FINTI AUTOVELOX

il Ministero delle Infrastrutture fa retromarcia e ne riconosce la legalità (forse)

“Quanto ai dissuasori di velocità

– comunemente definiti autovelobox – appare evidente che possano essere installati e operativi soltanto se dissuasori dotati di effettivi dispositivi di controllo”. Così il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi sulla questione della legalità dei mezzi che accertano le infrazioni al codice stradale, mentre solo qualche settimana fa aveva affermato invece che i “finti autovelox sono illegali”
Sembrerebbe una retromarcia, quella del ministro, dopo che  aveva smentito i tecnici del suo stesso ministero, facendosi influenzare da un servizio esagerato delle Iene, a sua volta “attivate” da polemiche abnormi sorte in provincia di Alessandria.
Tanto era bastato per travisare i pareri ministeriali, secondo cui i box di plastica possono ospitare un rilevatore di velocità solo se presidiati da un vigile in quanto non sono previsti dal Codice della strada: “i tecnici volevano dire che non ci sono particolari prescrizioni da rispettare se non quelle generali, qualcuno (Lupi compreso) ha capito che fossero vietati”.
In un comunicato stampa, infine il Ministro chiarisce l’unico vero vincolo che i tecnici avevano ritenuto che ci fosse. Ossia il fatto che quei box devono effettivamente essere utilizzati con una certa frequenza per ospitare e far funzionare rilevatori di velocità in funzione. Lo richiede il principio di credibilità della segnaletica (sui box sono riprodotte immagini di segnali di limite a 50 km/h e ci sono avvisi di controllo elettronico velocità).  Viene da chiedersi chi poi stia a controllare se ciò accade davvero.
Che il Ministro si sia accorto di averla detta grossa? Se non altro, verrà riconosciuto allo staff di Lupi di aver inventato un bel neologismo come “autovelox box” che entrerà nel linguaggio comune. A voler essere pignoli, questi dispositivi sono noti come “finti Autovelox”, “Velo OK” e “Speed Check”.