I VERBI AL FUTURO NON CI PIACCIONO

lanciottiGLORIANO LANCIOTTI, Direttore Prov.le di CNA Teramo.

Le pmi sono il cuore dell’economia. Da questo concetto, noto ma poco assorbito, Gloriano Lanciotti, Direttore Provinciale della Cna, traccia un’approfondita e lucida analisi sulle imprese del territorio e non risparmia

critiche alla Regione Abruzzo, per le troppe inadempienze. Allo stesso tempo illustra anche le molte proposte per le imprese e per il territorio in generale, le cui linee guida sono: riduzione del carico fiscale, facilitazioni nell’accesso al credito, promozione di nuove politiche industriali e del lavoro e poi turismo e cultura per rilanciare il paese. “L’attuale classe politica abruzzese – esordisce Lanciotti – è a fine mandato e sinceramente i verbi al futuro (faremo, diremo…) non ci piacciono più.

Siamo già nel semestre pre-elettorale e quel che è fatto è fatto. Ci ha perplesso soprattutto ciò che “non” abbiamo sentito.

Adesso vogliamo essere gli attori principali del nostro futuro. In grado di guidare la ripresa come motore della crescita. Non più comprimari che subiscono le scelte , gli eventi e le decisioni. Vogliamo dire la nostra. E continuare a parlare di crisi non aiuta, ma non possiamo tacere i dati che ci raccontano la durezza della situazione, soprattutto nella nostra provincia. Siamo oltre 3000 associati, imprenditori responsabili, gente “tosta”, abituata a produrre, a costruire, a creare occupazione. E ai nostri decisori politici diciamo a gran voce che senza imprese non c’è futuro”.  

Le imprese non ce la fanno più, troppe tasse: Irap, Tares, Irpef, troppa burocrazia insomma . Quali sono le proposte di CNA? 

“Abbiamo messo in sicurezza i conti pubblici. Bene. Adesso però è ora di sviluppare idee e proposte coinvolgendo gli attori del territorio – spiega – e sappiamo sulla nostra pelle che il futuro non è roseo. Un pesante impatto è stato determinato dalle scelte in materia di politiche fiscali. Ma adesso occorre adottare politiche di aggiustamento, magari in maniera graduale, pur continuando nell’opera di riduzione del debito pubblico. Siamo indubbiamente un paese più povero e bisogna incentivare i consumi e rilanciare l’economia. Siamo tornati indietro di oltre 15 anni. La responsabilità del mondo delle imprese è grande, ma la politica ha un ruolo determinante, non solo nel tratteggiare gli scenari economici e sociali futuri, ma anche nell’adottare comportamenti sobri, etici e volti all’interesse comune. Ciòrenderebbe più competitivo il nostro territorio e, più semplicemente, ci renderebbe un paese “normale”, in cui l’impresa non deve scontrarsi ogni giorno con una burocrazia barocca e opprimente. Dove ottenere un credito bancario non diventa una corsa ad ostacoli, dove fare impresa non significa affrontare i tempi biblici delle pubbliche amministrazioni e allo stesso tempo pagare una mole di tasse, con una pressione che va oltre il 70%. Un paese normale considera l’impresa una risorsa da tutelare e accompagnare nel cammino di rinnovamento e innovazione”.   

E le richieste?  

“Questa è la nostra richiesta, severa ed esigente. Non ci accontentiamo più dei sogni, delle promesse e diffi diamo delle scorciatoie. Chiediamo impegni puntuali e concreti – precisa il direttore – Tutte le 5 associazioni di categoria teramane hanno presentato agli interlocutori politici delle proposte: il rigore è stato necessario, ma adesso è opportuno ridurre la pressione fi scale: scongiurare l’aumento dell’aliquota IVA, ridurre l’imposizione IRAP con una progressiva eliminazione del costo del lavoro dall’imponibile, escludere l’IMU sugli immobili strumentali dell’attività dell’impresa e ridefi nire la TARES. Il nostro Centro Studi ha evidenziato, in una recente ricerca, che un’impresa, per essere in regola con il sistema tributario, deve sottostare a circa 70 scadenze in un anno. Se consideriamo i giorni lavorativi, praticamente c’è una scadenza ogni 3 giorni. Secondo la Funzione Pubblica (cioè lo Stato) questi adempimenti costano oltre 23 miliardi l’anno come oneri amministrativi. Quindi è necessario sfruttare il via libera della commissione europea per risolvere i pagamenti delle PA, con modalità semplici veloci ed immediate, come la ompensazione secca, tra debiti degli enti verso le imprese e debiti fi scali delle stesse. Inoltre occorre sensibilizzare ulteriormente la BCE affi nchè eroghi speciali fi nanziamenti con vincoli di destinazione a favore del credito alle imprese e a tassi favorevoli. Non è impossibile e i nostri decisori politici dovrebbero rifl etterci. Allo stesso tempo favorire la solidità patrimoniale dei confi di e facilitare il ricorso al fondo centrale di garanzia per le piccole imprese. Infi ne è ormai assolutamente necessario apportare correttivi ai parametri troppo rigidi di Basilea III e ridurre il costo del lavoro con provvedimenti strutturati e non temporanei.   

