“Ventennio peggiore di quello fascista”

graziani francoEx professore di liceo, Franco Graziani parla di una politica “umana” che non c’è più, di strumenti di informazioni e

dedizione al lavoro. Ha lasciato da diverso tempo la politica attiva, dove rappresentava ed era espressione della Democrazia Cristiana. Oggi ci parla di una politica “umana” che non c’è più, di strumenti di informazioni e dedizione al lavoro. Di cosa si occupa adesso? “Iniziamo proprio dalla cosa meno interessante. Sono pensionato della scuola, mi occupo della valutazione della dirigenza e di direzione strategica”. Come ritiene sia cambiata Teramo rispetto a quando militava in politica? “Ritengo sia estremamente interessante questo vostro tentativo di promuovere un dibattito che non viene sollevato come centrale neanche in consiglio comunale, ma credo non vada fatto raffrontandosi al passato. Da sempre per chi li ha vissuti, i ricordi suscitano nostalgia e diventano il luogo della giovinezza e in qualche modo mitico”. Come lo affronterebbe? “Posso provare comunque a rispondere sotto questo profilo. Gli ultimi venti, in Italia, sono stati anni di decadenza. Noi avevamo una visione progressista della società, come se in qualche modo il progresso fosse qualcosa di necessario ed automatico. Adesso siamo caduti nella barbarie politico-culturale e sociale. Sono stati anni difficili. Gli ultimi vent’anni hanno fatto più danni alla nostra città del ventennio fascista”. Il presidente della Regione, tempo fa,ha criticato la politica assistenzialistadi Remo Gaspari, imputandole ilfallimento dell’Abruzzo. “Gaspari l’hoconosciuto bene di persona ed anche politicamenteconsiderato, tanto che ad un certopunto della mia personale storia politico- amministrativasono stato nel gruppo gaspariamo,anche se mi defi nivo ironicamente un’gaspariano di complemento’. A differenza dimolti colleghi di partito ho avuto con Gasparipiù contatti dopo la sua uscita dalla politica.Gaspari aveva un merito storico: capacità dilavoro e dedizione immensi. Riceveva anche inciabatte, ascoltava tutti attentamente ed avevacapacità di sintesi e cortesia nelle risposte.Quando poteva, promuoveva un intervento.Si può dire che questo intervenire a pioggiafosse discutibile, ma aveva una sorta di effi -cacia perché i suoi interventi, grandi e piccoli,per l’Abruzzo, sono stati tanti e coerenti traloro: portare industrializzazione, infrastrutture,strade e autostrade. Basti ricordare che necostruirono quasi due in una regione come lanostra, da sempre molto isolata. Ridurla aduna politica clientelare nel senso più deleteriodel termine è riduttivo. Gaspari aveva una suavisione d’insieme che coltivava ‘zappando l’orto’momento per momento, aggiungendo pazientementeed instancabilmente un tasselloalla volta. La mia convinzione è che Gasparisia stato un politico onestissimo. L’ambizionecon cui ha lavorato è stata quella di lasciareal suo Abruzzo il frutto del suo lavoro”.Molti lamentano un allontanamentodella politica dal cittadino. “La sfi duciadei cittadini nella politica deriva soprattuttodal fatto che la pubblica amministrazione nondà più risposte. Fino a quando le risorse davanorisposte ai cittadini, in merito di redditoe servizi, i cittadini non cercavano altro. Affi davanole cose più complesse ai loro rappresentanti.Adesso il cittadino è disgustato dal fattodi vedere i politici come una sorta di piccolicapi tribù che usano le poche risorse residualipubbliche per alimentare il proprio clan”.C’è una perdita anche del rapportoumano. “Il sistema delle preferenze aveva isuoi limiti, ma era inevitabile parlare con lepersone e farsi apprezzare con il proprio lavoro,perché quando si andava a votare si dovevascrivere il nome della persona. Gli elettoridovevano conoscerti, anche attraverso i mezzidi informazioni, ma soprattutto apprezzarti”.In merito a questo, quale è la responsabilitàdegli organi di informazione, inparticolare ci sono funzioni che non assolvonoo eventualmente, in cosa sbagliano?”In Italia non c’è una indipendenzadi questo quarto potere, si è avvertita quasisempre e troppo la mano di chi era dietrole organizzazioni mediatiche, che si tratti ditelevisione pubblica o privata e delle granditestate nazionali. In Italia manca il concettoanglosassone di strumento di informazionequale specchio della società, una sorta di difensorecivico. A Teramo, in particolare, c’è statoun grande pullulare di iniziative. La carenzaè stata quella di non aver fatto gruppo. Tropperealtà e troppo frammentate, brevi nel tempo,alcune sono nate e scomparse dopo pochimesi, e quindi non hanno pesato più di tanto”.