Nuove insicurezze e VECCHI PRIVILEGI

foto_homeCosti della macchina statale a Teramo

Poco tempo fa, uniche vere preoccupazioni erano le chiacchiere sotto i portici, sia che fossimo protagonisti o soltanto comparse. Un diversivo provinciale, che oggi, tutto sommato, ci manca. Da quando anche le poche certezze che avevamo se ne stanno andando in fumo. Bruciate dalla crisi e dalla paura. Per la prima, tentiamo di barcamenarci verifi cando il gruzzoletto

in banca e rinunciando al pulloverino di cachemire in svendita. Per la seconda, dobbiamo ancora attrezzarci. Nessuno -era l’altro ieri- si sarebbe sognato che a Teramo (e dintorni) l’inviolabilità della casa avrebbe tenuto il passo con le metropoli. Certo di non essere mai tradito dalla piccola città. Guscio strettissimo da ragazzi, approdo sicuro nella maturità. Fino a quando qualcuno dall’Est ha sfrontatamente dichiarato che “rubare a Teramo è facile”. E ci siamo svegliati o, almeno, sembra. Dagli organi preposti al controllo del territorio arrivano solleciti suggerimenti all’autodifesa: non lasciare ingressi aperti (ovvio, ma c’è qualcuno che ancora lo fa?); munirsi di porte blindate (per chi può permettersele); non aprire a sconosciuti (salvo rimbambimenti senili, si è diffidenti quel tanto che basta), e via controllando. Ora, accanto ai consigli che non guastano mai, piacerebbe tuttavia ritrovare il sonno del passato. Scomparse le “antiche” stazioni con il maresciallo dei carabinieri che conosceva gli abitanti di ogni casa, non sarebbe più produttiva l’unifi cazione di tutte le forze di polizia? Non potendo contare sull’incremento di uomini che pattugliano il territorio, se proprio dobbiamo confi dare quasi esclusivamente sulle nostre spalle, tanto vale realizzare un risparmio più globale. Come? Eliminando quei costi che, se non ci restituiranno le sicurezze perdute, ci conforteranno le tasche. Ma da dove cominciare? Dalle prefetture, per esempio. Che sono costose, obsolete e relativamente utili. Dal sito del Senato della Repubblica apprendiamo che solo la prefettura di Teramo, nel 2009, è costata 4.443.490 Euro. Vale a dire 15.46 Euro per abitante. Ma il Governo ha già dato un taglio per il 2012 con alcune direttive che valgono per tutte le prefetture. E-mail al posto di lettere e fax; strutture del Ministero dell’Interno al posto di alberghi per i prefetti in missione nella Capitale; risparmi su luce, riscaldamento e aria condizionata, niente acquisto di mobili o oggetti per cerimonie e rappresentanza, stop alle cartoline di auguri natalizi. Insomma, le prefetture e non solo subiranno una riduzione di stanziamenti per 550 milioni di Euro. Dubitando che prefetto, vice, capo di gabinetto e dintorni sopporteranno con stoica indifferenze freddo, gelo e afa estiva, prendiamo il toro per le corna e mettiamo fine a ingiuste sofferenze. Come? Chiudendo defi nitivamente i giganteschi portoni che si spalancano un paio di volte l’anno e soltanto per i soliti noti. Mentre il popolo della piccola città perde le sue residue certezze, senza eccessivi rimpianti per privilegi effi meri e persino inutili.