COME MOSE’

Monsignor Michele Seccia+Monsignor Michele Seccia racconta le sue prime impressioni sulle dimissioni di Benedetto XVI

La notizia della rinuncia del Papa mi è arrivata attraverso un sms al cellulare. Inizialmente ero incredulo – così esordisce +Monsignor Michele Seccia  – Immaginavo che a mezzogiorno ci sarebbe stata la smentita. Finita la riunione con i sacerdoti ci siamo messi in collegamento con la sala stampa del Vaticano, dove padre Federico Lombardi stava dando tutte le informazioni del caso e abbiamo rifl ettuto su ciò che il Papa ha detto e su come lo ha detto”. Certamente l’accadimento ha sorpreso il mondo della cristianità dato che una rinuncia al papato non si verificava dal 1400: ” Guidato dalla volontà di capire il significato della scelta del Santo Padre, tutti i miei pensieri sono andati al 17 Gennaio 2013, quando ho incontrato Benedetto XVI in occasione della visita “ad limina”, l’udienza periodica dei Vescovi a Roma. In quella circostanza da subito notai il dimagrimento del Papa e il modo di camminare più affaticato. La conversazione durò circa tre quarti d’ora. Fu un momento signifi cativo. Fui coinvolto dalla Sua lucidità, dalla Sua accoglienza e dal forte senso di partecipazione che apportava anche nei riguardi della nostra Diocesi. Durante gli anni di pontifi cato di Joseph Ratzinger abbiamo avuto e  ascoltato un magistero di alto spessore. La teologia, la filosofia, il logos mirati all’ insegnamento di una inesistente separazione tra la fede e la ragione. L’obbiettivo Cristocentrico di Ratzinger si è manifestato incessantemente. Penso al concetto di Carità, vera ed originale solo quando si concepisce l’altro come immagine di Dio. Penso anche allo scossone dato alla Chiesa a partire dal problema della pedofi lia verso il quale è stato irremovibile, una volta accertata la verità. Il ricordo del colloquio con Benedetto mi ha fatto percepire ancora di più la grandezza di ciò che abbia voluto darci e dirci durante questi anni. La Sua decisione ci ha offerto un messaggio di forza. Una lezione costruttiva nella quale si dimostra il rifiuto del carrierismo e l’attaccamento alla Dottrina”. “Sono un umile operaio nella vigna del Signore”, le prime parole di Benedetto XVI il 19 Aprile 2005, appena eletto al soglio pontificio. Dopo 8 anni, Papa Ratzinger lascia la Barca di Pietro con chiarezza e umiltà responsabile di non avere il vigore necessario per guidarla. “La situazione del mondo e della Chiesa -ha detto il Santo Padre- necessitano di un Papa più giovane capace di poter andare ovunque per svolgere il suo ministero. Ho esaminato a lungo la mia coscienza alla luce della Parola di Dio – ha ripetuto l’ex pontefice  – consapevole della gravità della decisione valutando l’età e le forze che mancano”. “Penso che una rifl essione del genere – conclude il Vescovo di Teramo – guardi già alla giornata mondiale della gioventù in Brasile. Una persona di 86 anni non è in grado di fare fronte a tale stress. Il Papa conserverà quel carisma che gli è appartenuto ma non potrà fare da contraltare. Ora farà l’eremita. Sono certo che non concederà interviste e funzioni pubbliche nel convento in Vaticano. C’è un’immagine che può rappresentare il Pontefice Benedetto XVI: quella dell’uomo appartato che continuerà a vegliare e a pregare sulla Chiesa per tutto il tempo, come Mosè sostenuto dai suoi accoliti con le mani in alto in segno di preghiera”.