Il colloquio di lavoro: ancor più raro, ancor più importante

Negli ultimi tre mesi ho selezionato 18 candidati per due posti di lavoro.

Molti dei candidati non hanno saputo ascoltare, raccontarsi, promuoversi.

Il 2014 ha registrato il più alto tasso di disoccupazione degli ultimi vent’anni. Il rapporto perdite di lavoro/assunzioni è ormai fortemente e incontrovertibilmente crescente dal 2010. Eppure, anche se di rado, qualche assunzione viene fatta.

Qualche azienda e qualche imprenditore, anche in questi periodi di magra, si ritrovano a fare selezioni del personale e, proprio perché in questo momento storico le imprese non possono permettersi di sbagliare un colpo, dedicano a questo frangente della vita aziendale e alle potenziali risorse che stanno selezionando, un’attenzione prima d’ora mai spesa. È capitato anche a me e i risultati sono stati piuttosto mediocri.

La maggior parte dei candidati si è limitato a darmi delle risposte, spesso monosillabi, e a tamburellare le dita sulla mia scrivania. Insomma: promozione di se stessi? Zero! O quasi. Mi sono fatto l’idea che, presi dallo sconforto per la crisi economica e dall’illusione di trovare un impiego, i giovani e i meno giovani non stiano dedicando il loro
tempo a prepararsi, a migliorarsi, ad accrescere il loro valore. E questo è un terribile circolo vizioso. Perché, arrivando impreparati ad un colloquio e non essere richiamati, ci si convince ancor di più che è tutto inutile e che non vale la pena prepararsi. Grave errore! È in un momento come questo – quando cioè, non lavorando,
abbiamo più tempo a disposizione, ahimè – che bisogna formarsi tanto e per ogni evento.

Oggi più che mai, in una rosa di candidati, quello che si dimostrerà più pronto, fi ducioso e sicuro di sé, apparirà, agli occhi del selezionatore, ancor più brillante e convincente. E allora, se capita che il curriculum abbia fatto centro e che arrivi il fatidico appuntamento del colloquio, il panico che giunge è ancor più forte, perché oggi più che
mai per molti non esisterà una seconda occasione per dare una buona prima impressione.
Ecco allora i 5 consigli di un pnl-coach un po’ speciale (dal momento che, in quanto manager, ho letto migliaia di CV e selezionato centinaia di candidati ) per prepararsi al colloquio di lavoro.
Impara come si mantiene la calma.

Via via che si avvicina il momento fatidico, a pochi giorni dall’incontro, dal faccia a faccia con l’imprenditore, il responsabile del personale, il selezionatore aziendale o dell’agenzia di lavoro, l’ansia
cresce, e partono le domande nella testa: chi avrò davanti? Cosa mi metto? Mi faranno domande trabocchetto? Parlerò in maniera spedita? Ci saranno altri candidati? Eccetera eccetera.
Imparare a mantenere la calma, non vuol dire non essere sé stessi o non essere naturali. Al contrario, ci permette e consente di essere noi stessi, di raccontare quelli che siamo, perché concentrati in quel che facciamo.

Il mio suggerimento è quello di studiare e imparare tecniche di rilassamento, di respirazione consapevole, di programmazione neurolinguistica (n.b. attraverso libri referenziati ovvero professionisti seri e qualifi cati).
Sii sincero. Non solo può capitare di trovarsi davanti persone molto preparate ed esperte, capaci, dunque, di tanare le incongruenze tra le tue parole, i tuoi discorsi e il tuo linguaggio non verbale, ma c’è da considerare che, quando mentiamo, la nostra voce, le nostre mani, il nostro viso, mandano dei segnali d’allarme al nostro interlocutore che, consapevolmente oppure no, li intercetta.

A meno che tu non sia Robert De Niro o Meryl Streep e sappia recitare  da Oscar!
Raccogli informazioni. Sull’impresa, sulle persone, sul ruolo che viene prospettato. Questo aiuta a capire quanto sei adatto a quel posto, aumentando la consapevolezza della propria preparazione e predisposizione, della coerenza
fra te e il ruolo, dei pro e dei contro di una eventuale assunzione in quel posto. Fatte queste considerazioni, arrivando preparati, ad esempio su prodotti, mercati, concorrenti, eccetera, mostrerai il tuo impegno e interesse nei confronti di chi sta valutandoti.
Prepàrati. Perché improvvisare è più facile, quando non devi improvvisare! Con qualcuno, o da solo davanti a uno specchio, formula la tua presentazione ad alta voce, rispondi alla domanda “mi parli di lei” o “mi racconti le sue esperienze precedenti” o “perché ha fatto questi studi”, insomma, abitua la tua lingua, le tue orecchie e il tuo cervello alle parole che dirai.
Meglio ancora: prepàrati con un personal coach (sempre: serio e qualifi cato) Rileggi il tuo CV, affiché nulla di prezioso ti sfugga durante il colloquio, e portane una copia con te. Formula quale sarebbe la tua richiesta economica, ove ti venisse chiesta: questo avviene molto più spesso di quanto tu non creda e non tanto per esaudire i tuoi desideri ma come elemento discriminante o proprio per metterti alla prova. Fai chiarezza, a priori, su quali sono le tue esigenze e i tuoi vincoli (spostamenti, orari, turni, sgravi fiscali, famiglia, eccetera).

Organizza la giornata e sii puntuale all’appuntamento. Prepara un abbigliamento dignitoso, pratico e coerente con la tua personalità.
Visualizza quel momento. Prima di quel giorno (fai letteralmente e punto per punto quanto ti sto per dire), prenditi qualche minuto, mettiti comodo, rilassati, chiudi gli occhi, fai qualche lungo respiro e poi preparati a proiettare un film nella tua mente. Il fi lm del tuo miglior colloquio.
Guardati mentre sei all’incontro, rilassato e sicuro di te, con gli abiti che hai scelto di indossare.
Immagina che vada tutto bene. Osserva come respiri, la posizione delle tue spalle, gli occhi e la bocca in azione. Guarda la tua respirazione, la tua postura e com’è il tuo sguardo mentre sei sicuro e rilassato. Via via che osservi ogni dettaglio, ascolta il tono e il volume della tua voce quando parli in scioltezza. Poi, mentre fai tutto questo, goditi la sensazione positiva che stai provando nel tuo corpo: senti il busto, le gambe, le guance, le mani.

In questo modo, il tuo cervello arriverà al momento del colloquio con un maggior senso di familiarità, tranquillità
e ottimismo. Ma attenzione: quando dico “immagina che vada tutto bene” vuol dire immagina che tu dia il meglio di te, che con sicurezza e tranquillità, ascolti attentamente chi hai di fronte, promuovi le tue capacità, agisci come ti senti di agire. Questo e solo questo dipende da te, non il resto. Coraggio!

PrimaPagina, edizione Apr 2015 – di Pierluigi Troilo