Stefania: il fischietto rosa

stefania_candria_primapaginaChi lo avrebbe mai detto? Immaginate una donna, peraltro molto giovane, soli 23 anni, arbitrare uomini grandi e grossi? Ci vuole forza di volontà carattere e personalità forti, ma è possibile. Stefania Candria ci racconta la sua esperienza all’interno dell’AIA sez. di Teramo che forma, oltre ad arbitri

di caratura nazionale (pensiamo a Gianpaolo Calvarese), osservatori arbitrali, assistenti ed arbitri del calcio a 5. Tutte attività fino a qualche anno fa impensabili per una donna, il calcio era mondo esclusivamente maschile, ma qualcosa sta cambiando. Come ogni bella storia che si rispetti inizia tutto per caso “Sono sempre stata una sportiva e avevo da poco smesso di fare nuoto. Un giorno il mio papà torna a casa e mi dice che all’AIA organizzano dei corsi di formazione per arbitri. Ero appassionata di calcio, ho sempre avuto un carattere forte, ho verificato che era in linea con la mia personalità ed ho deciso di provare”. Cosa ti ha entusiasmato all’inizio? “Il confronto con le persone che in Associazione è continuo e costante. Ho iniziato che non avevo ancora compiuto 18 anni, mi è piaciuto e non ho smesso più”. Che categoria arbitri? “Ho fatto calcio a 11 fino all’anno scorso. Adesso arbitro la cat. C1 di calcio a 5, che è la massima espressione regionale. Poi ci sarebbe la serie B che è a livello nazionale”. Sono carriere separate? Non arbitrerai più il calcio a 11? “Si, sono carriere separate. Il calcio a undici l’ho fatto fino all’anno passato arbitrando fino in prima categoria, poi ho chiesto di passare al calcio a 5. I regolamenti sono diversi, anche la preparazione atletica è diversa. Sono molti scatti. La preparazione è necessariamente specifica. Io mi diverto di più!”. Un esempio? “Ci sono le sostituzioni volanti. Lo spiego in termini semplici. Nel calcio le sostituzioni avvengono a gioco fermo, si avvisa l’arbitro e si effettua la sostituzione. Nel calcio a 5 le sostituzioni avvengo senza fermare il gioco, anzi in pieno movimento ed in continuazione. Bisogna stare attenti che in campo i giocatori siano sempre cinque. Le regole sono tante e complesse”. Com’ è arbitrare degli uomini? E’ difficile far accettare le decisioni a uomini magari più grandi di te? “In questi anni è capitato di arbitrare partite in cui i giocatori avevano l’età di mio padre. Bisogna essere intelligenti. Quando arrivi sono tutti gentili, poi quando giocano si trasformano. Devi essere in grado di attuare la loro stessa trasformazione e metterti sul loro stesso piano, sia tecnico che di personalità. Spesso i giocatori non se lo aspettano e quando li affronti con decisione poi si rispettano. L’uomo tende sempre a sovrastare la donna. Con fermezza ed intelligenza si riesce a stabilire i giusti equilibri”. Come ci si presenta agli incontri? “Assolutamente sempre elegante. Sempre in nero. Io ho l’abito, longuette o pantalone classico con giacca e camicia. Sempre. E’ una questione di rispetto, arrivi e comunichi ‘io vi do rispetto. Sono qui con serietà’. Anche se sono donna non cambia nulla”. Ci sono gli spogliatoi per le donne? “Generalmente no. Aspetto e facciamo i turni con l’altro arbitro. Nel calcio a 5 gli arbitri sono due. Uno per lato del campo. Ci si muove a bordo campo e purtroppo chi sta dal lato panchine si ascolta tutte le ‘parole’ dall’inizio alla fine. Devi essere forte o subisci e corri il rischio di distrarti e perdere fasi di gioco. Non l’avrei mai detto ma ci vuole molta più personalità che nel calcio a 11”. Da chi gli insulti peggiori? “Mi spiace dirlo ma gli insulti peggiori arrivano dal pubblico. A volte mi sono stupita nel constatare che gli insulti peggiori arrivano dalle mamme, in caso di partite tra bambini. E’ scandaloso. Arbitrare dei bambini di 13 anni età in cui lo sport dovrebbe essere divertimento e, invece, sentire dalla tribuna incitazioni anche violente. E’ sbagliato”.