LA SOVRANITÀ MONETARIA E IL DEBITO PUBBLICO

Una relazione sempre più difficile.

Nel numero precedente abbiamo sostenuto come le riforme costituzionali proposte dal governo, non daranno nessun contributo
per uscire dalla crisi economica. Esse servono per facilitare gli accordi
internazionali, per favorire le privatizzazioni e le attività degli speculatori finanziari.
Servono a renderci credibili ai cosiddetti mercati affinché essi siano attratti per investire nel nostro paese. Questo è quanto sentiamo ripeterci ogni giorno; ma chi sono questi “mercati”? Chi sono questi
investitori? Sono quelli che hanno preso di mira i “gioielli” pubblici e privati del Bel Paese. Molti di questi sono già stati ceduti, alcuni esempi: Eni, Enel, Telecom, Poltrona Frau, Krizia, Pernigotti, Loro Piana, Galbani ecc.

L’elenco è molto lungo, una vera dissoluzione del “Made in Italy” con la complicità dei governanti dello stato italiano. Di questo passo venderemo, oltre alle spiagge, anche i beni culturali per far fronte al debito pubblico e alla crisi economica. Ci troviamo nelle stesse condizioni di quel privato, che avendo un patrimonio aziendale e immobiliare, costretto a indebitarsi con gli usurai per far fronte ai debiti, deve svendere tutto quello che ha; ma quando non avrà più nulla che farà? La risposta a questa domanda è semplice: diventerà schiavo del sistema degli usurai, dovrà lavorare in regime di concorrenza a condizioni sempre più umilianti. Per far sì che tutto questo possa diventare un percorso normale si dovranno cambiare le norme costituzionali, si dovranno cambiare le regole del mondo del lavoro, si dovrà “modernizzare il Paese”. La riforma del lavoro in discussione al Parlamento va proprio in questa direzione.
Il problema del lavoro, come tutti i problemi economici e sociali, dipende da chi ha la sovranità monetaria. La sovranità monetaria è l’esercizio del potere per mezzo dell’emissione della moneta. In pratica è sovrano della moneta colui che la mette in circolazione, in qualità di proprietario, dopo la stampa. Attualmente il proprietario della moneta, nel momento in cui questa è messa in circolazione, è il sistema bancario. Il sistema bancario a sua volta è di proprietà di soggetti privati i quali costituiscono una ristretta cerchia che ha questo particolare privilegio.

Il sistema bancario è costituito dalle banche centrali: Banca d’Italia, BCE e dalle banche commerciali. Il circuito monetario funziona nel seguente modo: la banca centrale (oggi la BCE, prima dell’euro la Banca d’Italia) emette la moneta e la presta al sistema bancario commerciale privato, che a sua volta, la presta al sistema produttivo e allo Stato. Lo Stato per avere la moneta che serve per il suo funzionamento, emette dei titoli a garanzia che sono acquistati da cittadini privati e stranieri e dalle banche commerciali stesse. La moneta che lo stato ottiene con
questo procedimento costituisce il debito pubblico. Quindi tutta la moneta emessa in circolazione dal sistema bancario è data in prestito e chi ottiene questo prestito contrae un debito che dovrà restituire con l’aggiunta degli interessi.

Ora su questo meccanismo appare subito evidente un paradosso irrisolvibile: Il debito non potrà mai essere restituito totalmente perché la quantità di moneta messa in circolazione, è inferiore al debito contratto. Si è costretti per avere moneta a indebitarsi all’infinito. Si è costretti a lavorare in condizioni di schiavitù solo per pagare gli interessi del debito. Lo Stato, per mancanza di liquidità, è costretto ad aumentare sempre di più la pressione
fiscale, è costretto a ridurre sempre di più i servizi, è costretto a ridurre gli investimenti in opere pubbliche, gli investimenti per la difesa del territorio e gli investimenti per la manutenzione dei beni culturali. Questi ultimi si degraderanno sempre di più e saranno un giorno acquistati dai cosiddetti mercati, ovvero dagli usurai che detengono la sovranità monetaria.
Questo processo si arresterà solo quando l’emissione monetaria, in nome del popolo sovrano, sarà esercitata dallo Stato che la emetterà senza contrarre nessun debito. Sembra una cosa semplice ma perché questo possa avvenire, si dovrà verificare una rivoluzione di tipo copernicano. Chi ha la sovranità monetaria, avendo a disposizione una quantità enorme di denaro, ha il potere di acquistare tutto, talora anche “l’anima” delle persone. Chi ha la sovranità monetaria condiziona la politica economica dello stato

PrimaPagina edizione Ottobre 2014 – di Serafino Pulcini