LA SUPERFICIALITÀ E’ DA “PAGARE”

Per scongiurare incidenti dovuti alla scarsa preparazione

Gli incidenti di montagna sono in aumento. Perché è aumentato il flusso di quelli che desiderano praticare escursioni e arrampicate sia in inverno che in estate,affascinati dalle alte quote. Nella maggior parte dei casi si tratta di superficialità e scarsa preparazione. Infatti, molte tragedie si potrebbero evitare se gli escursionisti e alpinisti facessero più’ attenzione alle indispensabili norme di sicurezza. Spesso però accade che si trovino in difficoltà perché affrontano un sentiero al di sopra delle loro capacità. Quali sono, allora, le precauzioni da adottare per evitare incidenti in montagna? Fondamentale è scegliere l’itinerario, in base alla propria preparazione fisica e tecnica; importante è consultare i bollettini meteo considerando che in montagna le condizioni del tempo possono cambiare in pochi minuti, come ad esempio accade sul Gran Sasso data la particolare vicinanza ai due mari. Abbigliamento ed equipaggiamento devono essere adeguati alla difficoltà e durata dell’escursione. Nello zaino non deve mai mancare l’occorrente per le situazioni di emergenza nella pratica di ogni attività in ambiente naturale innevato: telo termico, lampada frontale, Kit di primo soccorso, telefonino cellulare -Gps- e pala, sonda, Artva (apparecchio di ricerca dei travolti in valanga).
Utile, per il corretto funzionamento degli strumenti elettronici, è il controllo periodico delle batterie e l’utilizzo di tipi ad alta capacità. E’ preferibile non avventurarsi da soli. Consigli a parte, davanti all’impennata di incidenti in montagna, da più fronti si invoca una Legge, perché attualmente non esiste una normativa che disciplini norme di sicurezza specifiche per lo sciatore-alpinista, l’escursionista e più precisamente per gli sport di avventura. A mio avviso, si potrebbe modificare la Legge 363/2003 sulle norme di sicurezza e di prevenzione infortuni per lo sci di discesa e fondo, estendendola anche allo sci alpinismo, all’escursionismo . Così come nell’attuale Legge si stabiliscono precise regole sulle piste di sci, anche nel caso di escursioni e arrampicate in montagna è necessario fissare regole più stringenti. Un valido deterrente per limitare (se non cancellare) le imprudenze in montagna potrebbe essere il far pagare per intero al cittadino le operazioni di salvataggio in montagna. Infatti, le operazioni di soccorso alpino, oltre ad impegnare decine e decine di uomini e mezzi, in Italia sono un costo imputato per intero alla collettività. Per riflettere, basti pensare che un minuto di volo di un elicottero medicalizzato può arrivare a costare anche 200 euro. Cifre inferiori, ma di tutto rispetto, per le operazioni di soccorso con elicottero non medicalizzato o a piedi. In Austria e Slovenia, che dal confine Italiano distano pochi chilometri in linea d’aria, il costo del soccorso è a totale carico del cittadino in emergenza. Così, un escursionista o alpinista ci penserà bene prima di avventurarsi senza la necessaria preparazione e finalmente gli incidenti si dimezzerebbero, si salverebbero tante vite umane e si risparmierebbero così tanti soldi pubblici che, a mio avviso, potrebbero essere utilizzati per l’acquisto di nuove apparecchiature elettromedicali da destinare agli ospedali. Da ultimo, ma non meno importante è da dire che molti di questi signori che vanno in montagna per divertirsi, in caso di incidente, mettono a rischio la vita dei soccorritori oltre naturalmente alla loro. In Italia ci sono regioni dove il soccorso alpino si paga, come in Trentino Alto Adige, Veneto, Val d’Aosta, dove il cittadino in emergenza paga una sorta di ticket per ogni chiamata di soccorso invece del costo dell’intero salvataggio.
E in Abruzzo? La Legge Regionale n.1 del 10.01.2011 stabilisce che il soccorso non sanitario è a pagamento. Tuttavia,
questa Legge, non si sa per quale motivo, ancora non viene applicata. Ma questo fattore non dovrebbe essere motivazione per lasciarsi andare ad atteggiamenti imprudenti e irrazionali, come purtroppo, spesso accade. Durante la mia attività in montagna, mi è capitato spesso di assistere a scene curiose di gente in difficoltà. Ne ricordo una in particolare che merita di essere raccontata perché mi ha fatto capire -una volta per tutte – che le operazioni di Soccorso Alpino, devono essere fatte pagare per intero al cittadino in emergenza: in una bella giornata di sole, ero con un mio amico medico sulla cresta Ovest che dalla cima più elevata del massiccio del Gran Sasso, la vetta occidentale del Corno Grande (2912 m s.l.m.) scende alla Sella del Brecciaio (2506 m s.l.m.) quando, in un punto molto esposto e difficile, incrociamo una coppia. Lei in evidente difficoltà, con una decadenza fisica significativa, piangeva e per paura non voleva andare più avanti né indietro. Ci siamo subito fermati per prestare aiuto , ma la persona che era con lei ci disse: ” Grazie, non abbiamo bisogno di nulla; tra poco – se la mia compagna riprende a salire va bene, sennò chiamo l’elicottero, la viene a prendere e la porta al piazzale dove abbiamo l’auto parcheggiata. Tanto è tutto gratis…così approfittiamo per fare un bel giro e vedere il Gran Sasso dall’alto”. Già, un bel giro panoramico a spese della collettività.