TIZIANA MATTIA – EDITORIALE LUGLIO 2012

Mario MontiRicorderemo questa estate per la “grandezza”: grande crisi, grande caldo, grande sete, grande protesta, grande incompiuta. Grandezze che, se in matematica indicano un “ente astratto”, dalle nostre parti hanno un che di estremamente tangibile. Sulla costa teramana molti turisti, pur di non rinunciare alla settimana di vacanza in hotel, fanno a meno dell’aria condizionata in camera per risparmiare pochi euro giornalieri in più. Trentotto gradi, tra quattro mura, è la temperatura media di questi giorni. Un sacrificio, al limite dell’intervento medico – e in molti casi l’ambulanza è giunta sul serio – sull’altare della tintarella, simbolo inconfutabile che le ferie fuori città persistono. Il Ruzzo ha “sete”. Una sete grande, e non è soltanto quella della urlata emergenza idrica. I rimpalli di responsabilità, da destra a sinistra, hanno un che di grottesco. Mentre i tubi arcaicamente memori di tempi che furono, continuano a “perdersi”. Di manutenzione non si parla, di poltrone sì. Protesta Catarra (non da solo) per il prossimo accorpamento della Provincia di Teramo a L’Aquila, confidando in facebook e nei suoi accoliti. In attesa di scoprire i risultati di riforme tipicamente italiane, citiamo Plutarco: “Nessun popolo pieno di debiti è un popolo forte”. La frase dello storico greco è stata tirata in ballo dal presidente della Regione, Chiodi, intervenuto a una conferenza su “Economia del mondo, economia d’Abruzzo e parità di genere”. Il Governatore ha parlato di “errata gestione delle risorse in passato, che hanno portato la regione a indebitarsi e collassare”. Indispensabili i tagli, ha sottolineato Chiodi. Siamo tutti d’accordo, ci mancherebbe. A cominciare proprio dall’ente Regione, magari. Dove i dipendenti sono più assiepati che gli indiani lungo le rive del Gange, per le abluzioni di rito. E le spese annue incidono per 168 miliardi di euro contro gli 11 miliardi delle “povere” Province. La grande incompiuta di questa estate è l’inchiesta lasciata a metà da Nicola Trifuoggi, “nemico giurato” di Ottaviano Del Turco. Va in pensione il procuratore capo che ha messo sotto processo una giunta regionale, decapitata nel 2008, e due Comuni, Pescara e Montesilvano. Si arrende al passare del tempo, lasciando dietro di sé una serie di domande alle quali, finora, la giustizia non ha dato risposte definitive. Passando la “palla” al successore, Trifuoggi ci lascia nella suspense. Come i migliori giallisti inglesi. I colpevoli saranno puniti? Restiamo in attesa. Soprattutto Del Turco, di quella – ricordate? – “valanga di prove schiaccianti”.