Cosa è stato fatto finora?  

“Le prime azioni attuate sono abbastanza buone, come le agevolazioni sulle riscossioni o l’intervento su Equitalia per le rateizzazioni, la non pignorabilità della prima casa e l’abbassamento all’8% dell’aggio di riscossione. Ad oggi sono 240.000 le imprese in contenzioso con Equitalia che allo stesso tempo vantano crediti con enti pubblici. Oggi ricevere una cartella esattoriale di Equitalia equivale quasi a ricevere un avviso di garanzia.  

E cosa possono fare le imprese?

L’impegno delle piccole imprese va invece rivolto alla formazione, cultura e ricerca. Non basta solo la bottega, occorre anche la scuola e magari non lontano dalla bottega. C’è bisogno di formazione tecnica e perché no, di progetti ambiziosi e competitivi che coinvolgano turismo, l’agrindustria, la moda, la meccanica di precisione, che vanno sostenuti da politiche industriali”.

Parliamo di queste politiche allora:  

“Intanto va ricordato che l’Abruzzo ha chiuso un anno molto negativo, con un PIL sceso del – 3,6% (dati Svimez). La media italiana è -2,4%, quella del mezzogiorno è -2,8%. Con questo pil negativo siamo la regione all’ultimo posto. Il credito in Abruzzo, altra nota dolente. Nel 2012 sono stati erogati 619 milioni di euro in meno e sono aumentate le sofferenze (387 mil , il 18%). Male anche l’export: in anno persi 348 milioni di euro, quasi un milione al giorno, una fl essione del 4.8% (contro 3.7% media nazionale). Questi dati si commentano da soli. Il bando regionale per il microcredito, partito a ottobre 2012, per piccoli fi nanziamenti da 10.000 – 25.000 Euro, ad oggi è ancora inattuato. – sempre del 2012- ancora nessuna risorsa alle imprese partecipanti. , bando da 8 milioni di euro, ma nella graduatoria delle imprese ammesse, 7milioni di euro, quasi il 90% delle risorse, sono andati a una dozzina di aziende. Sono rimaste fuori, decine, centinaia di piccole imprese. E su questo punto chiediamo alla regione di riaprire i bandi perché non è possibile che le risorse vadano solo nelle “tasche” di pochissime aziende. Tutte queste risorse, inoltre, arriveranno probabilmente prima delle elezioni, ma noi le avremmo già volute l’anno scorso. Le avremmo già attivate e invece non credo che le vedremo prima dell’autunno”.

Il credito, altro doloroso tasto…

“Il 2 ago 2010 fu approvata la legge sui confidi – insiste Panciotti – Una buona legge oserei dire, in cui abbiamo creduto e creato delle strutture adeguate, ma a distanza di 3 anni non è ancora arrivato un euro. E l’assessore Castiglione continua a parlare al futuro: “arriveranno”. In questi anni di crisi i confidi si sono sostituiti, con le garanzie, alle banche ma ora basta. La diffi coltà maggiore riguarda l’accesso al credito soprattutto per le piccolissime. Negli ultimi due anni CNA ha approvato 1200 pratiche di finanziamento per un importo complessivo di circa 60 milioni di euro, purtroppo le banche hanno fi anziato solo 710 pratiche, per una erogazione totale di 32 milioni di euro. Nella nostra provincia, la situazione è ancora più difficoltosa. Abbiamo chiuso l’anno con dati terribili per le imprese: chiuse 154 aziende. Ma il dato più negativo riguarda proprio l’artigianato: in un solo anno perse 419 imprese, e se si considera che la media di occupati nel settore è di 2,5 persone per impresa e come se avesse chiuso i battenti una fabbrica con 1500 dipendenti. La più grande della nostra provincia. Tutto questo è avvenuto silenziosamente, senza alcun grido di allarme, senza che le autorità politiche o sindacali proferissero parola a difesa di queste persone, di questi posti di lavoro, di queste famiglie che sono rimaste senza alcun sostegno o ammortizzatore sociale. Non si può continuare così. Abbiamo avuto un record di fallimenti, siamo la seconda provincia in Italia, con un aumento del 70% . Il settore edile ha perso il maggior numero di occupati: 1900 unità lavorative . L’unico dato in contro tendenza è l’export che registra una crescita dell’1,3%.

Tornando alle politiche regionali di sviluppo?  

“Non si può non parlare della Val Vibrata e del suo rilancio ancora, purtroppo, da defi nire . Il primo protocollo risale al 2008, governo Prodi, ministro dell’Industria Bersani. Ricordo che quando venne a Teramo e gli fu detto che il suo protocollo, fi rmato quando era ancora ministro, era ancora inattuato, è rimasto basito. Nel patto per lo sviluppo approvato dalla regione Abruzzo a febbraio dello scorso anno, il presidente Chiodi aveva promesso, con l’allora ministro Barca, di inserire nella relazione fi nanziaria, 20 milioni di euro per il progetto Vibrata. Sono passati molti mesi , tutte le associazioni di categoria e perfi no i sindacati hanno sollecitato più volte risposte o incontri, ma il presidente non ci ha mai ricevuto. Per questo non possiamo più accettare verbi coniugati al futuro. Noi vogliamo vivere il presente.