Un amore ucciso a coltellate

omicidio ad Alba AdriaticaPer Maria Rosa Perrone tuttoè iniziato così, in un’anonima domenica di ottobre: un viaggio a bordo della sua Suzuki insieme ad A., uno dei suoi quattro figli con gravi problemi di autismo, per incontrare il suo ex marito, William Adamo, e ribadirgli una volta per tutte la sua scelta di indipendenza. A lei, tunisina ma da sempre vissuta ad Alba Adriatica, la vita “non aveva mai regalato nulla”, così diceva sempre parlando di stessa.

Così la ricordano le persone che la salutavano quotidianamente e che non disdegnavano di offrirle un caffè. Lei ha sempre dovuto combattere, contro gli sciacalli, per il bene dei suoi quattro figli, per la famiglia nella quale credeva. Proprio per i suoi figli, Maria Rosa aveva deciso di troncare con suo marito, ex commerciante di origini sarde, irascibile e molto geloso. Da un anno e mezzo, la sua vita aveva preso una piega finalmente diversa, un nuovo amore si era affacciato alla porta per darle una nuova speranza..Chissà quanti pensieri le saranno passati per la mente mentre si dirigeva a quell’appuntamento. Occorreva dare un taglio netto, una volta ancora, a quell’ uomo che continuava comunque a sperare in una riappacificazione, in un ritorno di fiamma che non ci sarebbe mai stato. Quella dell’uomo era diventato un vero e proprio chiodo fisso. I biglietti che le continuava a scrivere e che in qualche occasione le aveva anche fatto recapitare nel suo negozio di pelletteria ed articoli da mare erano lì a dimostralo. William li scriveva in casa sua perfino sul tavolo, in modo tale da renderli indelebili. Una desiderio sfociato nella follia. Quando Maria Rosa è arrivata all’appuntamento, invia Gorizia, era già lì ad attenderla con una mano in tasca. Si è accomodato di fianco sul sedile anteriore, apparentemente tranquillo, per ribadirle ancora una volta il suo amore. Ma qualcosa in poco tempo è degenerato in una violenza inaudita. Le si è scagliato contro con venti coltellate inferte al collo, all’addome, al mento. Sotto gli occhi del loro figlio, seduto dietro, incolpevole spettatore di una scena orribile. Una furia omicida premeditata che non ha lasciato scampo alla donna, se è vero che William aveva con sé in tasca un coltello da cucina e la valigia già pronta per il carcere, che gli avrebbe aperto le porte già la sera stessa per omicidio volontario premeditato. Da quel momento, tre ore appena sarebbero trascorse prima della fine, seppur interminabili. I primi soccorsi dai sanitari del 118 di Sant’Omero, che la trovano in un bagno di sangue, ancora riversa sul sedile dell’ auto ma non apparentemente in pericolo di vita. Poi il ricovero in prognosi riservata presso l’ospedale vibratiano. Il repentino peggioramento, sopraggiunto a causa di una emorragia interna causata in particolare da una delle coltellate al collo, che avrebbe indotto i medici a chiederne il trasferimento d’urgenza all’ospedale Mazzini di Teramo per un estremo tentativo di salvarla.  Alla tragedia si vanno ad aggiungere i dubbi sui soccorsi che hanno convinto anche il sostituto procuratore del Repubblica, Bruno Auriemma, a soffermarsi attentamente sull’esito dell’esame autoptico per escludere eventuali responsabilità dei medici su un tardivo intervento.