EPATITE C: LA CURA DEFINITIVA (MA COSTOSA)

Svolta nella cura dell’epatite C. Negli ultimi 30 anni il trattamento dell’epatite C ha fatto passi da gigante

Sino a poco tempo fa la percentuale di successo dei farmaci si attestava intorno al 50% e  le molecole che venivano somministrate spesso portavano a pesanti effetti collaterali per l’utilizzo dell’interferone. Da alcuni anni sono state sviluppate  combinazioni di farmaci senza l’utilizzo di interferone, capaci di agire sui differenti meccanismi. Grazie a questo approccio le diverse molecole testate sono riuscite ad eradicare definitivamente il virus, generalmente in 3 settimane, in oltre il 90% dei casi e tale successo può arrivare anche al 98% dei casi. Al momento nel nostro Paese sono state autorizzate Daclatasvir (Bristol Myers Squibb), sviluppato dalla statunitense Abbvie, la combinazione Ledipasvir/Sofosbuvir (Gilead) e Simeprevir di Janssen. La procura di Torino ha focalizzato un’indagine proprio sulla molecola Sofosbuvir, la prima ad essere sbarcata sul mercato, perchè il farmaco in questione nel nostro Paese viene venduto a 45 mila euro a ciclo di terapia. Il costo, per le persone che rientrano nella categoria degli aventi diritto, è a totale carico del sistema sanitario nazionale. Ovviamente, per via del prezzo, non tutti i malati di epatite C possono accedere alla cura. L’alternativa è comprarlo. Secondo la Procura di Torino in India il prezzo sarebbe di un euro (prezzo talmente basso che induce a pensare si tratti di farmaco non prodotto secondo gli standard). Anche se rappresenta un caso limite, Sofosbuvir in altri paesi  costa  molto meno rispetto al mercato statunitense ed Europeo. In Egitto -dove la percentuale di persone affette dal virus è altissima- Sofosbuvir è stato offerto a soli 700 euro. Una differenza davvero inspiegabile  se si conta che il costo di produzione non si aggira oltre i 300 dollari.  

SOLO uno terzo dei malati di Epatite C ha avuto accesso ai nuovi farmaci salvavita, ovvero 14.000 su circa 50.000 considerati più gravi. Un numero che continua a salire ma è ancora basso e, soprattutto, risente di drammatiche disparità regionali. Ad avere maggiormente accesso alle cure sono infatti i malati che risiedono al Nord, dove l’incidenza dei contagiati è inferiore.  A fare il punto è l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), chiamata a riferire in commissione Sanità del Senato sulla  sostenibilità delle nuove costose cure che permettono l’eradicazione del virus HCV con un trattamento di tre settimane. Trattamento a carico dello Stato, che è riuscito, però, a risparmiare il 22% sul prezzo di acquisto. La situazione spinge, come denuncia il Tribunale per i diritti del malato, molti pazienti a curarsi all’estero.

FONTE: AIFA