La Città della democrazia

L’aria è cambiata a Giulianova. Non è strano: il clima è torvo in tutta Italia, ma nella mia città c’è qualcosa che non immaginavo. Non di nuovo. Anzi d’antico, ma che credevo non appartenesse alle tradizioni della città dove sono nato e cresciuto. Qualcosa che stride atrocemente con quella lapide che vedo ogni giorno affacciandomi al balcone di casa che ricorda i “proletari vittime della guerra borghese” posta quasi cento anni fa dalla lega proletaria di Giulianova.

Sarà stata la chiamata “alle armi” avutasi nei giorni scorsi a L’Aquila dove sono accorsi tutti gli “speranzosi” della nostra Regione: politici di vecchio stampo che si mobilitano in un modo o nell’altro (è indifferente…) a seconda della portata delle promesse che ottengono dai capi. O dal capo…

Questa volta la posta in gioco è molto ghiotta: essere nelle grazie del capo è indispensabile perché in un modo o nell’altro da qui a pochi mesi lo scenario istituzionale sarà davvero cambiato.

Facciamo due ipotesi:

a) a ottobre il referendum costituzionale respinge la revisione voluta dalla Renzi-Boschi. Non saranno maturati i tempi di una pronuncia della Consulta sui ricorsi incidentali contro l’Italicum che entra in vigore il prossimo 1 luglio. Il Governo Renzi se ne andrà come promesso? Non credo. Chi glie lo fa fare? Si può votare per le politiche: al ballottaggio fra due partiti di netta minoranza nascerà una Camera dei deputati di 630 parlamentari la cui maggioranza assoluta sarà composta da un solo partito. Chi sarà questo partito? Il Movimento 5 stelle? Non mi pare probabile.

L’unica incognita resterà il Senato: questo verrà votato con un sistema elettorale ingarbugliato perché dopo la sentenza della Corte costituzionale n. 1/2014 sarà eletto ancora su base regionale ma senza premio. Comunque la Camera dei deputati nelle mani del partito unico (e di un uomo solo al comando) farà la differenza.

b)a ottobre il referendum costituzionale conferma la revisione Renzi-Boschi. Si sconvolge il sistema della democrazia rappresentativa italiana e si avvia la demolizione di ogni ruolo attivo e sovrano dei cittadini. S’intacca fortemente il principio di sovranità popolare e si rinuncia alla Repubblica delle autonomie per riavviarsi verso il centrismo napoleonico. Si riaprono le porte all’autoritarismo. Si vota subito per il Parlamento di minoranza nelle mani di un uomo solo.

Nella prima ipotesi non tutto sarebbe perduto: almeno il popolo avrà salvato la Costituzione come nel 2006 e con essa tutte le utopie (le verità del futuro, direbbe Tommaso Moro) in essa contenute. Nella seconda delle ipotesi le utopie non si trasformerebbero nemmeno in illusioni, sprofonderebbero nel baratro dell’autoritarismo. Come nei cosi e ricorsi storici di Giambattista Vico.

In ogni caso per i politicanti che tradizionalmente si inchinano al capo, la posta è ghiotta, ma devono fare una scelta di fondo. Essa è fra due soluzioni. L’orientamento è quello della legge di revisione Renzi-Boschi: da un lato la democrazia costituzionale, il ruolo attivo e partecipe dei cittadini la loro sovranità e l’utopia di una società di liberi ed euguali; dall’altro il neocentrismo statale, la negazione della sovranità del popolo e l’autoritarismo dell’uomo solo al comando. Mala tempora currunt, sed peiora parantur!

A Giulianova negli ultimi anni, si è scritta una delle pagine più belle della democrazia e della partecipazione; in passato, proprio a partire dalla lapide sopra ricordata, si scrissero le pagine più belle della Resistenza e della democrazia in Abruzzo; si è sempre palesato un dibattito politico e culturale molto alto. Ma per conquistare almeno i risultati della prima delle due ipotesi sopra descritte a mobilitarsi sono pochissimi. Quasi nessuno. E il rischio che si vanifichi tutto il capitale sociale cresciuto con la democrazia partecipativa è purtroppo reale. E’ questa la mia città? Forse sto solo facendo un brutto sogno.

di Carlo DI Marco 

Giulianova 21 maggio 2016