La testimonianza di chi sa come funziona un’organizzazione criminale

Droga, armi, estorsioni.

Quando lavoravo per loro…

In ogni grande città e in ogni piccolo paese, anche se invisibile( ma rintracciabile), la micro-criminalità “guadagna” migliaia di euro al giorno. Ma si sà che ogni attività “imprenditoriale” lecita o illecita che sia, per funzionare correttamente ha bisogno di “organizzazione”.
A raccontarci la sua storia e di come si lavora in una organizzazione di questo tipo, un ragazzo che del micro-crimine ha avuto esperienza diretta e che per ovvie ragioni preferisce rimanere anonimo.

Alle 4 di pomeriggio, in un bar di provincia, davanti a un caffè, avviene il nostro colloquio.

Per quanto tempo hai lavorato con il crimine e come sei stato trattato? Per circa cinque anni. Avevo 15 anni quando ho cominciato. La mia mansione era lo spaccio. Loro(così si riferisce ai suoi referenti nell’organizzazione) mi hanno sempre trattato
molto bene, al di fuori del lavoro mi pagavano da mangiare nei ristoranti e potevo rivolgermi a loro nel caso avessi avuto qualsiasi tipo di problema. Quando qualcuno finisce in carcere,loro si accollano le spese giudiziarie. Hanno anche un avvocato che cura la causa e fa in modo che tu possa uscire in fretta, inoltre ti portano da mangiare in cella e sostengono la tua famiglia.

Come guadagna un’organizzazione criminale locale? Le sue entrate sono: lo spaccio di droga,
il traffico d’armi e le estorsioni. Per quanto riguarda lo spacciola droga proviene spesso da regioni come: Campania, Sicilia, Lombardia e Toscana; è acquistata dai “grossisti” che la rivendono ai “pusher” , i quali a loro volta scelgono se mettersi in proprio o lavorare per l’organizzazione stessa (ma in ogni caso devono fornirsi da loro per evitare problemi).
Nell’equipaggiamento del pusher spesso c’è uno scooter in comodato d’uso dal datore di lavoro e un cellulare per mettersi in contatto con i clienti. Le Simcard non sono intestate a nessuno dell’organizzazione ma a cittadini est-europei che fanno da prestanome e in alcuni casi sono addirittura senza intestatario e diventando più difficili da rintracciare. In una giornata normale uno spacciatore, se è conosciuto, solamente con lo spaccio di marijuana, hashish e cocaina riesce a fare circa 1800€a serata.
Il traffico d’armi invece vende e acquista armi illegali e macchiate di altri omicidi; vengono acquistate da altri luoghi d’Italia o d’Europa e spesso vengono vendute a squadriglie che organizzano gli assalti ai portavalori.
Le estorsioniinvece riguardano il famoso “pizzo” chiesto alle attività commerciali che hanno grandi entrate evidenti.  I soldi che guadagnano che fine fanno? I guadagni vengono riciclati impegnandoli nell’acquisto di beni immobili, quindi appartamenti, locali
commerciali; e poi nella gestione di attività commerciali come autosaloni e ristoranti. Anche se non hanno clienti per loro non è un problema perché si possono “far risultare”.
Cosa succederebbe se lo stato legalizzasse le droghe leggere? E in che modo si possono sconfiggere  queste
organizzazioni criminali? Premetto che queste organizzazioni sono imbattibili, ma anche se non potrannoessere sconfitti facilmente per loro sarebbe comunque un duro colpo subire la legalizzazione delle droghe leggere, molti soldi traghetterebbero verso le casse dello stato e molto probabilmente sarebbero costretti a inventarsi qualcos’altro; per sconfiggerla del tutto non so come si potrebbe fare, ma sicuramente investire nell’istruzione e nella cultura della legalità potrebbe essere un grande passo.

PrimaPagina edizionne Agosto 2014 – di Roberto Dellatte