Torniamo sotto i portici a discutere

voto movimentoParticolarità di questo movimento è

che nasce dall’esperienza e dall’unione di altri realtà”. Mauro Baiocco spiega perché nasce il movimento Teramo 3.0, e  soprattutto cosa si propone per il futuro. “Io sono un rappresentante di Nuove Armonie, associazione che negli ultimi cinque anni ha creato massa critica intorno alla cultura in città, parlando in maniera più diretta, utilizzando vari canali tra cui anche la satira e polemica accesa, per far conoscere i retroscena di quelle che  sono le attività culturali teramane che sono lo specchio di quelle nazionali. Verosimilmente la cultura e l’associazionismo in Italia sono stati usati dalle forze  dirigenziali politica come mezzi da cui far transitare dei denari e poi poter sostenere altri aspetti vicino alla politica. Teramo non è stata esente dalla ‘cultura politicizzata’ che poi ha impedito uno sviluppo eterogeneo della cultura stessa”. Con Baiocco ci sono Giorgio Giannella, ‘dissidente’ del Pd teramano (un ragazzo  di 28 anni che ha avuto il coraggio di portare avanti le proprie idee e di uscire da un partito in cui non si riconosceva più), e Christian Francia, noto soprattutto  come blogger, ma tecnico del gruppo, da profondo conoscitore della macchina amministrativa quale è. Come vi siete incontrati? “Ci siamo conosciuti per esperienze di vita extra politiche o culturali – esordisce Baiocco-. Ad esempio, Christian l’ho conosciuto perché giocavamo a calcetto insieme e nel post-partita  riuscivamo a scambiare delle idee, realizzando di non essere gli unici a pensare ad una Teramo diversa”. Quali i vostri progetti? “Non vogliamo fare battaglie  personalistiche, personali o frontali nei confronti di qualcuno, ma semplicemente ad un modo di pensare limitante per la città di Teramo. Ripeto sempre due  concetti. Il primo da artista mi sono sempre seccato di ricevere la ‘pacca sulla spalla’ e sentirmi dire dai miei concittadini che sono bravo, ma che se voglio fare qualcosa dovevo andare via da Teramo. Ho sempre risposto al contrario. Se sono bravo, se chi lo dice è sincero, forse dovrebbe fare qualcosa per farmi restare a Teramo, perché anche io possa contribuire a far crescere Teramo; mentre coloro che forse si vengono valutati meno bravi o semplicemente più protetti  politicamente trovino una soluzione all’esterno. La seconda frase che mi viene spesso ripetuta è ‘Roma non si fa in un giorno’, verissimo, ma rispondo che bisogna pur iniziare. Non bisogna aver misura nel parlare, anzi. Nel momento in cui vi sono delle irregolarità, ingiustizie, male gestioni da denunciare, necessita avere il coraggio di parlare. Supportati da argomentazioni serie bisogna dire nettamente come stanno le cose “. Siete più vicini alla destra o alla sinistra? “Non  abbiamo una collocazione. Giannella lo sappiamo tutti da dove arriva, ma Francia? Io non disconosco il mio passato da attivista a vent’anni, ma ora mi accingo ai 40. Ero vicino al centrosinistra, a 18 anni mi sono fatto cacciare dalla federazione giovani comunisti italiani. Se oggi dovessi dare una definizione di me stesso mi  definirei sopra, ma non al di sopra, ma sopra per schiacciare tutto il resto. Non è un impeto grillino”. Alternative? “Il vivaio che abbiamo a disposizione nel  centrosinistra teramano, non essendo stato alimentato, è assolutamente scarno se non inesistente. Per non parlare del disastro attuato in città negli ultimi otto  anni dal centrodestra. Ma con la connivenza dell’opposizione. In questo momento la nostra posizione è di smuovere le coscienze”. Che seguito avete riscontrato?  “La sera dell’inaugurazione della nostra sede ho visto facce che non avevo mai incontrato a Teramo, visi mai visti ed è un segno positivo. Le forze politiche sono  incuriosite dal questo fermento di movimenti. Forse con la recondita speranza di poterci mettere le mani sopra”. Alleanze? “Al momento non abbiamo nessuna  idea di lista. L’impegno che qualcuno dei nostri dovrebbe assumersi per le comunali è un impegno gravoso. Quindi siamo molto onesti tra noi e ci stiamo  confrontando anche su questo. Aspettiamo che ci sia una richiesta dal basso; che sia la cittadinanza che si renda conto delle condizioni della politica. A breve ci  saranno anche le politiche, e saranno un segnale forte”. Perché la scelta di un movimento e non di un partito? “Il movimento ha un aspetto molto più allargato. I  partiti oggi non hanno nulla di democratico, nulla di partecipazione allargata”. E nei movimenti? Grillo in un video dice che chi è dentro il movimento o lo è alle  sue regole o è fuori. Quella è democrazia? “Non la reputo democrazia. Ma non mi sento neanche di condannare. Se durante una guerra siamo in prima linea e  stanno cadendo le granate è difficile dire al proprio generale: forse è meglio ammorbidire la linea. Il generale deve dare un ordine, assumersi la responsabilità  dei propri uomini sia che essi vincano o moriranno. Se la vediamo in quest’ottica con l’elmetto e la baionetta innescata forse potremmo dargli ragione. Se la  vogliamo vedere in una situazione di pace e di democrazia di partecipazione allargata, allora da qualche parte fa acqua. E’ vero che non parla con la stampa, ma esiste una piattaforma internet, il movimento di Grillo è molto ampio sul web. L’unico limite che riconosco a questa iniziativa è che quando si scende nel  particolare e locale è difficile improvvisarsi proponenti. Alle elezioni il candidato che ha staccato un biglietto per il Parlamento è stato eletto con 134 click, ma poi  sarà in grado di legiferare? Basta un curriculum online per decidere?”. Necessita sapere chi è la persona è quale parte di lavoro ha svolto sul campo prima di  eleggerlo. “Sono d’accordo, proprio per questo nasciamo con una sede fronte strada, in via della Cittadella n.3. La scelta non è casuale. Abbiamo lavorato due  anni a questo progetto e volevamo fortissimamente un contatto diretto con le persone. Quella non è la sede di Teramo 3.0, ma di un’associazione orizzontale, se  domani qualcuno arriva con 100 associati e lavorando, portando il proprio pensiero raggiunge una maggioranza democratica, si lavorerà per quella maggioranza,  anche se singolarmente non si è d’accordo”. Raccoglierete i residui del Fli o di altri partiti che languono? “Non siamo un cestino della spazzatura e non facciamo raccolta differenziata. Non ci interessa vincere le elezioni. Sappiamo di non avere la forza di vincere le elezioni, siamo convinti, altresì, che sia  necessario esistere in questo momento storico. Non parlo di anarchia. Certo è che in un momento di ingovernabilità, mi riferisco all’esperienza del teatro Valle a  Roma, il pubblico trova spazio per recuperare ciò che gli appartiene. E’ assolutamente evidente in questo momento che ciò che è pubblico non è più nostro. La Asl pare essere di Varrassi, il Comune pare essere di Brucchi. Il sindaco che dice in merito al Teatro romano “mi avete eletto e faccio come dico io”. Non è così. Brucchi è come un amministratore di condominio, non il proprietario del palazzo”. Idee precise quindi non ne avete? “Idee precise sulla candidatura no. Su come  gestire la città assolutamente certi. Stiamo facendo una raccolta fi rme per chiedere fa di riportare l’Università in centro e giù questa piccola cosa sta scuotendo  gli equilibri. Noi vogliamo riportare la gente a parlare di politica sotto i ‘portici di Fumo’; creare massa critica. La città deve parlare della città, dell’esubero degli  impiegati comunali, dell’esubero di impiegati rispetto ai fontanieri al Ruzzo. Bisogna che la gente venga da noi a parlare e trovare il coraggio di dire anche cose forti”.