Maschio-Femmina: unità indifferenziata o dualismo irriducibile?

michelangelo: la caduta di adamo ed eva Nella Genesi si racconta della creazione dell’uomo, o meglio dell’umano, a immagine e somiglianza di Dio. Subito dopo si dice: “maschio e femmina li creò”. Prima, cioè, costituivano una unità indifferenziata, senza distinzione di maschio e di femmina (la parola Adam in ebraico non è un nome proprio,

Adamo, ma significa semplicemente uomo-terreno, poiché fatto dall’argilla – Genesi, 2, 7-8 -. Anche in latino la parola homo è legata alla terra humus). In molte civiltà antiche era uso un mito del genere, come quello raccontato da Aristofane nel Simposio di Platone, che narra dell’andrògino, un terzo genere dell’origine: il maschio-femmina, o l’uomo-donna, con caratteristiche e dell’uno e dell’altro, che non è il neutro (= né l’uno né l’altro). Ad un certo punto per volere divino è avvenuta la separazione: dalla costola di Adamo Dio plasmò la donna, Eva; nel mito di Platone i due esseri furono separati dalla divinità per una colpa iniziale e da qui è cominciata l’avventura e la rincorsa verso l’unità perduta. Basandosi sull’imposizione del ruolo o del potere da parte di uno dei due generi, l’antropologia spiega e, a volte, giustifica il patriarcato o il matriarcato come organizzazione sociale e culturale di diversi gruppi umani. Sicuramente nella civiltà occidentale, greco-latina, ma anche in quella orientale, la donna ha avuto una funzione marginale e di sottomissione all’uomo, considerata solo sotto l’aspetto sessuale e come mezzo di procreazione. Non è che tutti gli uomini godessero di tutti i diritti: era solo una minoranza a gestire il potere politico, economico- finanziario e culturale. Sotto questo aspetto di disuguaglianza sociale, donne e uomini erano pressoché pari. Ci sono voluti secoli di lotte e di conquiste per arrivare alla parità in certi ambiti e in alcuni le donne hanno perfino superato gli uomini. Sarebbe più corretto dire: le femmine hanno superato i maschi. Si prenda ad esempio la scuola e si veda il perché. Dai diversi dati statistici risulta che le ragazze ottengono migliori risultati nel profitto rispetto ai coetanei maschi. Inoltre, si dice, siano più diligenti, puntuali, meticolose, pronte, pratiche e oneste. Cosa ha determinato questo sorpasso? All’inizio si è detto che l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Oggi, invece, il maschio è procreato a immagine e somiglianza della donna. Come tutti gli esseri umani, infatti, nasce da donna, ma è gestito solo da donne (madre, nonna, zia, sorella, maestra e professoressa). Si vedano i dati statistici sulla femminilizzazione del corpo docente (100% nella scuola dell’Infanzia.; 99% circa nella Primaria; 83% nella Secondaria di I gr.; 75% nella Secondaria di II gr.; e se si considerano i precari e le graduatorie per l’insegnamento, si tende al 100% in tutti gli ordini e gradi dell’istruzione). Il “povero”maschio così risulta castrato della propria mascolinità: nel processo educativo e formativo viene meno il senso d’identità e di identificazione con l’adulto maschio. Il complesso edipico è represso a scuola e in famiglia. Da qui molti disagi sociali: il giudice che in caso di separazione affida i figli quasi sempre ed esclusivamente alla madre e le numerose tragedie familiari, di cui la cronaca è copiosa, come recentemente è stato messo in evidenza da Il silenzio degli uomini.Chi scrive, però, suggerisce, a chi non lo avesse ancora fatto, di leggere “In nome della madre” di Erri De Luca.