Cercando l’immagine

Marta Malatesta Un’ intervista particolare quella dedicata a Marta Malatesta, una ragazza di appena vent’anni, promettente fotografa teramana. Particolare perché per una volta non ci si vuole dedicare a chi ha già raggiunto qualcosa nel campo artistico, ma a chi sta appena adesso spiegando le ali e promette bene. Teramo, che produce una discreta quantità di artisti, deve curare i propri talenti sin dall’inizio, aiutandoli a venir fuori e aspettando di vederli maturare. Marta, come entra la fotografia  nella  tua vita?  “In un certo senso

dalla porta di servizio. Era qualcosa che c’era, ma che stava lì senza darmi l’idea di poter diventare un lavoro. Per gioco mi  sono sempre divertita a fare foto. E poi, lo confesso, odiavo essere fotografata e l’unico modo per non fi nire negli album dei ricordi era scattare io stessa le foto.  Per esempio, alle feste di compleanno facevo sempre così”. Quindi un rifi uto per la tua immagine? “Posso dire così”.  Eppure a un certo punto hai  cominciato a cercare qualcosa dall’immagine… “Ho ceduto lentamente a questa passione, soprattutto imparando dai maestri della pittura, come Magritte, Dalì o  la Khalo. Come noterai sono pittori estremamente visionari, e credo che questo aspetto sia molto presente nelle mie foto. Mi piace il fatto che loro impongano  una visione delle cose, una visione soggettiva talvolta distorta, ma sempre affascinante”. E tu cerchi di imporre una visione già compresa del reale o di capire  qualcosa, e quindi esprimere una ricerca? “L’uno e l’altro: mi sembrano due aspetti che si integrano bene a vicenda”. Hai un passato come ballerina. A un certo punto, se non sbaglio, ti ha sfiorato il sogno di poterlo fare a livello  professionistico. Sei stata tre mesi a Firenze. Poi le cose sono cambiate, ma quanto questo  aspetto è presente nelle tue foto? “Moltissimo, senza dubbio. La danza è una disciplina: una volta che ti entra dentro le appartieni. Richiede un grande rigore spirituale e fisico che modifi ca la tua stessa concezione di vita. È un mondo che senza rimpianti ho dovuto lasciare perché non potevo esprimermi ai livelli che  desideravo. E’ subentrata la fotografi a che, come ti ho detto, era in un angolo ad aspettarmi”. Cosa cerchi in particolare dall’immagine? “L’intensità. Credo che  sia anche più importante della bellezza e le sia in qualche modo connaturata. L’intensità e l’analisi. Sono una persona che cerca con tutta se stessa di analizzare  la realtà circostante. Mi piace molto la complessità e quindi tendo ad arricchire molto le mie immagini. Per il momento sono lontana dal minimal e cerco invece di  intessere diverse trame di signifi cato, usando anche numerosi oggetti accanto ai soggetti fotografati”. Qual è il tuo rapporto con la verità, in senso fisico e  metafi sico? Quanto è importante per un artista esprimerla o semplicemente cercarla? “Direi che è fondamentale. Cerco sempre di essere autentica, nella vita e  nell’arte. La verità è sicuramente il concetto più inesprimibile. Un argomento che mi prende molto e che sento forte dentro di me”. Sei molto giovane. Hai già  avuto un confronto (o uno scontro) con la critica? “A dire il vero, non ancora. Il termine di confronto per il momento mi viene da amici e da alcuni appassionati  che hanno avuto occasione di visionare le mie fotografi e nelle prime mostre. Ho avuto apprezzamenti che mi sono sembrati sinceri. Certamente lo scontro (o  incontro) con la critica, mi auguro, verrà presto. Mi ci sto preparando…” Come vedi la realtà teramana in campo culturale e artistico? Credi che faccia abbastanza per sostenere gli artisti? “Questa è una domanda a cui è sempre difficile rispondere. La reazione delle persone  quando provi a emergere e sempre  strana. Susciti domande del tipo ‘Ma chi si crede di essere?’, domande che fi niscono per condizionarti perché poi sei tu stessa che ti chiedi: ‘cosa diranno di me?’  Invece non c’è niente di più normale che provare a far qualcosa di bello per se stessi e per gli altri, specie nell’arte. Detto questo, Teramo non credo faccia
abbastanza, ma ringrazio il cielo che esista un circuito artistico come quello di Zoom Art che mi ha permesso di organizzare le mie prime mostre”.