IL CORPO DELLE DONNE

di Mira Carpineta

Un paio di millenni fa, per miliardi di credenti, un Dio scelse una donna e il suo corpo in cui incarnarsi. Rese “quel luogo” un luogo sacro, inviolabile, un tempio adatto a custodire suo Figlio e tutti i figli degli uomini.

Sono passati due millenni, eppure nonostante questo prodigio, i corpi delle donne non sono mai davvero appartenuti alle donne stesse. In tutta la storia dell’umanità, compresa l’attuale, sono sempre stati considerati oggetti, strumenti, cose da vendere, comprare, disporre, usare, violare.

Sebbene questi concetti e queste condizioni siano riconducibili (non già giustificabili) a contesti storici passati, è innegabile che ancora oggi, nel 2024, il pianeta è ancora pieno di luoghi in cui del corpo delle donne viene fatto scempio.

Guerre, fondamentalismi pseudo religiosi, economie di mercato (legalì e non) continuano ad infierire sui corpi delle donne di tutte le età.

La Storia e l’attualità sono piene di episodi orrorifici: dalle “marocchinate” concesse ai mercenari alleati durante la seconda mondiale, agli stupri di guerra nella Bosnia degli anni 90, alla mattanza di giovani e ragazzine nell’Iran di questi anni, per mano di fondamentalismi deviati, agli orrori di Hamas del 7 ottobre scorso e alla ugualmente orribile repressione israeliana, tutti i conflitti si consumano, in modo atroce sui corpi delle donne. Le prime vittime di ogni guerra, di ogni controversia, di ogni tensione. Eppure tutti, anche gli autori delle atrocità hanno trovato la loro vita in un corpo di donna, che li ha custoditi, nutriti, dati alla luce.

E in occidente?

Se l’occidente non utilizza più da 70 anni metodi cruenti e violenti per esercitare un potere altrettanto coercitivo, pure ha trovato il suo modo di negare la dignità di individuo alle donne, anche nei paesi più evoluti, e lo fa attraverso il mercato, la compravendita dei corpi delle donne, della loro libertà, in una nuova e più subdola forma di schiavitù.

Una schiavitù tecnologicamente avanzata che ne fa ancor di più degli oggetti, senza anima.

Si, perchè nella società secolarizzata attuale, in cui tutti gli spazi sono stati sottratti ad ogni  forma di sacralità, ad ogni Credo, ad ogni Dio, i corpi delle donne restano un punto fermo su cui “guadagnare”.

Questa condizione è talmente diffusa, permea così tanto il tessuto sociale che quasi non vi si fa più caso. Eppure oggi è possibile comprare un figlio fabbricandolo con pezzi di donne diverse, a suon di migliaia di dollari, per un mercato che ne muove miliardi.  Alle donne vengono sottratti i figli, con la forza, a volte dallo Stato stesso, in situazioni conflittuali tra coniugi. E una donna comune  non può scegliere come partorire, se naturalmente o chirurgicamente. Anche la scelta che riguarda la sua più intima essenza  è sottoposta al controllo esterno di altre “autorità”: maschili, sanitarie, politiche, giudiziarie.

Siamo nel terzo millennio dell’era cristiana, nella parte di mondo considerata più evoluta eppure i corpi delle donne continuano a non appartenere alle donne. La caccia alle streghe non è mai finita.

immagine: The Art of Joseba Larratxe Josevisky