Il Presidente con la P maiuscola

Giandomenico Di Sante:

IL BANCHIERE GENTILUOMO

disante

È il “Presidente” con la P maiuscola.

7 volte alla guida di altrettante banche,


che hanno fatto la storia dell’economia (non solo) teramana

 

Dagli inizi teramani, nel lontano 1977, con la Banca Popolare di Teramo e Città Sant’Angelo, il Cavalier Giandomenico Di Sante si trova oggi a presiedere una Superbanca, quella scaturita dalla fusione di Banca dell’Adriatico e Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno. Entrambi gli istituti fanno parte del gruppo Intesa San Paolo, ma la concentrazione degli sportelli, nelle tre regioni costiere orientali, ne fa un organismo destinato a incidere considerevolmente nell’economia di questi territori, soprattutto in questi tempi di crisi.

Come si è giunti a questa fusione?

“Entrambe le banche fanno già parte del gruppo Intesa san Paolo, in particolare Carisap era una controllata al 70% circa. Una trattativa in corso da qualche tempo ha portato all’acquisizione dell’intero pacchetto di Carisap. In questo modo le due banche sono diventate così “due gocce dello stesso mare”.

Qual è oggi il ruolo che ha o dovrebbe avere una banca?

“Oggi la banca è chiamata a un grande cambiamento, a una innovazione forse maggiore di altre attività imprenditoriali: è un impresa come tutte le altre, ma svolge una funzione estremamente delicata soprattutto in questo periodo. È necessarIo che sia effi ciente ed efficace. Deve adeguarsi sempre più e sempre meglio ai tempi che viviamo, a cominciare dagli uomini, dalle risorse umane. Investiamo grandi risorse in aggiornamenti e formazione costanti, lo dobbiamo alle tantissime piccole aziende che sono cresciute insieme a noi, che abbiamo accompagnato con successo,almeno fi no ad alcuni anni fa. Ora la crisi ha cambiato molte cose e molte aziende hanno avuto diffi coltà a sostenere lo scenario economico che si è creato. Il sistema bancario deve trovare una intelligente gestione, ma con senso di responsabilità”.

Lei conosce a fondo la situazione dell’economia teramana e non solo…

“Direi per fortuna, e per una responsabilità etica e morale, conosco molto bene quello che accade da Gabicce alla Puglia. Avevamo circa 200 sportelli ora 268 , ma dopo questa fusione, le due banche, che fino a ieri avevano un’operatività autonoma e degli spazi da gestire ora più ampi e articolati sul territorio, adesso si trovano a seguire una quantità enorme di clienti. I problemi di carattere generale, l’Italia, l’Europa, la globalizzazione, hanno dato un volto nuovo all’economia. Una volta non c’era una interconnessione così forte. Rispetto al passato la crisi è enormemente più grande delle precedenti perché più complessa, più interconnessa e soprattutto più veloce. La differenza è proprio nell’enormità, nella complessità, nella velocità e interconnessione degli scenari: quello teramano con l’Abruzzo, quello dell’Abruzzo con l’Italia, l’Italia con l’Europa, l’Europa con il mondo. Il rischio è di considerare questa crisi simile alle precedenti ma non è cosi. Oggi non si tratta di difendere solo il “tozzo di pane”. Oggi il disagio, la sperequazione, la disuguaglianza sociale stanno arrivando a livelli non più sostenibili. Cresce il numero delle famiglie in diffi coltà. La classe media scende di livello e chi sta ai margini va protetto. Non solo con sostegni fi nanziari, ma con una modifi cazione nella gestione politica di questa crisi. Purtroppo la politica si è rivelata inadeguata. Non solo perché non è riuscita a fronteggiare il momento attuale, ma perché per 10 anni vi è stata una valutazione inadeguata di quello che accadeva, e nella capacità di competere che scemava e nella valutazione dell’Europa e del mondo. La responsabilità, va detto, non è solo italiana, anche l’Europa ha i suoi limiti, ma noi siamo chiamati a fare la nostra parte, che non può fare nessun altro. In questo senso abbiamo pieno diritto a promuovere una gestione delle diffi coltà dell’economia a livello europeo. Promuovere questa partecipazione corale, nella diversità dei ruoli e dei pesi, nell’interesse di tutti. Il nostro interesse in questo caso è anche maggiore, ma in prospettiva è interesse di tutti. La Germania che domina è una “vittoria di Pirro”, il suo vantaggio è transitorio. Un fenomeno di riflessione che già si avverte. L’Italia deve , sempre meglio, conquistare una capacità contrattuale. Si è in grado di sollecitare, coinvolgere, condizionare e promuovere nella misura in cui si è credibili, nei programmi, nella stabilità e capacità di competere e riguadagnare gli spazi da gestire”.

