Opportunita’ e flessibilita’

londraL’Inghilterra non è una “Zona Franca” dell’Europa. Il paese gode di grande reputazione economica a livello mondiale, ed è la porta preferita per il commercio europeo dall’Asia e dagli Stati Uniti, in quanto conoscono la garanzia dell’applicabilità delle leggi inglesi. L’Inghilterra offre ai suoi imprenditori immensi vantaggi stabiliti attraverso leggi

semplici e facili da capire ed applicare. L’imprenditore è aiutato ad avviare e gestire un’azienda in modo facile, evitando lunghe attese, barriere burocratiche e costi iniziali troppo elevati che non fanno altro che “rubare” energia durante la fase di costituzione e avviamento. L’Inghilterra offre all’imprenditore molte agevolazioni fiscali, ovvero tasse ridotte rispetto ad altri paesi europei, oppure tasse che addirittura non esistono. Quando una società non produce perché il titolare è malato o non può lavorare si può bloccare tutto il carico impositivo. Inoltre molte tasse a cui gli italiano sono soggetti, Irpef e tasse comunali per l’esercizio, in Inghilterra non esistono, nessun problema di concessioni, non esistono albi professionali e una società cosiddetta Limited (LTD) può svolgere immediatamente qualsiasi attività anche sul mercato internazionale per la presenza di accordi bilaterali di tassazione con tutti gli Stati Membri della Unione Europea. Secondo il diritto inglese, la Società Limited(abbreviata a “Ltd”) e’ una delle due forme di società commerciale-di capitali inglesi, che per alcune sue caratteristiche è molto simile alla nostra Società a Responsabilità Limitata. L’ altra forma societaria britannica, la Public Limited Company (Plc) equivale alla nostra Società per Azioni. Le maggiori differenze con la situazione italiana consistono soprattutto nei costi di creazione e gestione, particolarmente bassi in Inghilterra (£GB 300,00 di costi vivi on line), dove non è richiesto neanche un limite minimo per il capitale sociale (a volte costituito dal valore nominale di 1 sterlina), da una bassa tassazione dei profitti stabilita in base a fasce di reddito e nella facoltà di esenzione da IVA, che in Inghilterra è chiamata VAT. Le formalità burocratiche sono ridotte:la costituzione, pur essendo un attività complessa, avviene senza atto pubblico né l’intervento del notaio, ma con un semplice deposito di tutta la documentazione necessaria presso le Autorità, che effettuate alcune verifiche, emettono il Certificato di Costituzione. In Italia pecchiamo di “eccessivo burocratismo” non solo nella gestione della cosa pubblica, ma anche nell’esame dettagliato, minuzioso, bizantino del nostro ordinamento privatistico. Il diritto societario italiano se da un lato privilegia in maniera “scrupolosa” il diritto dei soci-azionisti, cercando di raggiungere pur sempre la trasparenza dei bilanci delle grandi aziende, ha creato di contro un “sistema completamente ingessato” non competitivo con il mondo d’oggi. Nel Regno Unito è diverso l’approccio di base: nella dinamica della governance aziendale c’è il rispetto della legge. La legge è semplice, chiara, non farraginosa, pretestuosa o sibillina che possa mettere in difficoltà l’imprenditore. Poche leggi con pochi articoli che non prestano il fianco ad interpretazioni elusive. È il sistema che è competitivo e non lascia spazio a manovre fraudolente di evasione fiscale. Diverso rapporto cittadino- fisco, basato sulla fiducia dello Stato sui dati del contribuente. Solo chi sbaglia ha realmente problemi! Non ci sono ricostruzione di redditi presuntivi né formalismi di circolazione del denaro. La regola è: circolazione moneta elettronica, senza commissioni ecc. Bassa tassazione anche sul costo del lavoro. Poche incombenze burocratiche e assenza di “lavoro in nero” . Nessun suddito rischierebbe, secondo l’assunto che più è alta la tassazione dei redditie del costo del lavoro, maggiore sarà l’evasione. Un esempio: su una busta paga sindacale di £.GB 1000,00 il costo del lavoro previdenziale- assistenziale è di appena 9,60% al mese! Tutto è permesso purché non sia illecito. Tutto è flessibile, competitivo purché rispetti ” il contratto sociale”: se sbagli “volontariamente”, dolosamente, lo Stato si fa sentire. In modo concreto. Si è parlato in questi ultimi tempi di “decreti sviluppo”: proviamo a fare una comparazione, considerando alcuni punti: costituzione di una SRL con capitale sociale di €.1, con soci al di sotto dei 35 anni. Per il solo fatto che non sono previste norme di coordinamento con il codice civile, al primo esercizio che chiude in perdita la società va in liquidazione ipso jure per azzeramento del capitale sociale. E non potrebbe essere altrimenti almeno peri primi due, tre anni. Inoltre l’obbligo di adempimenti legali, attraverso i notai, per ogni atto “straordinario” o “ordinario”, i versamenti di acconto alla Banca d’Italia e tutte le restanti procedure previste da un grande ordinamento giuridico, come è quello italiano, con il suo eccessivo diritto di difesa e tutela, provoca inevitabilmente ingessamento e blocco della competitività costringendoci nella posizione di fanalino di coda, altro che sviluppo.