IL SAPERE CHE NON ASSICURA NESSUNA CERTEZZA NEL SAGGIO DI CLAUDIO AMICANTONIO “CONTRADDIZIONI VIRALI. SCIENZA, DEMOCRAZIA E CRISTIANESIMO”

Recensione di Antonietta Florio

Alla base del saggio Contraddizioni virali. Scienza, democrazia e cristianesimo (Edizioni Solfanelli) di Claudio Amicantonio, vi è un confronto, una ricognizione storica e teoretica che si innesta sui principali nodi problematici della scienza, della democrazia e del cristianesimo, tutti in egual modo convergenti su questioni di attualità, nello specifico la pandemia da Covid-19.

A partire dalla situazione pandemica, l’Autore procede lungo un sentiero volto ad evidenziare, come appunto recita il titolo, le contraddizioni insite negli apparati istituzionali (politici, scientifici, religiosi, scolastici). Ne emerge l’aleatorietà della struttura della civiltà occidentale che, ingabbiando gli uomini in una pluralità di quesiti senza risposta (o con risposte contraddittorie) ha da tempo invertito rotta.

Non più un cammino ascensionale dal basso verso l’alto, dalla molteplicità al Nous di plotiniana memoria, ma un discensus da cui ne derivano ineludibili angosce. È la “morte di Dio” paventata da Zarathustra, è l’oblio dell’essere di Heidegger ed è altresì il passaggio dall’essere al nulla ribadito da Emanuele Severino, del cui filosofo Claudio Amicantonio ne è uno studioso:

«La “morte di Dio” […] rappresenta ormai la circolazione sanguigna dell’intero corpo sociale planetario che, inevitabilmente e costantemente, si lascia alle spalle tutto ciò che “credeva” una verità immutabile: anzitutto ogni forma di morale tradizionale, lasciando l’individuo al nuovo imperativo categorico del “tutto è possibile”.»

Ciò è accaduto poiché la scientia ha oggigiorno smarrito il suo significato etimologico di “conoscenza assoluta e incontrovertibile” (epistéme) e di conseguenza non ha più la vocazione alla verità. Annaspa invece nel mare probabilistico dell’ipotesi. Risultato: «un sapere che non assicura nessuna “certezza”», e anzi ne disintegra le fondamenta. 

La penna affilata porta Amicantonio nelle profondità dell’essere, le sue riflessioni altrettanto aguzze coinvolgono e sconvolgono i lettori nella loro intimità e individualità, inducendoli ad avviare un’indagine introspettiva che non può non tenere conto della sfera sociale nella sua complessità.