IL MODELLO TERAMO – segue

LA RUZZO RETI SPA
Altro “fiore all’occhiello” della teramanità di stirpe democristiana è la società che gestisce l’acquedotto del Ruzzo. Tutti i presidenti che si sono succeduti negli ultimi anni hanno abbandonato l’impresa di far luce sull’ente gravato da un debito milionario (70 milioni complessivi).

Il “ rischio default” non è mai cessato anche se si alterna a tentativi di cogliere le potenziali positività.

“Se il presidente Forlini pensa di portare i libri mastri in tribunale – dichiarava l’ex presidente Ciapanna – sbaglia di grosso, perché la Ruzzo reti è un ente che produce reddito”.
Mentre l’attuale presidente confessa “una situazione difficile, peggiore di quanto potesse immaginare” ma al contempo dichiara di stare facendo “sforzi immensi”.

Intanto bisogna fronteggiare l’emergenza estiva con la sorveglianza dei depuratori della costa, per non compromettere ulteriormente la stagione balneare, e quella idrica, per il mancato completamento del potabilizzatore
di Montorio, sempre per incrementare i serbatoi rivieraschi.

A Teramo, insomma neanche l’acqua è trasparente.

PrimaPagina edizione luglio 2014