“Settembre nero” per la scuola abruzzese

scuola I mass media consumano il rito dell’interesse per la scuola all’inizio e alla fine dell’anno scolastico, evidenziando quasi sempre carenze, storture, disorganizzazione e altri aspetti negativi. La scuola sicuramente è una macchina molto difficile da gestire e governare; per tale complessità, però, ci sono figure professionali di alto livello che dovrebbero garantire il buon funzionamento dell’istituzione. Ogni anno, si dice, i soliti problemi: che non sono quelli accusati e

discussi dalle mamme-massaie nei supermercati o presso i cancelli della scuola. Questa volta la situazione appare veramente tragica nella scuola abruzzese e particolarmente in quella teramana. I dati forniti dall’USR dicono che in Abruzzo ci sono 25, di cui 9 nella provincia di Teramo, istituti senza dirigentie 27 (6 nel teramano) sottodimensionati che sono stati assegnati a reggenza. Molti di questi istituti hanno già subito il ridimensionamento e l’accorpamento e, pertanto, hanno più di mille alunni che sommati a quelli delle scuole di titolarità dei reggenti arrivano a oltre 2.500, cui bisogna aggiungere circa 250 docenti e una settantina di unità Ata. Non solo: ogni dirigente dovrà gestire un numero enorme di plessi su più Comuni. Es.: il 27 agosto, a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico, al dirigente dell’Istituto Omnicomprensivo di S. Egidio alla Vibrata è stata assegnata la reggenza dell’Istituto Comprensivo di Nereto – S. Omero, per cui dovrà amministrare 23 plessi distribuiti su 5 Comuni. Come farà ad organizzare e coordinare le attività didattiche e risolvere tutti i problemi logistici dei diversi plessi? Si avvarrà certamente di collaboratori peri quali il ministero non prevede alcun compenso se non una piccola incentivazione, da contrattare, derivante dal fondo d’istituto. Si fa notare, però, che la dirigenza non è delegabile, per cui tutte le responsabilità cadono sempre sulla testa di quel povero dirigente che sarà costretto a fingere di lavorare su tutti i problemi prospettati da docenti e genitori. Inoltre, quanti appuntamenti richiesti dai genitori dovrà disattendere? La mattina farà testa o croce per decidere in quale plesso si recherà! Il ridimensionamento, effettuato al solo fine della spending review, ha creato ulteriori problemi come rivalità e rivendicazioni tra i diversi Comuni, che si sono contesi la sede dirigenziale, ove spesso mancano locali che possano ospitare megalattici collegi dei docenti. Sono pochissime, infatti, le scuole che hanno aule con capienza superiore a cento o centosessanta e oltre docenti! Si ricorda che per alcune deliberazioni occorre il collegio docenti unitario e plenario. Come fare? Affittare locali idonei? E con quali soldi? Forse una soluzione c’è, ma non è normata. Occorrerebbe riformare gli organi collegiali della scuola, attribuire loro compiti nuovi e diminuire il numero dei membri. Il collegio dei docenti potrebbe essere costituito dal dirigente e dai suoi collaboratori, dai fiduciari di plesso e dai coordinatori dei consigli di classe, d’interclasse e d’intersezione. Nasce, però, subito un contenzioso: i collaboratori e i fiduciari sono nominati discrezionalmente dal dirigente, quindi, non ci sarebbe rappresentanza democratica. Infine, occorre rieleggere le RSU, appena insediate, e i consigli d’istituto. Come mai in Abruzzo si è arrivati ad una simile situazione? Il concorso per dirigenti è in alto mare, mentre in altre regioni i neodirigenti sono stati già nominati e si è evitato il ricorso alla reggenza. Ci sono stati ben 5 presidenti di commissione dimissionari, il perché non è dato sapere: non ci sono fonti ufficiali. Le malelingue però parlano e dicono che ci sono state troppe ingerenze esterne, troppe pressioni. Il fatto è che tutto ciò, come pure la vacanza del direttore regionale, ha causato un danno enorme alla scuola abruzzese in un momento molto difficile e delicato come quello post-terremoto. Alcuni aspetti positivi, però, non mancano: questa volta sembra che l’anno scolastico inizierà veramente con tutti i docenti in cattedra e non è cosa da poco. Oltre tutto, gli studenti abruzzesi, su cui va riposta ogni fiducia, hanno consapevolezza di quanto accade e ciò lascia ben sperare.