LA TRISTE (INEVITA BILE) FINE DEI TRATTATI E DELL’AUSTERITY

IL PROF. LUCIANO GALLINO SPIEGA…

La crisi che da anni ormai ci sta mettendo a dura prova è l’argomento principe di ogni discorso e di certo questo vocabolo non è “in crisi”.

Ma quali sono le cause reali di questa situazione al collasso? Davvero è il debito pubblico, come i governi sostengono, la principale causa della stagnazione economica, o il discorso è molto più complesso?

L’Unione europea e le sue politiche di austerità quanto contribuiscono a risanare o ad affondare le economie in diffioltà e soprattutto la moneta unica riuscirà a salvarsi più che a salvarci?

Il Prof. Luciano Gallino, docente universitario, socio corrispondente dei Lincei, sociologo tra i più autorevoli e rappresentativi del nostro tempo,
scrittore di innumerevoli saggi e opere importanti come il Dizionario di sociologia e l’Atlante del Novecento, ci fornisce la sua interessante e dirompente visione a riguardo.

Nel suo libro “Il colpo di Stato di banche e governi” egli fa un “atto di accusa contro il sistema finanziario che ha annientato l’economia reale distruggendo diritti e destrutturando democrazie” in quella che è stata “una risposta sbagliata che la politica ha dato al rallentamento dell’economia attribuendo alla fi nanza un potere smisurato”.

D Comunemente l’attuale crisi economica viene attribuita all’eccessivo debito pubblico degli Stati, lei però non è d’accordo, perché?
R Perché sono i dati che affermano il contrario e per due motivi: l’aumento del debito italiano è iniziato negli anni’80, più di trent’anni or sono, a causa dei tassi di interesse eccessivi, che sono il vero problema dal quale deriva il debito pubblico e in secondo luogo perché la spesa sociale si è mantenuta stabile intorno al 25% del Pil.  Il
legame tra debito pubblico e crisi è un’af ermazione del tutto campata in aria ed è un modo di dire fortemente ideologico.

D Di chi è quindi la responsabilità?
R Solitamente con il termine crisi ci si riferisce alla situazione critica, a partire dal 2010, di molti Stati della UE. Nessuno, però, ha posto l’attenzione sul fatto che prima di questa data c’è stata una grande recessione bancaria e fi nanziaria costata molto cara ai paesi dell’Ue. E così’ quella delle banche private è stata trasformata in una crisi
del debito pubblico, utilizzando una storia creata dai governi.

D La soluzione del cosiddetto autoritarismo emergenziale non è quella giusta e, anzi, indebolisce la democrazia?
R Troppe volte abbiamo ascoltato dai maggiori esponenti e leaders europei frasi che sono portatrici di uno spirito antidemocratico. La stessa Merkel af ermando che “ la democrazia va bene se si adegua al mercato” ribadisce un concetto, inaccettabile, a mio parere, ma che è ben radicato nelle stanze del potere: la democrazia dovrebbe dipendere dal mercato, essere conforme a esso. E questo è inconcepibile.

D L’austerità, che altro non è che “il mezzo per avvantaggiare la redistribuzione del reddito/ricchezza e del potere politico dal basso verso l’alto”, metterà in serio pericolo lo Stato sociale?
R Certamente. Basta guardare la situazione in Italia. La sanità, la previdenza, la scuola pubblica, l’università e molto altro sono in situazioni disastrose; ci sono stati tagli feroci che hanno colpito le classi più basse, i salari e i giovani sono in una condizione di disoccupazione e precarietà dilagante. Questi sono tutti sintomi che mettono in
serio pericolo lo Stato sociale.

D Lei crede ancora nell’Europa, ma non nella democrazia autoritaria dei tecnocrati?
R Io credo che un’Europa federale, un’Europa unita sia una grande utopia. Il problema è che i trattati di Maastricht hanno una dimensione prettamente economica e non politica. Il cittadino è tagliato fuori da ogni decisione e questo rende l’Unione europea anti – democratica. Per di più l’euro impedisce di attuare politiche economiche in base alla reali esigenza del momento.

D E che soluzioni prospetta a proposito?
R E’ necessario apportare cambiamenti signifi cativi al sistema Unione Europea. Innanzitutto i trattati devono essere modifi cati. Uscire dalla zona euro sarebbe un disastro, ma anche questo sistema monetario deve essere cambiato perché è un’autentica “camicia di forza”. Le correzioni devono essere ef ettuate con urgenza perché
l’Europa unita così concepita non può più andare avanti.

D Della situazione greca cosa pensa?
R Che è una situazione al tracollo, peggiore della nostra. Un terzo della popolazione è senza assistenza sanitaria; salari e pensioni sono state tagliati; molte famiglie del ceto medio/basso non possono dar da mangiare ai figli; molti beni comuni sono stati privatizzati. Il popolo greco si è letteralmente stufato e ha votato a Tspiras. A mio avviso ha fatto una buona scelta.

D Le decisioni anti-troika e quindi anti-austerity del nuovo governo greco metteranno in discussione il “sistema Europa”?
R Le elezioni greche avranno di certo un peso in Europa. Il popolo non ha votato come i potenti volevano e questo genera preoccupazione. Se le politiche di austerità non verranno riviste e cambiate si arriverà alla miseria per molti, se non a moti sociali e politici imprevedibili.


PrimaPagina, edizione Marzo 2015 – di Adele Di Feliciantonio