Quando l’amore non basta

quandolamorenonbastaCristina ha 82 anni, l’aspetto minuto, il viso segnato da una strenua lotta con la vita, ma illuminato da un dolcissimo sorriso. Soprattutto quando guarda suo figlio, 38 anni e completamente disabile. Legato ad una carrozzina e al respiratore. Fa sempre uno strano effetto vedere quanta forza, anche fisica,

possano “tirar fuori” persone dall’aspetto così fragile. Eppure, nonostante i suoi stessi problemi di salute (una protesi, il diabete e altro ancora) il suo pensiero è costantemente rivolto a lui, alle sue necessità, al suo futuro. Perché per Cristina il futuro è davvero preoccupante: “la volontà è sempre la stessa, ma ho un’età che non mi permette più di accudirlo come prima. Ho bisogno di aiuto e di risorse – ci spiega. -non tutte le cose di cui ha bisogno sono fornite dalla Asl. Ci sono dei supporti, delle attrezzature che mi aiutano a muoverlo, che ho dovuto comprare io, perché non sono fornite dal servizio sanitario e anche le ore di aiuto a domicilio, non bastano. La spesa più pesante tuttavia è l’affitto di casa.  Avevamo ottenuto l’assegnazione di un alloggio popolare, ma sembra che i lavori si siano fermati e non si sa ancora quando potremo trasferirci”. Le spese per accudire una persona gravemente disabile come il figlio di Cristina, sono davvero tante e comprendono anche gli aiuti domestici, oltre tutti i presidi accessori e necessari per la quotidianità. Per non parlare delle spese di normale gestione della vita, riscaldamento, elettricità, spesa alimentare (che comprende anche alimenti speciali), quindi l’aggiunta dell’affitto aggrava una situazione già di per sé dura. La signora Cristina Di Bartolomeo ha affrontato nella vita tante difficoltà, compresa la scomparsa prematura di suo marito, ritrovandosi da sola a gestire una situazione difficile, faticosa, che solo un genitore, una madre, può accettare, coraggiosamente, tenacemente, E quando i soldi non bastavano più ha venduto anche la casa. Oggi chiede di poter entrare al più presto nell’alloggio comunale che le è stato assegnato perché la soluzione dell’affitto, che doveva essere provvisoria (“solo un paio di mesi secondo l’assessore” – precisa Cristina), rischia di diventare definitiva. Un film, anzi un “modello” che abbiamo visto troppe volte, anche a Teramo.