IL FONDAMENTALISMO MONETARIO DELL’EURO

“L’euro è stata un’idea orribile,  lo penso da tempo.”  (Amartya Sen)

 

Il liberalismo democratico è basato nella libertà di impresa ed è contro ogni grave manipolazione economica o integralismo religioso. Nella vera democrazia liberale è il sistema  parlamentare a garantire la maggiore autorità del potere politico, eletto dal popolo, su quello economico o militare. I poteri forti sono subordinati alla volontà popolare che si manifesta nel governo votato democraticamente. Con la moneta unica europea abbiamo avuto un netto tradimento dei principi basilari della democrazia liberale. Un imbroglio e, allo stesso tempo, un pasticcio economico quasi invisibile a causa dell’occultamento dell’informazione critica da parte dei mass media. L’Europa politica, prima dell’avvento dell’euro, doveva svilupparsi ancora molto con l’aiuto del Parlamento europeo e di conseguenza è venuta meno  quella forza democratica in grado di guidare la moneta unica in una direzione condiscendente, popolare e sociale. Questa lacuna  è stata colmata dall’intransigenza economica della tecnocrazia massonico-bancaria che  ha aumentato il proprio potere tecnocratico con la crescente crisi economica. Il clima d’austerità ha provocato con gli anni un atteggiamento integralista riguardo all’inflessibilità dei parametri della moneta unica. Il fondamentalismo monetario dell’euro,voluto principalmente dalla Germania per imporre l’egemonia tedesca in Europa, ha eliminato la sovranità degli stati fino all’instaurazione della dittatura tecnocratica dei tecnocrati di Bruxelles, della Commissione europea , della Banca Centrale Europea(BCE SpA) e questo vale a dire,in altre parole, la Banca privata di Francoforte. Dove c’è cattiva tecnocrazia c’è solo disperazione. I rigidi parametri dell’euro hanno portato un enorme beneficio all’economia tedesca che in tale modo ha astutamente rilanciato le proprie esportazioni e slealmente favorito le convenienti importazioni dalla Cina e non dagli stati membri dell’unione, come invece avrebbe dovuto. Un altro aspetto fastidioso consiste nel pagare i tassi d’interesse, relativo al mercato delle obbligazioni, con valori molto più alti di quelli tedeschi. Esiste anche il sospetto che la difficile riunificazione della Germania, in un’ epoca di crisi e di globalizzazione iperliberista in cui l’economia cinese cresce esponenzialmente, abbia scelto la via dittatoriale dell’europeizzazione del marco  onde evitare una pericolosa deriva diretta al fallimento economico della riunificazione tedesca. Sembra quasi che in Europa sia scoppiata la guerra economica del “Quarto Reich”, dove non c’è più la razza padrona ma la moneta padrona. Non dimentichiamo che per distruggere economicamente una nazione si può fare a meno delle bombe e usare in alternativa armi invisibili e strategiche come quelle del mercato o dell’usura.  Insomma, la Germania attraverso l’euro, ha voluto e avuto “la botte piena e la moglie ubriaca”, ma noi sappiamo benissimo che non è possibile una cosa del genere. Siamo diventati vittima di una moneta nata dall’avidità delle banche e dalla ristrettezza mentale. Niall Ferguson immagina, tra non molti anni, che gli italiani faranno i camerieri o i giardinieri alle seconde case dei tedeschi.  Molto probabilmente ha ragione,  perché la strada che abbiamo preso è nel colonialismo monetario della Germania.«Viviamo in un’Europa a dominazione germanica, qualcosa che il progetto europeo avrebbe dovuto impedire»(Nigel Farage). L’euro è sempre stata una “moneta straniera”, o meglio una “moneta pericolosa”: è davvero molto triste vedere come la Grecia stia diventando un protettorato della UE. Dall’esperienza greca viene spontaneo chiedersi in che direzione viaggia l’Italia nell’impero economico dell’euro. Diventeremo forse un altro protettorato? 

