Lo stress a quattro zampe

stress a quattro zampeSabato mattina, ore 11.00 circa, corso San Giorgio di Teramo. Un via vai di persone frettolose tra le bancarelle del mercato. Tra loro, c’è chi approfitta per fare una passeggiata rilassante con il proprio cane. Rilassante per chi? Non certo per il povero animale che cerca di trovare una via di passaggio tra tante gambe. In Gran Bretagna, durante gli anni ’60, fu commissionato il Rapporto Brambell che elencò le cinque libertà fondamentali

per un allevamento di bestiame che può essere esteso agli animali in generale. Tra questi principi leggiamo: “Libertà dalla paura e dallo stress”. I concetti di “libertà”, “paura” e “stress” purtroppo non sono così ovvi e oggettivi, ma ognuno di noi ha una propria opinione su ciascun termine. Qualcuno, infatti, crede che un cane che vive in un giardino recintato di una villa, dove ha –secondo il proprietario- tutto lo spazio che vuole, sia un cane libero, mentre qualcun altro pensa che sia in una vera e propria prigione. Sentinelle di stress, di paura e di disagio nei nostri cani sono le cosiddette manifestazioni neurovegetative come lo ptialismo (eccessiva salivazione) e le dispepsie, quali sbadigli, eruttazioni e vomiti. Spesso questi segnali sono accompagnati da tremori, tachicardia e affanno, fino anche ad arrivare alle attività di sostituzione, come ad esempio i continui leccamenti delle zampe o il rincorrersi la coda. Manifestazioni più evidenti sono la comune coda tra le gambe, l’andatura incerta, le orecchie basse e la costante ipervigilanza. Ma anche il continuo tirare del guinzaglio, il cercare di divincolarsi dal collare con la speranza che questo scivoli via dal collo, la dilatazione delle pupille e il puntare le zampe saldamente sull’asfalto, sono altri segnali di malessere. E i gatti che abitano le nostre case sono immuni da stimoli fobogeni e stressanti? Anche loro inviano messaggi silenziosi? Il sordo rumore felino avrà la sua eco nel prossimo numero.