprio lo scontro cià che Washington sta cercando, così come ha fatto pochi mesi fa in Ucraina, per poi muovere la macchina del fango accusando la Cina di imperialismo. E di nuovo si tratterebbe di una guerra per procura, non combattuta da soldati americani. Geniale ma spietata e pericolosissima la strategia americana.
Non voglio nemmeno pensare ad una nuova guerra mondiale ma già soltanto l’ipotesi che l’Occidente ripeta con la Cina le sanzioni e la strategia di tensione applicati alla Russia è prospettiva assai grama per il resto del mondo. E ovviamente stavolta le ripercussioni sarebbero infinitamente maggiori rispetto a quelle conseguenti alla guerra in Ucraina, perché il mondo intero (e soprattutto l’Europa) dipende dall’industria cinese.
Il prezzo del petrolio potrebbe di nuovo schizzare verso l‘alto e così pure probabilmente il dollaro americano come avviene in occasione di ogni nuovo conflitto. Di conseguenza l’inflazione potrebbe andare alle stelle, ma con il dollaro che si rivaluta l’America potrebbe riuscire a esportare parte della propria inflazione e rafforzerebbe al tempo stesso il proprio predominio sul resto del mondo. Chi ci rimetterebbe di sicuro sarebbero ancora una volta i paesi emergenti, i cui debiti nella maggior parte dei casi sono espressi in dollari.
Sanzionare la Cina per un eventuale attacco a Taiwan e arrivare a impedirne le esportazioni verso l’Occidente potrebbe forse fare gioco all’America ma sicuramente getterebbe il resto del mondo in una recessione pesante che colpirebbe soprattutto l’Europa e le sue esportazioni.
Senza contare il rischio di dover rinunciare ai manufatti cinesi e l‘impossibilità di sostituirne in fretta le produzioni. Forse una grande opportunità per le multinazionali americane ma anche un grande passo indietro per il commercio internazionale!
Procedere verso la contrapposizione sempre più marcata tra Oriente e Occidente fa gioco alla strategia anglo-americana rivolta a mantenere il proprio predominio globale, ma fa al tempo stesso molto male all’Europa. E non è affatto detto che finisca per danneggiare davvero la Cina, come si è già visto con la Russia.
Stefano di Tommaso