 

TECNOCRAZIA EUROPEA: BREVE ANALISI SOCIOLOGICA

Il sociologo tedesco Wolfgang Streeck, erede del pensiero critico della mitica Scuola di Francoforte,   ha  fortemente contestato, nel suo ultimo libro intitolato”Tempo guadagnato”(Feltrinelli), l’integrazione economica europea dove il capitalismo sta letteralmente soffocando la democrazia. Streeck considera la moneta unica un autentico fiasco e propone il ritorno alle monete nazionali alla luce, ovviamente, di un’ elastica organizzazione monetaria adatta all’economia moderna. Gli euro-fiduciosi di sinistra potrebbero essere stati vittima di un miraggio monetario dove non si sono resi conto della pericolosa macchinazione bancaria che c’è dietro l’euro: la piena realizzazione dei poteri forti.  Marcuse, tra i massimi esponenti della “teoria critica” degli   anni ’60 e ’70,  avrebbe molto probabilmente definito la moneta unica come una moneta monodimensionale, estremamente dogmatica, ingannevole e totalitaria. L’euro, dal punto di vista marcusiano, è destinato al “Gran Rifiuto” per mettere fine alla “servitù volontaria” del popolo europeo.  Se,d’altra parte,Marcuse ha definito il nazismo una tecnocrazia allora siamo portati a credere che la tecnocrazia dell’euro abbia qualche affinità con il nazismo?

       In questo pessimo clima economico, in cui la società vive drammaticamente l’implosione monetaria, suona fatale l’avvertimento di Thomas Mann che voleva evitare l’incubo di un’Europa tedesca a favore di una Germania europea. A pensarci bene, in un certo senso, è sbagliato credere che l’euro è fallito perché l’euro in realtà ha raggiunto in pieno il proprio obiettivo dittatoriale  per cui è stato programmato da quel piccolo gruppo di tecnocrati massoni al servizio del potere finanziario. I tecnocrati dell’unione monetaria meriterebbero di essere denunciati per crimini contro l’umanità! Se l’Italia, invece di entrare nell’eurozona, avesse realizzato la Lira forte adesso staremmo molto meglio, soprattutto con l’esportazione e l’ occupazione,  ma il potere delle banche ha voluto usare l’Italia per favorire l’asse franco-tedesco: «Un’Italia fuori dall’Euro, visto il nostro apparato industriale, poteva fare paura a molti, incluse Francia e Germania che temevano le nostre esportazioni prezzate in lire.»(Vincenzo Visco). Il fatto grave è  che è impossibile uscire dalla crisi con la pressione fiscale e l’austerità dell’euro,  perché non possiamo abilitare quelle politiche economiche e sociali per favorire l’impresa e   redistribuire  equamente la ricchezza. «Introdurre una maggiore austerità non farà che esacerbare la crisi. Ma i leader europei non lo capiscono.»(Joseph Stiglitz)

 

COS’È IL FONDAMENTALISMO MONETARIO

Per fondamentalismo monetario si intende, per esempio, queste prese di posizione radicali da parte dell’unione monetaria:

a) L’obbligatorietà legata   ai parametri dell’euro, che rimangono inflessibili nel tempo, senza tenere conto degli evidenti svantaggi economici che ci sono per i paesi del sud Europa. Prodi, nonostante sia stato uno tra i più favorevoli all’ingresso dell’unione monetaria, ha dichiarato che «non è stupido che ci siano i parametri come punto di riferimento. È stupido che si lascino immutati 20 anni.»L’euro è un autentico simbolo del pensiero    unico  monetario.

b) Il problema dell’indebitamento di alcuni Stati non viene visto come una carenza da risolvere in comune, con forti interventi strutturali di sostegno tra gli stati membri, ma come una grana di alcune nazioni non competitive. Habermas, in merito alla questione dell’indebitamento, ha valorizzato la solidarietà per i paesi più poveri: «La concessione di crediti a più indebitati Stati non è sufficiente. Ciò che serve è uno sforzo di cooperazione da una prospettiva politica condivisa per promuovere la crescita e la competitività nella zona euro nel suo insieme.»