Tornando alla nuova “superbanca”, quali possono essere le ricadute vantaggiose per questo territorio?

La provincia di Teramo, che aveva nella Vibrata la “Milano del sud” con la sua quantità di “formiche che portavano chicchi di grano al granaio” e producevano ricchezza, una miriade di piccole aziende molto vivaci e dinamiche, in questo processo di cambiamento hanno visto molte di loro uscire fuori dalla capacità di competere, molte altre in sofferenza, molte sono proprio scomparse. Questa nuova realtà potrà dare una presenza più capillare, una “potenza di fuoco” maggiore, con la capacità di saper coniugare il localismo con l’effi cienza e l’effi cacia che il cambiamento persegue. Abbiamo alle spalle questo gigante (il gruppo Intesa-San Paolo. Ndr) che ci fa essere una banca molto particolare. E’ una grande fortuna avere radici profonde e diffuse nel territorio. Tantissime aziende sono cresciute con noi e con la Tercas, altra protagonista importante, che ci ha visti alternativamente prevalere. Lei ha affermato di recente che , a fronte dei limiti dettati dalle disposizioni europee, ai direttori resta pur sempre un ambito discrezionale importante”.

Secondo lei, le banche torneranno a fare credito alle imprese e alle famiglie?

“I parametri europei, le linee guida vanno rispettate, poi le regole di attuazione vanno seguite “cum grano salis”, con razionalità. Noi abbiamo l’onore e l’onere di svolgere un ruolo. In questo momento posso affermare che noi impieghiamo più di quanto raccogliamo e non è un problema proprio perché il gruppo è estremamente solido e con liquidità abbondante”. Una carriera ricca di passaggi importanti la sua, che l’hanno vista sempre al timone, sia di aziende che di banche… Nelle mie scelte, molte volte ho avuto successo, qualche volta ho sbagliato, oggi sono soddisfatto. Ho sempre ritenuto che fosse utile avere alle spalle qualcuno di più grande, che fosse in grado di fare qualcosa di diverso dalla piccola banca locale, con le logiche e le strategie di un grande gruppo. Questa è la settima banca che presiedo. In questa nuova articolazione siamo un insieme unico. Sono stato nominato prima presidente di Carisap e poi della nuova Banca dell’Adriatico, che ha iniziato a pieno titolo le sue attività il 15 aprile. La prima importante acquisizione, tuttavia, risale all’83, con un istituto marchigiano, di San Benedetto del Tronto che aveva 10 sportelli. L’anno dopo fu la volta dell’Aquila con altri 12 sportelli Poi il “matrimonio” Pesaro- Teramo, l’operazione più bella che potessi sognare e che si è rivelata di grande diffi coltà. Per un paio di anni ho fatto l’acrobata, perché il processo di amalgama era diventato estremamente impegnativo, la banca non progrediva nei giusti modi e giusta direzione Seguì un apparentamento con la Cassa di Bologna e con una holding: CAER, che comprendeva BDA, Cassa di Bologna e Cassa di Gorizia. Poi le banche diventarono 7 e nacque l’ altra holding, CARDINE ( di cui sono sempre stato presidente e amministratore). Avevano un free capital di 12.000 miliardi di lire, una potenza. Però, come dicevano alcuni soci, eravamo ” 7 signorotti di campagna” perché si avvertiva già l’esigenza di essere accompagnati verso l’internazionalizzazione e sentivamo di non avere né l’esperienza né gli uomini suffi cienti. Da questo pensiero nacque il progetto di inserimento nel gruppo Intesa San Paolo che oggi è realtà. L’internazionalizzazione in realtà non è un’esigenza solo attuale, è cominciata 20 anni fa e a mio avviso l’Italia possiede già i fondamentali per uscire da questa crisi“.

Lei ha ricevuto anche un impressionante numero di onorifi cenze…

(sorridendo) “Ho avuto diverse “patacche”, è vero, forse molte più di quelle che meritassi, ma due sono molto importanti e mi hanno fatto molto piacere perché sono riconoscimenti che il Presidente della Repubblica dona ai cittadini che hanno fatto cose eccellenti”.