c)Il parlamento europeo non è in grado di sostenere o  promuovere vere alternative politiche comunitarie in senso sociale e democratico,  per difendere l’esigenza economica dei singoli stati contro lo strapotere finanziario della Banca Centrale Europea e della Troika (Commissione Europea). In particolar modo la “Troika”, il cui nome e il comportamento repressivo richiama in mente  una burocratica autorità sovietica, è diventata un incubo per i paesi poveri dell’eurozona. Una dimostrazione della fragile democrazia europarlamentare è stata data dalla discutibile elezione  di Herman Achille Van Rompuy, ex presidente del consiglio europeo che, guarda caso, è stato anche il presidente del vertice euro (Mr. Euro). Nigel Farage, leader conservatore britannico dell’Ukip, ha energicamente manifestato, nel parlamento europeo, il suo dissenso nei confronti dell’oppressione tecnocratica della moneta unica.

 

IL BISOGNO DELL’AMERICA

Il cieco fondamentalismo monetario della Ue ci porta a riflettere sulla critica contro il determinismo di Karl Popper in cui è possibile intuire e anticipare l’inevitabile disastro e tracollo dell’euro  durante i prossimi anni.  Adesso che mezza Europa è distrutta e viaggia verso la  deriva terzomondista, abbiamo di nuovo un forte bisogno dell’America così come l’abbiamo avuto nel dopoguerra. In poche parole, l’America, se è realmente liberale, deve almeno provare  a liberare, magari con l’aiuto diplomatico della Gran Bretagna,  l’Europa dalla dittatura monetaria  e dall’ottusità tecnocratica per avviare finalmente  un nuovo  piano Marshall, con lo scopo di rilanciare la nuova lira per favorire le esportazioni, la produttività, l’industrializzazione e l’occupazione,  in modo tale da ripartire insieme all’energica democrazia americana. Solo con l’aiuto di una super potenza possiamo  uscire   in    maniera pilotata, prima che sia troppo tardi, dal vicolo cieco dell’euro, cooperando, per quanto possibile, con gli altri paesi del sud-Europa e con l’Irlanda. Provate  solo a immaginare lo scenario che rischia di aprirsi in Italia di fronte alla catastrofe economica provocata dal fallimento della Banca Centrale Europea! D’altronde, il mondo liberale americano e britannico hanno svincolato sempre l’Europa dalla dittatura e dai totalitarismi. Non a caso, qualche  economista d’oltreoceano e i politici del Regno Unito non sembrano nutrire molte simpatie per l’euro o almeno per come viene gestito. E’ grazie soprattutto  agli americani e agli inglesi che è finito l’orrore del nazismo e dello  stalinismo.  Certamente, l’americanismo ha i suoi pregi e i suoi difetti e l’America, come molti sanno, non è assolutamente immune al potere delle Banche, alla globalizzazione, alla tecnocrazia, alla finanza o all’influenza dei poteri  forti. Di conseguenza è logico pensare che le banche centrali del mondo in realtà non hanno bandiere o colori politici e che quindi mangiano tutte nello stesso piatto, come si  suol dire. Come può, vi chiedete, il dollaro contrastare  l’euro se entrambi hanno la stessa infezione mercantile o meglio hanno lo stesso padrone? O che sono in verità due facce della stessa medaglia? Basta pensare al nefasto e occulto “Gruppo Bilderberg“, la cui manipolazione opera misteriosamente a livello mondiale. In un tale   contesto  di potere e corruzione,  non   possiamo  neanche fare a meno di ricordare un proverbio latino:«pecunia non olet» , ossia  “il denaro non puzza” e quindi i soldi fanno comodo a tanti, anche se hanno una causa infame e uno scopo abietto. Nonostante  il reale intervento dell’America per destabilizzare l’unione monetaria  sia  molto flebile o quasi impossibile, concludo con la speranza che in un prossimo futuro la diplomazia americana riesca almeno a liberare l’Europa dall’egemonia tedesca prima che alcune nazioni europee diventino un focolaio di ribellioni pericolosamente estremiste.

PrimaPaginaWeb.it – edizione OTT 2015 – di Sandro D. Fossemò